CAPITOLO 25 ※ L'inganno.※

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Dopo qualche giorno mi risvegliai nel mio letto, alzandomi vidi il mio riflesso allo specchio la mascella era ricoperta da una folta barba. Mi toccai la guancia e mi recai nel bagno per radermi e rimettermi in sesto, sentii la porta della camera aprirsi ed indossando un asciugamano ritornai nella camera. Josué teneva in mano una busta da lettere nera che mi porse guardandomi con un viso cupo.
«Cos'è?»
«Non lo so, ma è stato un falco a portarla e a posarla sulla sua scrivania. Non credo sia una bella notizia...»
Josué mi porse la lettera, appena l'afferrai sentii come una scossa. Aprii la busta da lettera e ne estrassi il foglio. Era bianco.
«È vuota.»
«Cosa?»
«È bianca, non c'è scritto nulla.»
Alzai il foglio allungandolo verso Josué, ma lo vidi fermo immobile come bloccato. Mi alzai e vidi una figura comparire sul foglio iniziando a parlare.
«Re Gabriel se non volete che il vostro popolo soffra ogni pena dell'inferno dovete mandare via immediatamente la strega Cristal. Se non farete in modo che lei vi odii e lasci il vostro castello uccideró tutti gli abitanti. Sapete bene cosa posso fare, ricordate la maledizione di vostro padre. Ridatemi ciò che è mio ed io non uccideró ne i vostri abitanti né la vostra amata sorellina né nessun altro. Se solo proverete a dire qualcosa o a giocare sporco io uccideró Cristal, non volete tutto questo vero? Qualunque cosa voi decidiate di fare avrete comunque una perdita, se invece lei andrà via nessuno perderà la vita. Ci incontreremo presto angelo marchiato.»
«Maledizione! Ma stiamo scherzando?!»
«Qualcosa non và?»
Mi girai verso Josué che mi rivolse uno sguardo incuriosito, era tornato ad essere normale. Mi alzai bruciando quella lettera nel camino, evitando ogni contatto o domanda mi vestii velocemente e mi creai nel laboratorio di Alan.
«Gabriel, cosa succede sei pallido. Stai bene?»
«Si sto bene è solo che...»
«Ahi! Ma guarda, come mi sarò tagliato?»
Vedendo, anche se piccolo, quel taglio sul dito di Aron capii che la visione avvenuta qualche istante prima non era un falso. Mi girai uscendo veloce da quella stanza. La mittente faceva sul serio, quella vecchia megera voleva a tutti i costi Cristal con sé. No, lei voleva Xenor non lei, eppure io non potevo mandarla via. Come avrei potuto farla allontanare da me senza farla scomparire dalla mia vita? Dovevo dire cose che non pensavo, agire con falsi gesti gelidi. Mi faceva male al cuore pensare a quello che avei dovuto fare per rimediare a quella brutale situazione. Anche se avevo imparato ad usare i miei poteri questo non sarebbe servito a nulla in tale situazione. Dovevo escogitare un piano, un piano che avrebbe allontanato Cristal ma l'avrebbe spinta ad andare in un luogo dove io sarei potuto arrivare e quindi raggiungerla non appena le acque si sarebbero calmate. Sempre se si sarebbero calmate, non poteva vincere lei. Dopo aver ideato una base di un piano mi recai nella sala da pranzo. Sfortunatamente lì c'era anche Amanda e Josué. Mi sedetti alla sedia ed aspettai con gli occhi chiusi e le mani conserte l'arrivo di Cristal, avrei dovuto agire in quel preciso istante ma non volevo farlo d'avanti alla mia sorellina così decisi di rinviare la triste notizia. Appena Cristal entrò il suo viso si fece interrogativo avvicinandosi veloce a me ed afferrandomi una mano per odorarla.
«Lavanda... cosa ti ha mandato?!»
Tirai con forza la mano. "Maledizione!" Pensai in quel momento. Se lei l'avesse scoperto ci sarebbero state molte morti, dovevo agire in quel preciso istante.
«Che stai dicendo, non so di che parli.»
«Quell'odore! Gabry non mentirmi!»
