XXIII - KOMM NACH HAUSE

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Komme nach hause significa "Torna a casa" in tedesco.

HANYA

Il freddo della notte mi colpì violentemente il viso, ma continuai imperterrita a camminare.
Per la seconda volta nella mia vita mi ritrovai a vagare per il bosco, con la differenza che quella volta non stava nevicando.
I pensieri continuavano a scorrere nella mia testa, ad accavallarsi e ad intrecciarsi, provocandomi una terribile emicrania.
Sapevo che mio padre era un mostro, l'avevo testato con tutta me stessa per i primi ventuno anni della mia vita, ma sapere che aveva fatto del male a persone a cui ormai volevo bene mi faceva imbestialire.
Volevo vendetta per loro e per me stessa, ma allo stesso tempo mi sembrava una mancanza di rispetto rientrare in quella casa come se niente fosse, mentre la consapevolezza di ciò che mio padre aveva fatto mi tormentava l'anima.

Ció che avevo saputo portava il rispetto che avevo per Edna ad un livello superiore, per quel che era possibile.
Mi sembrava inverosimile che, nonostante lei sapesse dal primo giorno in cui mi ero ritrovata in Germania che ero la figlia di Albert, non avesse accennato neanche lontanamente a ciò che lui aveva fatto a sua figlia e a suo nipote, e mi aveva accolto nella sua umile ma emotivamente ricca famiglia senza alcun rancore o odio.

Cercavo continuamente di mettermi nei suoi panni, chiedendomi se io avrei fatto lo stesso mentre, a piccoli e lenti passi, mi addentravo nel bosco che ormai stavo iniziando a conoscere bene.
Sapevo che se avessi svoltato a sinistra e avrei camminato per qualche centinaio di metri, sarei arrivata nella casa che fino a poco prima definivo ormai mia.
In quel momento, invece, mi sembrava di non meritare tutto ciò che avevo ricevuto.
Sapevo bene di non essere come mio padre, ma in qualche modo far parte della sua famiglia mi attribuiva una colpa che in realtà non avevo.
Mi sembrava quasi di non essere degna di Edna, Kyle e del loro meraviglioso branco.

Per questo motivo svoltai a destra, e mi allontanai ancora di più dalla mia desiderata ma immeritata famiglia, percorrendo una stradina in salita.

Ero certa che mi stessero cercando, soprattutto perché avevo lasciato un biglietto in cucina, in cui ringraziavo immensamente Edna per quei brevi istanti di felicità che avevo provato grazie a lei.

Le parole di Alexander risuonavano nella mia mente, mentre stringevo un po' di più al petto il grosso e antico libro che avevo recuperato dal nascondiglio segreto.
Sospirai, sentendomi anche una ladra.
Il cristallo era molto importante per me, e non ero riuscita a rinunciare a quell'importante libro, anche se mi era difficile immaginare un modo in cui riuscire a prendere l'aconito senza rischiare nuovamente di morire.

Arrivai ad un breve burrone e mi sedetti nel bordo.
Sotto di me, altri innumerevoli alberi si estendevano meravigliosamente, dando alla notte un'aria tenebrosa ma allo stesso tempo meravigliosamente magica.
La luce della luna, bianca e lucente, risplendeva tutto intorno a me, e istintivamente sollevai il viso e le sorrisi.
Non fu un sorriso uguale al solito, ma più sentito.
Ora sapevo;
non sarei mai stata un lupo, ma la luna faceva ugualmente parte di me.
L'avevo desiderata così tanto che, con il passare degli anni, ero riuscita a creare un contatto con lei, fondendola con la mia anima.

Chiusi gli occhi e sospirai lentamente.
Il freddo intenso iniziava a farsi sentire, pur avendo un pesante giubbotto.
Alzai una mano al petto e strinsi la collana che mi aveva donato Taylor, sentendo una stretta allo stomaco.
Non ero riuscita a sapere come stava, e non ero riuscita a sapere neanche cosa pensava che fossi.

Dei pesanti passi alle mie spalle interruppero i miei pensieri, ma non mi voltai.
Qualcosa, nella mia mente, aveva già formulato il nome della persona che stava arrivando prima ancora di sentire il suono della sua voce.

Werewolf Hanya- L'Alfa dei lupi solitari.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora