14. Astuzia giovanile

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Lei sorrise, animandosi d'improvviso. Qualcuno avrebbe potuto considerarla frivola, ma bramava da troppo tempo di tornare a indossare un vestito che non la facesse assomigliare a una vagabonda.
Rafe le si accostò, indicando una stoffa del colore blu cobalto.

«Fossi in voi opterei per questa» disse, «si abbina ai vostri occhi.»
«Vi ringrazio, signor Ellington, ma ritengo di poter decidere da me di quale stoffa ho bisogno» replicò Helena in tono pacato ma risoluto.
Sconvolto dal suo atteggiamento, Rafe indietreggiò e andò a sbattere contro Kate.

«Scusami, non ti avevo visto» si giustificò senza riuscire a distogliere lo sguardo da Helena. Il cuore aveva preso a battergli all'impazzata nel petto non appena lei aveva messo un freno al suo consiglio. Perché? Che cosa lo spingeva a dipendere tanto da Helena Burren? Perché non riusciva ad essere in collera con lei, anche solo per errore? Si disse che conosceva perfettamente la risposta, così si morse la lingua per soffocarne la consapevolezza.

«Non importa, signore» gli disse Kate, affiancandolo.
James nel frattempo era uscito dal negozio e fumava un sigaro con un piede appoggiato al muro.
Kate sospirò lungamente, come persa nei propri pensieri.
«Lei vi piace, non è così?» gli domandò sottovoce, mentre Helena seguiva la donna robusta dietro l'angolo. Probabilmente, pensò la bambina, che era abituata alle cure della proprietaria dell'emporio, stava andando a mostrarle l'ampia gamma di cappelli di cui disponeva.
Rafe si girò verso Kate. «Che cosa?»

«Miss Milton» ripeté lei, incrociando le braccia sul petto minuto. Gli occhi grandi e scuri erano indice di una grande saggezza, mentre gli rivolgeva lo sguardo più scaltro che Rafe avesse mai visto in una bambina così piccola. «Miss Milton vi piace.»
«Non credo siano affari che ti riguardino, piccola Kate.» Rafe si voltò verso la finestra vagamente impolverata e fissò la stradina spoglia di gente fuori dal negozio. Kate gli si avvicinò. Dovette riconoscere che era un osso duro.

«Non mi riguardano, infatti. Però lo so.»
Lui si lasciò sfuggire una risatina amara.
«Ah, sì? E come saresti giunta a questa conclusione?»
La ragazzina assunse un'espressione vagamente maliziosa, poi parlò con la solita maturità che la contraddistingueva.
«È per il modo in cui la guardate. È il modo in cui papà guardava la mia mamma, e lui amava moltissimo la mamma.»

Il tono risoluto nella voce di Kate lo indusse a rivolgerle tutta la sua attenzione. Gli era parso di percepire una tristezza infinita, sepolta sotto la facciata esterna che lei faceva passare per astuzia.
«Io non la guardo in alcun modo, Kate» sospirò, inginocchiandosi davanti a lei. «Dico sul serio.»
Kate scosse la testa e si passò una mano sul volto. Le due donne che erano al banco gli rivolsero un cenno di saluto quando uscirono dal locale.

«Lo fate, invece. La guardate come si guarderebbe la cosa più bella del mondo. E in effetti nessuno vi potrebbe biasimare, dal momento che miss Milton è molto bella.»

«Sei impertinente, lo sai?» Rafe cercò di non sorridere ma, davanti all'espressione e alle parole di lei, non riuscì a resistere. Come poteva esser giunta, una bambina così piccola, così inesperta, alla verità più sconcertante dell'universo per un uomo come lui?

«Mio padre dice che è una cosa buona essere come sono io» sorrise la ragazzina guardandolo apertamente negli occhi. Lui si chiese per quale motivo Kate riuscisse a guardarlo senza distogliere lo sguardo dalla sua barba folta, gli occhi incavati, i segni evidenti della stanchezza sul volto. Chiunque altro si sarebbe ritratto alla sua vista. Ma Kate no. E nemmeno Helena. Perché Helena era così buona, così dolce…

«Non sono innamorato della signorina Milton» si ritrovò a dire, rialzandosi in piedi.
Kate sbuffò e in quel momento sembrò la ragazzina che effettivamente era. «Lo siete, invece, ma siete troppo orgoglioso per riconoscerlo. Comunque, tra due giorni ci sarà il ballo mensile del paese. Si balla il valzer, anche, sapete? Io e mio padre ci andiamo tutti i mesi.»
«Ma davvero… » disse Rafe, vago, ancora concentrato su ciò che Kate aveva rivelato sui suoi sentimenti per Helena. Era riuscita a capire ciò che provava per lei perfino prima che Helena in persona ci riuscisse. Eppure lui aveva fatto il possibile per celarli, quei sentimenti sbagliati… Ma forse ricambiare quel bacio non era stata la scelta più saggia.
«Sì, davvero. Potete invitarla. La signorina Milton, intendo.»

Rafe si riscosse da quei pensieri quando Kate pronunciò il nome fasullo di Helena.
«Perché dovrei invitarla a ballare se non ne sono capace?» replicò con una specie di borbottio che strappò una grossa risata alla bambina. «Perché potrebbe farlo Tom, e sono sicura che a voi non farebbe piacere vederla danzare con qualcun altro. Quindi potete passare sopra al fatto che non siete in grado di ballare e invitarla prima che lo faccia qualcun altro.»
Lo sguardo di Rafe, divenuto ardente, si fissò in quello di Kate. «Credi che Helena potrebbe accettare l'eventuale invito di Tom?»
«Io credo che Tom sia un bel ragazzo, signor Rafe. Perché Helena non dovrebbe accettarlo? Anche lei è bella.»
«Sì, è bella» ringhiò Rafe, improvvisamente adirato.

Fece per uscire quando dal magazzino riemersero Helena e la padrona del negozio. L'espressione sul volto di lei gli disse che aveva sentito chiaramente l'ultima cosa che aveva quasi urlato. Kate passò lo sguardo dall'uno all'altra, congratulandosi con se stessa per aver ottenuto l'effetto desiderato, poi si diresse correndo verso Helena e le abbracciò di slancio la vita. Le mani della ragazza si accostarono alla schiena minuta e la dondolarono per alcuni istanti, poi Kate si staccò e si rivolse alla donna robusta.
«Mrs. Jenkins, potete mostrarmi un po' di stivali? I miei sono quasi tutti rovinati.»
Lei annuì con un sorriso e le tese la grossa mano. Entrambe sparirono nel magazzino, lasciando Rafe ed Helena soli.

Lei si accorse che Rafe era agitato, che cercava in tutti i modi di nascondere gli occhi sotto la tesa del cappello. Accantonando il buonsenso, gli si avvicinò.
«Vi sentite bene?»
«Benissimo» rispose lui di rimando. Con due dita si sollevò un po' il cappello, scoprendosi gli occhi. In quel momento sembravano più blu di quanto Helena ricordasse.
«Ne siete sicuro?» insistette, sfiorandogli il braccio scoperto fino al gomito. Nonostante il calore non ritrasse la mano, né lui la allontanò.
«Usciamo, Helena» tentò di cambiare argomento. Le porse il braccio e questa volta Helena, piuttosto turbata, con indosso il nuovo cappellino non troppo elaborato, lo accettò senza ombra di indugio.

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Where stories live. Discover now