«Ora smettila! Io sono il re, questo è il mio castello posso fare quello che mi pare e mi piace. Di certo non devo dare conto ad una come te!»
«Una come me... una come me?!»
«Ne ho abbastanza Cristal! Sia dannato quel giorno in cui ti diedi il concesso di vivere qui.»
«Fratellone, cosa stai dicendo.»
«Non ti intromettere Amanda, questi sono questioni da grandi. Devi andartene Cristal.»
«Smettila di scherzare Gabry non è divertente, non lo è affatto...»
Mi alzai sbattendo le mani sul tavolo tanto forte da farla sussultare.
«Non chiamarmi così! Una sporca strega come te non deve usare pronunciare il mio nome.»
«Ma che stai dicendo... tutto ciò che mi hai detto... tutte quelle parole...»
«Erano bugie non è ovvio? Ti ho usata per bene e tu ci sei caduta come una povera sciocca. Il mio obbiettivo era quello di avere il potere ed ora che è mio, tu non mi servi più.»
Le sue labbra tremanti si schiusero, le sue guance di bagnarono di lacrime scese dai suoi occhi verdi lucidi. Le lacrime splendevano sulla sua pelle pallida, la stavo uccidendo... Quelle mie parole erano come una lama a doppio taglio, oltre a ferire lei stavo ferendo me stesso. Lei indietreggió e quasi cadde a terra quando le urlai l'ultima freccia nel cuore che lo avrebbe mandato per sempre in frantumi.
«Vattene via! Sparisci! Solo pronunciare il tuo nome mi disgusta! Tornatene da dove sei venuta?!»
Pregai con tutto il mio cuore che capisse quelle parole, che cogliesse quell'indizio in cui le dicevo di ritornare sull'isola maledetta dove quella donna non sarebbe potuta arrivare, lì dove lei sarebbe stata al sicuro. Cristal indietreggió in stato di completo schock, continuava a guardarmi con gli occhi ricolmi di lacrime. Poi le punte delle labbra si incurvarono verso l'alto dipingendo sul suo volto un sorriso amaro. Le sue lacrime smisero di scendere e i suoi occhi divennero di un rosso brillante iniziando a piangere sangue, dietro la sue schiena comparve la figura della donna che le posò le mani sulle spalle.
«Vedi Cristal, gli umani meritano solo la morte. Viene con me e potrai fare quello che sai fare meglio.»
«Uccidere...»
«Cristal?!» Urlò Amanda mettendosi in piedi e correndo verso di lei.
Una mano nera uscì dal terreno che andò verso Amanda per colpirla, Josué la pinse via e la mano colpì lui mandandolo contro un muro. Cristal iniziò a ridere divertita.
«Ahahahah...»
Ania entrò nella stanza e cercò di colpire la figura della donna dietro di lei, ma Cristal la protesse afferrando Ania ed iniziando a strizzare il suo corpo utilizzando una fune di fumo nero. La figura accarezzó il volto di Cristal giocherellando con una ciocca di capelli tra le dita.
«Vieni con me... Cristal.»
Cristal ritornò ad essere seria, si girò verso un varco che la figura della donna aveva aperto e l'attraversò seguendola. Amanda si avvicinò a me e mi diede uno schiaffo in viso tanto forte da ferire la sua stessa mano, le sue gambe tremavano, la sua voce strozzata dal pianto. Josué si avvicinò a me e mi alzò dalla cammicia sbattendomi contro un muro.
«Che diavolo ti è preso?!»
«Ero stan...»
«Smettila con questa messinscena!»
Afferrai la mano di Josué e lo guardai con uno sguardo truce.
«Lasciami immediatamente o te ne pentirai, ricorda la tua posizione Josué.»
Lui mi lasciò andare e dopo essermi aggiustato la cammicia uscì dalla stanza camminando in modo fiero per non mostrare quello che stavo provando veramente. Arrivato al giardino presi un vaso sul muretto e lo gettai contro un pilastro del gazebo, mi avvicinai alle sedie e mi lasciai cadere mentre l'odio per me stesso mi stava divorando dall'interno. Cosa avevo fatto? Quella donna si era presa gioco di me, non potevo far altro per proteggere tutti ma quella a giocare sporco era stata proprio lei.
«Sei proprio un cretino lo sai?»
Mi girai verso quella voce e vidi Ron scendere da un albero.
«Hai visto tutto?»
«Si ho sentito tutto anche, le vostre grida erano così forti da poterle udire anche da qui.»
«Non potevo fare altro.»
«Invece potevi, ecco perché sei un cretino.»
«Ron tu non puoi capire cosa si prova ad avere sulle proprie spalle tutte le vite di quelle persone.»
«Oh, è questo ti dà il diritto di distruggere completamente l'anima di qualcun'altro invece? Questo fa di te un super cretino.»
«Non potevo fare altro!»
«Si invece! Potevi mettere da parte il tuo maledettissimo orgoglio e chiedere consiglio ad altri?!»
«Se l'avessi fatto sareste morti tutti.»
«Se l'avresti fatto noi avremmo combattuto, avremmo fatto il possibile per eliminare anche questo ostacolo.»
Lui si avvicinò a me.
«Prima di diventare un combattente io ero un sovrano delle terre da cui provengo, era un piccolo regno il mio ma una strega decise di distruggerlo per i propri scopi. Spinto dall'orgoglio pensai di poterla fermare da solo, ma invece non riuscii a fare nulla. Lei però mi risparmió affinché potessi vivere per sempre con questo ricordo dentro di me. Odiavo le streghe nessuna si salvava, poi ho incontrato Cristal. Lei pian piano insieme ad Ania sono riuscite a mostrarmi la belezza del loro mondo, i demoni saranno pure assetati di sangue ma loro hanno ciò che noi non abbiamo... la lealtà.»
Lui si allontanò dandomi le spalle.
«Dove stai andando?» Chiesi.
«Vado a riprendere Cristal.»
«Tu? Morirai se andrai!»
«Ho vissuto sempre per proteggere la mia vita, ora sono felice di darla via per dare un po' di pace alla sua anima.»
Lui andò via ed io strinsi i pugni lasciando che una lacrima mi scendesse sulla guancia. Chiusi gli occhi e mi addormentai, sognai di esser su un prato sotto l'ombra di un albero con la schiena posata sul tronco quando delle mani mi afferrarono tenendomi saldamente contro il tronco stesso. Intorno a me tutto divenne buio, poi da lontano comparve la piccola Cristal che mi guardava mentre le gocce delle sue lacrime si sollevavano in aria come se fossero bolle per poi trasformarsi in frammenti di luce.
«Cristal!»
«Ci hai tradite, ci hai abbandonato. Noi credevamo che tu ci tenessi a noi, ma invece era tutto falso.»
«No! Non era falso nulla! Ho mentito aspetta!»
«È troppo tardi ormai... lei sta scomparendo e di conseguenza io sto per morire. La mia luce sta per esser avvolta nell'oscurità...»
«No ti prego! Cristal!»
La sua luce divenne sempre più fievole, la sua immagine sempre più trasparente.
«Ci hai uccise... tu l'hai uccisa. Lei ti aveva dato il suo cuore e tu l'hai mandato in frantumi.»
«Aspetta, così è come se fossi io il cattivo! Io sul serio non volevo sono stato ingannato! Ti prego dimmi cosa posso fare... dimmelo!»
«Non puoi fare più nulla... »
La piccola Cristal si avvicinò a me e mi posò una mano sulla guancia. Dal terreno uscirono dei fumi che le avvolsero la vita trascinandola via verso il terreno. La sua luce era scomparsa... l'oscurità aveva vinto su di lei ed ero stato proprio io a dargli una mano... Le mani intorno a me iniziarono a tirarmi ancor di più verso il tronco in modo tale da bloccare metà del mio corpo al suo interno. Mi sentivo inutile, come se mille pugnali mi avessero colpito il cuore e non solo anche l'anima. Lei non c'era più, forse non ci sarebbe mai più stata. Cos'era quel vuoto dentro di me, prima di incontrarla non ero in quel modo. No, mi ero sempre sentito vuoto come se la mia vita non avesse sapore... Le sue risate mi davano gioia, la sua forza si trasmetteva a me, le sue tristezze mi rattristavano, le sue paure volevo mandarle vie. La forte ossessione che sentivo nel volerla proteggerla, sarei andato contro qualunque regola pur di farla vivere felice. Volevo che sorridesse, che amasse la vita, che lei avesse una vita e no lontano da me. Sapevo di esser egoista nel volerla per sempre al mio finco, ma non volevo che lei si allontanasse così lontano da non poterla raggiungere. Con lei io ero ritornato a vivere... poteva esser dura e a volte molto arrogante e poco raffinata ma erano proprio quel lato che ti spingeva a guardarla. Il suo viso arrossato per l'imbarazzo ti faceva venire voglia di stuzzicarla, la sua risposta violenta per proteggersi era ciò che più temevo da lei eppure i suoi caldi baci erano ciò che di più dolce avessi mai provato. La sua morbidezza, il suo dolce profumo semplice pur pungente per la mente ed i sensi. Cosa era tutto ciò? Era qualcosa di confuso che mi cancellava. Sentii il mio corpo venir risucchiato all'interno dell'albero ma non mi ribellai, se rimaner bloccato lì per sempre era la punizione di aver distrutto la sua anima allora mi sarei lasciando andare. Era quello che meritavo...
«Ora basta piangersi a dosso.»
Quella voce... alzai il viso guardando una luce bianca comparire d'avanti a me. La luce bianca si trasformò in mia madre che sorridendomi toccò l'albero mandandolo in frantumi.
«Madre...»
Lei mi sorrrise dolcemente e battendo le mani due volte l'oscurità si disperse lasciando il posto ad una distesa di rose bianche. Lei si avvicinò a me e mi aiutò a mettermi in piedi tenendo strette le mie mani. La guardai in viso, era proprio lei! L'abbracciai forte a me, contro di me, sentendo il suo calore.
«Madre!»
«Mio pioccolo figliolo, non sei poi così piccolo ormai.»
«Madre io...»
«Shhh, ascoltami ho poco tempo.»
«Madre tu sei viva!»
«No piccolo mio, questo è solo un piccolo frammento della mia anima. Cristal è riuscita a salvarlo e a donartelo affinché io potessi parlarti per l'ultima volta.»
«Lei... ha fatto tutto questo?»
«Si, devi fermarla e fermare anche quella donna lei ormai non è più ciò che era un tempo. La sua anima è ormai del tutto marcia, io non sono riuscita a fermarla quanto potevo. Voi due, tu e Cristal siete imbattibili insieme potete finire la sua sofferenza.»
«Madre ma io non so cosa fare! Io l'ho ferita nel profondo.»
«Sei uguale a tuo padre, un orgoglioso e fiero uomo ma disposto a fare di tutto per la propria amata.»
«Amata? Io amo Cristal?»
«Solo tu puoi dirlo. Tu la ami?»
«Non lo so madre, io voglio proteggerla voglio dargli una vita felice, una casa e dei bei ricordi.»
«Questo è amore figlio mio. Anche tuo padre voleva questo per me, il suo amore mi dava serenità è stato lui a darmi la libertà e anche se questo ha causato molti problemi io in qualunque caso sceglierei di rifare tutto come è stato fatto pur di averlo al mio fianco. Se senti queste emozione guardandola o solo pensadola allora è amore.»
«Madre cosa posso fare? Posso sembrare prepotente, ma io la rivoglio con me.»
«Per prima cosa bisogna trovarla... ma il mio tempo è scaduto mi dispiace figlio mio non posso dirti altro. Salvala e salverai tutti, io veglieró su di voi da lontano, addio mio piccolo forte ometto. »
Lei mi lasciò andare e si allontanò, l'afferrai da un polso e lei mi diede un bacio sulla fronte sorridendomi con dolcezza. Il suo corpo tornò ad essere una luce e scomparve volando via. Quando mi svegliai, mi andai a lavare la faccia. Guardai il mio riflesso nello specchio, sorrisi e mi recai deciso verso la sala dove Amanda si stava prendendo cura di Ania insieme a Ron, a Josué ed ad Aron. Stavo andando a riprendermela e non sarei andato da solo, questa volta non avrei fatto le cose da solo.
«Cristal resisti ti prego.»

L'esiliataWhere stories live. Discover now