capitolo 61

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CHRIS

Mancava una sola fermata per South Gate. Osservai il mio viso riflesso sul finestrino impolverato del treno, ero stato meglio di quel momento, avevo saltato troppi pasti, dormito male e raramente, avevo bevuto e assunto troppa roba, ma le occhiaie erano meno vistose e il colorito lievemente più roseo di quanto lo fosse stato in quelle ultime settimane. Mia madre si sarebbe preoccupata, non aveva idea di tutto quello che era successo, della mia totale perdita di controllo, avevo saltato la maggior parte delle lezioni, per la prima volta non avevo pensato neanche minimamente al mio futuro, mi ero lasciato andare alla deriva, non avrei saputo dire dove sarei arrivato se non mi fossi fermato in tempo, forse, in realtà, potevo immaginarlo ma preferivo non pensarci. Stavo per raggiungere la mia fermata quando il cellulare iniziò a vibrare nella tasca dei jeans. Sapevo chi era, dopo due lunghi giorni di silenzio e un messaggio piuttosto criptico, Tyler mi stava chiamando.

Ero incredibilmente sereno in quel periodo, era come se fossi sul punto di accettare qualsiasi cosa fosse successa da quel momento in avanti. Non era più come prima, mi sentivo diverso nonostante i miei sentimenti per lui non fossero mai cambiati, più maturo, più logico.

- Ehi - La sua voce era bassa, stentavo quasi a sentirla tra il vociare della gente che si preparava a scendere intorno a me.

- Ehi, va tutto bene? -

- Più o meno. Stai tornando a casa? -

- Sì, tu dove sei? - Gli chiesi

Non avevo neanche finito di parlare, la sua sagoma apparve davanti ai miei occhi mentre il treno rallentava ulteriormente per poi fermarsi un attimo dopo. Era sempre uno shock vederlo, soprattutto quando non ero preparato, probabilmente quella strana sensazione non sarebbe mai passata. Non mi sarei mai abituato a lui e a ciò che comportava averlo intorno, il mio cuore avrebbe sempre perso un battito ed il mio respiro si sarebbe mozzato per un istante.

Presi i miei due borsoni e scesi dal treno, Tyler mi stava venendo incontro, ammantato di nero come sempre. Stava fumando una sigaretta e sorrise appena nel vedermi.

- Che ci fai qua? - Chiesi, ero piuttosto stupito

- Sono venuto a prenderti - Disse semplicemente - Non mi sembra giusto odiarle per sempre queste fottute stazioni dei treni -

Il riferimento era chiaro, era proprio lì che mi aveva lasciato due estati prima, nel binario più avanti, se mi fossi voltato avrei visto lo stesso muro contro il quale ero crollato a piangere mentre la pioggia battente mi colpiva con violenza.

- Credi che si possa rimediare? -

Lo vidi fare spallucce - Forse? Non lo so. Ci si può provare almeno. -

- Parlo anche di me, di quello che ho fatto io ... - Ammisi, mordendomi le labbra, quel pensiero continuava a tormentarmi - ci ho pensato per tutto il tempo, quello che ho fatto, quello che ho detto s-su Caleb, io ti giuro che non lo pensavo, ero soltanto così furioso, volevo ferirti. -

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