XIII - BUCH

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Buch significa "Libro" in Tedesco.

HANYA

<<Ho detto che non sono stato io!>> Alexander pestò entrambe le mani sulla superficie del tavolo. Gli occhi brillavano di un giallo metallico e la voce iniziava a risultare gutturale. <<Io non impicco la gente, la sbrano!>>

Edna non parlava già da qualche minuto, e sembrava pensare a cosa potesse essere successo; Simon aveva parlato raramente, ed unicamente per cercare di placare gli animi;
Eris sembrava temere per quello che era accaduto, e Kyle continuava ad accusare Alexander.
Io, invece, ero certa che non fosse stato lui perchè, al momento del ritrovamento, i suoi occhi erano carichi di stupore tanto quanto i miei.

<<Se posso intromettermi...>> Iniziai, e in un batter d'occhi tutti erano concentrati su di me.
Non ero solita parlare di affari che sembravano riguardare il branco, nonostante tutti mi continuassero a ripetere che ormai erano anche affari miei.
In quel momento, quindi, erano tutti curiosi di sentire cosa avessi da dire, ed essere al centro dell'attenzione non era mai stato il mio forte. <<...Ecco... Io non credo che Alexander abbia ucciso quell'uomo.>>

<<Grazie al cielo! Se anche la persona che ho provato ad uccidere più volte parla così, allora vuol dire che ho davvero ragione!>>

<<Inoltre quell'uomo aveva un simbolo sul petto, sembrava come...>> Mi fermai per cercare la parola adatta, ma Simon completò la mia frase perfettamente.

<<Un marchio. Sembrava quasi un marchio.>>

<<Esatto. E non credo che lui perderebbe del tempo a marchiare le persone che uccide.>> Continuai, indicando Alexander.

Edna annuì lentamente, mentre continuava a sfregarsi le tempie con le dita della mano destra. Gli occhi, che fino a quel momento erano stati puntati sul tavolo, si sollevarono verso di me. <<Hai mai visto quel simbolo?>> Mi chiese.

Tentennai qualche secondo prima di capire se stesse realmente parlando con me, ma quando lo realizzai, mi puntai un indice sul petto. <<Io?>> Chiesi, prima di fare un cenno di diniego con la testa. <<Mai prima d'ora.>>

Quello era un simbolo particolare, fatto con accuratezza e probabilmente con il sangue della persona uccisa.
Tre cerchi concentrici, un piccolo cerchio all'interno di ognuno di essi, e poi un altro più grande che racchiudeva tutti.

<<E voi?>> Continuò, rivolgendosi al resto dei presenti, che ebbero la mia stessa risposta. <<Bene. Allora l'unica cosa da fare è rivolgersi a Taylor, forse lui sa qualcosa. Andate a dormire. Domattina parlerò con lui e poi vi aggiornerò. Il bosco sarà pieno di agenti perché certamente qualcuno troverà il corpo, perciò non fate ulteriori guai.>> Prese un respiro profondo, prima di voltarsi verso Alexander. <<E parlo soprattutto con te.>>

Tutti si alzarono, e anch'io feci lo stesso, prima che Edna mi bloccasse. <<Aspetta cara, tu resta un attimo con me.>> Disse, perciò tornai indietro e mi sedetti accanto a lei. <<Stai bene?>> Mi chiese, sorridendo leggermente in modo apprensivo.

<<Si.>> Risposi sinceramente. <<Nulla che non abbia mai visto.>> Sinceramente avevo visto anche di peggio a causa delle torture che infliggeva mio padre ai traditori del branco, ma non me la sentii di aumentare lo stato di compassione che lei provava per me, perciò non raccontai niente.

<<Se vuoi parlare di qualunque cosa, sai che con me puoi farlo. Ti ascolterei anche fino al sorgere del sole, se necessario.>>

Sorrisi.
Questo è ciò che io chiamo famiglia, ed è quello che continuavo a cercare in persone che non avrebbero mai potuto amarmi per ciò che ero, o almeno per ciò che pensavano che fossi.
Mi sentivo come un'orfana che aveva vissuto per ventun anni in un terribile orfanotrofio in cui tutti venivano maltrattati, e che finalmente era stata adottata dalla migliore famiglia che una persona potesse mai desiderare.
Ero stata cresciuta dal diavolo, ma per fortuna adesso avevo trovato un angelo con cui continuare a crescere.

Werewolf Hanya- L'Alfa dei lupi solitari.Where stories live. Discover now