42. Ospite inatteso

Comincia dall'inizio
                                    

Helena impiegò qualche istante per rispondere. -Fa quello che può- si limitò a dire. Un nodo le si formò in gola, al ricordo della sua violenza, ma evitò di metterne al corrente la donna. Le avrebbe solo procurato un dispiacere e voleva, senza sapere perché, che avesse una buona opinione di suo marito. Se non altro, per fare in modo che trascorresse una vecchiaia mite e priva di preoccupazioni verso la nipote. -E' un bravo marito, devo dire- aggiunse quasi timidamente. Henrietta le sorrise. -Ne sono davvero felice, mia cara. E dimmi – abbassò la voce e si guardò intorno, come se temesse che qualcuno stesse origliando dall'altro lato della porta, -quel Rafe... com'era il cognome? Ah, sì, Ellington! Lui dov'è?

-Non ne ho proprio idea, zia- rispose repentinamente Helena. Se qualcuno, Bayard, stava davvero origliando, non poteva permettere a se stessa di tradirsi, rivelando troppe informazioni alla zia. -Forse è tornato a casa sua. Ho sentito dire che sua nonna non stava molto bene.

- Oh – sussurrò Henrietta, incupendosi. -Mi dispiace. Lui era proprio un brav'uomo.

- Sono d'accordo.  Be', spero lo sia ancora. – Helena le sorrise, ed Henrietta dovette intuire che quello era un sorriso sincero che voleva dire molto di più, perché si sporse verso di lei e la guardò profondamente negli occhi.

- Che cosa c'è, Helena?

Lei scosse la testa, stringendo la mano grinzosa che la zia teneva premuta sul suo ginocchio.

– Nulla, zia. Va tutto bene.

Henrietta inclinò il capo e la scrutò dalla saggezza dei suoi settantadue anni. Helena si sentì all'improvviso mettere a nudo, ma non fu turbata dal fatto che lei avesse già capito tutto, quanto dal proposito che, se Bayard avesse scoperto la verità, lei non avrebbe più avuto la possibilità di vedere Rafe. Le si annodò lo stomaco.

– Te ne sei innamorata – mormorò Henrietta in un filo di voce. La cosa non sembrava inorridirla, al contrario, sembrava molto più sollevata di quanto lei si aspettasse. Le guance di Helena si accalorarono. Impercettibilmente, annuì. Poi spostò lo sguardo in basso, laddove suo figlio cresceva lentamente. – Questo bambino non è di Bayard – le rivelò piano. – Ma di Rafe.

Non avrebbe saputo dire se ciò che lesse negli occhi della zia fosse sbalordimento, terrore, o gioia. Forse tutti e tre, cosa che la destabilizzò non poco. Cosa significava la sua espressione? Approvava o non approvava? Ma certo che non approvava, si disse. Concepire un figlio fuori dal matrimonio e per di più con un uomo diverso da quello che si sposava era assolutamente fuori dal normale. Era una cosa che Dio avrebbe di sicuro condannato, ma a Helena ormai non importava più e forse non le era mai importato. Era solo grata del fatto che quel bambino non fosse di Bayard, ma dell'uomo che amava realmente. Trascorsero svariati minuti prima che Henrietta si schiarisse la gola e riprendesse a parlare.

– Questa è una notizia... sconvolgente – ammise stringendole più forte la mano, come se volesse aggrapparsi alla prima cosa concreta che trovasse davanti a lei. I suoi occhi andavano da un lato all'altro della stanza, confusi, come se quelle parole sembrassero assurde e irreali perfino a chi le aveva pronunciate. Helena si accigliò. – Tuttavia, non ti giudicherò, Helena. Non sono nessuno per farlo. Nemmeno Dio dovrebbe poterti giudicare perché hai compiuto una scelta dettata dall'amore.

La tensione scemò svelta dal corpo di Helena, il suo corpo si ammorbidì e tutto quello che riuscì a fare prima che scoppiasse in lacrime fu abbracciare l'anziana donna. – Vi ringrazio, zia. Sapere che ho ancora il vostro supporto mi rende estremamente sollevata.

- Oh, tesoro... - sussurrò la donna, stringendola forte. – Tu avrai sempre il mio appoggio, lo sai. Sei come una figlia per me. Ed è da madre che ti parlo: non c'è scelta migliore di quella che si fa perché guidati dall'amore. E se il tuo amore non è tuo marito, non puoi condannarti, né può farlo qualcun altro. Mi dispiace solo che tu soffra, intrappolata in un matrimonio che non desideri. Helena tirò su col naso, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano ed espirando. – Alle donne non è concessa una scelta – mormorò. – Siamo costrette a seguire il volere degli uomini, e a soffrire per tutta la vita per questo. Ma troverò il modo di amare Rafe, zia.

Henrietta le sorrise, incoraggiante e lei si rese conto, come se la vedesse per la prima volta, che la zia era davvero anziana, che le rughe si dipanavano sul suo viso dalla pelle grigiastra come una ragnatela, e che le palpebre cadevano quasi sopra agli occhi e i capelli sembravano esser diventati più bianchi. Un moto di malinconia le strinse il petto. Se anche sua zia fosse morta, cosa sarebbe stato di lei?

- Non dovete preoccuparvi per me, però – aggiunse in tono più deciso. – Io ho già trovato la mia felicità e presto la raggiungerò. Gli ostacoli crolleranno, e il sole sorgerà una volta per tutte. Devo solo continuare a sperare, come ho fatto fino ad ora. Come mi avete insegnato voi, come ha fatto la mamma.

Come ha fatto Rafe, aggiunse fra sé, e quel pensiero bastò a donarle un'altra pinta di coraggio.

      ***

SPAZIO AUTRICE

E sono tornata, non sono morta😂
Cosa pensate di questo capitolo? Siete"contenti" del ritorno di Henrietta? E cosa pensate del sorriso che Bayard ha rivolto a Helena? (Questo è proprio matto, sì)
Aspetto i vostri commenti! ❤

-Alicia

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora