CAPITOLO 22 ※ Mente pericolosa.※

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Prima di mettere in atto il piano decidemmo di aspettare almeno ventiquattro ore, Amanda non appena venne a sapere della sua situazione si precipitò al suo fianco tenendo la sua mano nelle proprie per tutto il tempo senza mai allontanarsi da lei. Le croci però non smisero di sanguinare e il suo viso si mutò in una smorfia di dolore dipinta su una pelle bianca quasi come la neve. Violet decise di ripartire per il suo regno affinché il cugino TJ-Troy potesse esser giustiziato sotto gli occhi del suo stesso popolo. Nella notte Cristal ebbe una crisi ed Ania fu costretta a legarla con delle fascette di cuoio al letto ma ciò provocò altre ferite. Cristal inconsciamente feriva il suo corpo per distogliere la mente da quello maggiore. Così alle prime ore del mattino Ania tolse i vestiti di Cristal coprendo il suo corpo da delle spine e disegnando con dell'inchiostro dei simboli sulla sua pelle nuda. Amanda si sedette con una sedia in mezzo ai due letti mentre io mi coricai in quello libero. Aron mi porse un sonnifero ed Ania mi diede il tempo di un ora sola, Amanda posò una mano sulla mia fronte e l'altra la posò su quella di Cristal. Il sonnifero fece subito effetto ed in poco tempo il mio corpo divenne leggero quasi come se fosse separato dalla mia mente. Con le palpebre pesanti socchiusi gli occhi e subito dopo li chiusi definitivamente. Era una strana sensazione mi sembrava che la mia mente non si trovasse più in un corpo o persino in un luogo. Quando riacquistai la sensazione del mio corpo aprii gli occhi e mi ritrovai circondato da enormi giocattoli distrutti. Mi guardai intorno ero decisamente circondato da enormi teste di bambole rotte o pupazzi con la stoffa di fuori. Mi incamminai verso l'unica strada che era disponibile, mentre camminai sentii un rumore provenire da dei rottami ed uno piccolo demonietto a forma di vespa ne uscì fuori.
«Oh un ospite... Vieni a giocare con me.»
«No, ho da fare.»
«Gioca con me. Gioca con me. Gioca con me.»
La vespa mi attaccò infilando il suo pungiglione nella mano, la scacciai ma un intero sciame uscì dai rottami che unendosi formarono un enorme demone vespa.
«Giochiamo. Giochiamo. Giochiamo.»
Afferrai una vecchia asse tutta arrugginita e la usai per fermare il colpo del pungiglione della vespa.
«Giochiamo. Giochiamo. Giochiamo.» Continuava a ripetere.
«Come sei fastidioso!»
Mossi l'asse e lo colpii trafiggendogli il petto con il pezzo di metallo arrugginito conficcandolo nel terreno. Lo evitai e continua il mio cammino, Ania aveva ragione quel posto era un covo di pericoli. Sentii dei ronzii provenire da dietro le mie spalle, mi girai di colpo vedendo che dal corpo del demone vespa impiantato al terreno si staccavano le altre piccoline. Mi circondarono impiantando i loro pungiglioni nel mio corpo.
«Che fastidiosi vero?»
Intorno a me si alzò una colonna di fuoco verde che bruciò le vespe facendole cadere al suolo una ad una carbonizzate. Alzai gli occhi e vidi Cristal che mi sorrideva avvolta in un lungo abito rosso e guanti felpati alti fino al braccio. Si avvicinò a me guardandomi negli occhi.
«Che ci fai qui Gabry?»
«Che ci fai tu qui Cristal?»
«È la mia mente questa.» Ridette.
«Hai ragione, abbiamo visite.»
«Andiamo via.»
Dai rottami uscirono altri insetti di ogni tipo che volassero, saltassero o strisciassero non faceva differenza. Cristal si avvicinò molto a me e schioccò le dita. Gli insetti si fermarono, tutto si paralizzò come se si fosse congelato. Poi il panorama cambiò ci trovammo in una sala di un castello, la sala era immensa illuminata dal molte candele che gli davano un tocco di accoglienza. Un essere con il viso a cerchio si avvicinò a noi, fece un inchino formale ed aprì la bocca da cui fuoriuscì una musica da ballo. Cristal mi guardò e gli porsi la mano:
«Mi concede questo ballo signorina?»
«Con molto piacere.»
Lei posò la sua mano alla mia e tirandola a me, iniziammo a ballare. Lei rideva nel volteggiare in quel ballo quasi troppo ritmato:
«Dunque cosa ci fai qui?»
«Devo cercare Veros.»
«Veros? Perché lo stai cercando?»
«Non lo sai?»
«Certo che no, come posso saperlo?»
«Strano eppure credevo, anzi sono convinto che tu sappia.»
«So molte cose, ma no questo. Mi sei mancato molto.»
Ci fermammo e la guardai negli occhi, lei però distolse gli occhi e si avvicinò ancora posandomi il suo capo sul petto movendo un dito in moda da disegnare dei cerchi.
«Cerchi forse di sedurmi?»
«Sedurti? Chi io? E anche se fosse, sei così forte ed intelligente.»
Alzò il suo sguardo sorridendomi e con le punta dei piedi si alzò posandomi le mani sulle spalle e avvicinando le sue labbra vicino al mio orecchio.
«Non c’è nessuno qui che ci possa vedere, lasciati andare.» Mi bisbigliò.
«Cristal io devo…»
«Shhh, non pensarci ora.»
Lei posò un dito sulle mie labbra e mettendo le mani intorno al mio collo mi tirò a se avvicinando il suo viso al mio e mi baciò. Quel bacio fu molto freddo, non sentii minimamente le sensazioni che avevo provato in precedenza quando mi aveva baciato per tirarmi fuori con la forza dalla morte certa. Quella dolcezza, quella morbidezza, il suo piacevole profumo semplice senza l’utilizzo di qualche crema, profumo o aroma particolare. Tutto quello non c’era in quel bacio. Quella non era Cristal, lei non si sarebbe mai comportata in quel modo audacemente al contrario mi avrebbe portato subito da Veros o mi avrebbe cacciato via. Di sicuro non mi avrebbe detto di aspettare cercando in tutti i modi di attirarmi a se. Quando lei staccò le sue labbra dalle mie la guardai negli occhi ed afferrandole le braccia la bloccai sorridendole:
«Chi sei tu?»
La spinsi via e lei si accasciò a terra con le lacrime agli occhi:
«Sono io Gabriel! Perché mi spingi via!»
«Tu non sei Cristal.»
«Certo che sono io! Chi altro potrei essere, guardami sono io!»
«Smettila di copiarla! Dimmi chi sei!» Gli urlai.
Lei scoppiò in un pianto isterico ma non mi mossi dal mio posto, poi tra un singhiozzo e l’altro si sentì una risata fino a scoppiare in una grossa risata isterica tanto forte da contrastare persino la musica. I suoi capelli si alzarono spinti da un’aura che proveniva dal pavimento, lei si alzò staccando i piedi dal suolo mentre il vestito rosso venne avvolto da una luce blu quasi come se fossero dei fulmini che strappò il tessuto mostrando la mutazione della pelle che divenne nera. I capelli divennero bianchi e gli occhi si illuminarono di un colore azzurro molto intenso ristringendo la pupilla in un fessura verticale.
«Sei molto astuto umano, volevo mangiarmi la tua anima quando sarebbe stata splendente ma dato che mi hai scoperto mi accontenterò anche della tua anima spenta!»
La donna con le lunghe unghie si avventò verso di me posandomi le mani intorno al collo e gettandomi a terra con lei di sopra. Aprì la bocca guardandomi negli occhi che mi costrinse ad aprire la mia facendo fuoriuscirne una luce. Era quella la mia anima? Mossi una gamba e la colpii riuscendo ad invertire le posizioni. La bloccai al terreno ma una scarica entrò nel mio corpo non appena lei posò le sue mani sul mio corpo scaraventandomi contro un muro. Le candele caddero al mio fianco e per fortuna non mi colpirono, mi chinai a terra per fermare lo sfrigolio del mio corpo sentito dopo che lei mi aveva toccato. Lei si avvicinò di corsa per cercare di afferrarmi nuovamente, presi una candela ed usando la cera bollente la lanciai nei suoi occhi accecandola e riuscendo a fermarla. Mi alzai per cercare un arma, ma non trovai nulla così decisi che l’unica soluzione era quella di scappare. Corsi verso la porta cercandola di aprirla ma era bloccata, mi girai verso di lei vedendola urlare nel cercare di levale la cera dagli occhi e riacquisire così la vista. Corsi ad un'altra porta e anche quella era bloccata… Ero in trappola, colpii con la spalla il duro legno e riuscii a sfondarla. Corsi fuori e mi guardai intorno era un luogo ricoperto da ragnatele. Corsi veloce riuscendo a vedere con la coda dell’occhio che lei si era liberata e che mi stava inseguendo. Arrivai in un precipizio e mi fermai, l’altezza era da capogiro. Non si riusciva a vedere il fondo tanto era profondo e buio. Lei riuscì a prendere terreno e si avvicino molto a me, ma non appena mi fu quasi vicina un enorme ragno cadde dal soffitto mangiandola in un sol boccone. Il ragno gigante mi guardò e corse veloce verso di me alzando un enorme polverone con le sue otto zampe. Non potevo scappare da nessuna parte ero in trappola, così chiudendo gli occhi mi lanciai nel profondo buio. Il mio corpo cadde prendendo sempre più velocità, non so per quanto tempo restai in aria a cadere ma il mio atterraggio fu attutito da un enorme fungo luminoso per poi colpire il terreno. Mi alzai massaggiandomi il fondo schiena, mi guardai in torno ma vidi solo dei funghi enormi stranamente illuminate da delle specie di bolle d’acqua luminose. Mi incamminai guardandomi in torno, poi colpii qualcosa con un piede, chinai la testa e vidi un cranio. Sobbalzai indietreggiando e persi l’equilibro cadendo all’indietro e finendo tra le braccia di uno scheletro. Mi alzai velocemente spolverandomi gli abiti, mi guardai intorno osservando innumerevoli ossa di esseri umani.
«Ma che bella vista, spiacente amico non sei il mio tipo.»
Camminai allontanandomi il più veloce possibile fino a quando i miei piedi non furono avvolti da una calda acqua di colore rosso. Un lago… Mi chinai immergendo una mano in esso, ma la sua consistenza non ricordava minimamente quella dell’acqua… era sangue! Dietro di me sentii un enorme spruzzo, come se qualcosa fosse uscita da esso. Mi girai velocemente vedendo un enorme verme con tantissime zampe ricoperto di sangue venire allo scoperto.
«Ma andiamo un’altro…» Dissi guardandolo.
L’enorme verme si lanciò all’attacco utilizzando la sua enorme bocca come arma. Mi spostai velocemente ed egli colpì il terreno, iniziai a correre ma ad ogni passo che facevo la fatica aumentava, il sangue stava diventando più denso e colloso. Alla fine il sangue caldo divenne freddo diventando duro come il marmo. Tirai le mie gambe utilizzando le braccia ma fu tutto inutile ero bloccato, il verme si scagliò nuovamente verso di me ma una luce comparve dietro le mie spalle. La luce fluttuante si mise d’avanti a me e prese le sembianze di Cristal che alzando una mano fermò l’enorme verme che impaurito tornò all’interno del lago di sangue. Cristal vestita proprio come quella di prima, con un lungo abito rosso e dei guanti felpati lunghi fino alle braccia si avvicinò porgendomi una mano.
«Sei tu Cristal o è un altro scherzo?»
«Scherzo? Ma che dici, certo che sono io. Ti stavo cercando, come diavolo ci sei finito qui sotto?»
Afferrai la sua mano e i miei piedi si liberarono.
«Non ne ho la più pallida idea, da quando sono nella tua mente tutti vogliono mangiarmi!»
Lei ridette camminando in una direzione ed io la seguii.
«Devi esser molto saporito allora.»
«Non è divertente, per nulla. Potevo lasciarci le penne qui, che diavolo ci fanno queste cose assurde nella tua mente?»
«Sono ciò che fanno di me una strega. La conoscenza fuori dal normale, la vita e i luoghi dei demoni.»
«Sarà, ma per circolare in questo posto devi avere o una guida o un intero battaglione di soldati.»
«Non è brutto come può sembrare, è solo che tu sei incappato in quelli più comuni.»
«Comuni? Io avrei detto spaventosi.»
«No, c’è di molto peggio.»
«Che bella notizia, sai non potevo farne a me di sapere che questi erano nella fascia “comuni”.»
Lei ridette e si girò porgendomi una mano che afferrai, sotto i nostri piedi si creò una lastra di pietra luminosa che ci portò verso l’alto ad una grande velocità fino al soffitto. Soffitto!
«Ci schianteremo Cristal!»
«No non lo faremo.» Ridette.
Chiusi gli occhi, ma non sentii alcun rumore o altro così li riaprii venendo abbagliato dalla luce del sole. Mi guardai intorno era una specie di giardino con alberi, fontane e fiori. Sembrava un posto sereno e tranquillo senza alcun demone o mostro, come se fosse un riparo.
«Questo posto…»
«Questo è il luogo della mia pace, qui posso sentirmi normale e tranquilla.»
«Cristal?»
«Si?»
Mi avvicinai ed afferrandogli il mento con una mano gli alzai il capo in modo tale di portele posare le mie labbra sulle sue. Il bacio fu caldo e morbido. Era quella la sensazione, il profumo di Cristal. Quando staccai la mia bocca dalla sua il suo viso era diventato tutto rosso con gli occhi spalancati che mi fissavano stupita, era così carina. Mi spinse via puntandomi un dito contro mentre si copriva la bocca con il dorso dell’altra mano.
«Co-co-cosa?!»
«Dovevo verificare se fossi tu. Le sensazioni sono molto più forti della mente no?»
«Que-questo è vero?! Ma-ma potevi prendere anche solo la mano!»
«Sono già stato ingannato con il tocco della mano, il profumo è meglio.»
Gli feci l’occhiolino e lei divenne ancora più rossa girandosi di scatto.
«Idiota…»
Ridetti e mi avvicinai chinando il viso per cercare di vederla in volto ma mi posò il palmo della mano sugli occhi.
«Andiamo ti porto da Veros, sei venuto per questo vero? Vuoi chiedergli di creare altro sangue nel mio corpo.»
Mi feci serio. «Si. Le ferite non smettono di sanguinare, se continuano con quel ritmo rimarrai senza sangue nel corpo.»
«Il pagamento per utilizzare i sigilli sono più alti ed aumentano sempre di più se l’utilizzo che se ne fa è prolungato. Ho impiegato troppo tempo ed ora ne pago le conseguenze.»
Cristal aprì una porta e la seguii. Passammo d’avanti ad una scatola tutta incatenata con moltissimi lucchetti, quella scatola era proprio identica a quella mostrata dalla piccola Cristal dove posò la statuetta del carillon. La indicai e Cristal si avvicinò posandoci di sopra una mano per accarezzarla.
«Cos’è?»
«Questa è la scatola dei miei legami, qui dentro si trovano tutti gli oggetti legati ai miei ricordi più cari.»
«Perché è legata da catene e lucchetti? Quanti sono dieci, undici? Sono un sacco.»
«Trentadue lucchetti, ognuno per ogni legame. Questi legami devono esser separati da me, sono come un lama a doppio taglio. Saranno pure  ricordi felici è vero, ma costituiscono la mia disperazione. Ogni lucchetto mi ricorda che ogni singolo ricordo può esser fatale per la mia stessa mente.»
«Quei legami fanno nascere in te rimorsi. Per questi li tieni li dentro, sei consapevole che sono fatali per te ma non vuoi gettarli o cancellarli. Li custodisci gelosamente per evitare che vengano sporcati. Non è forse così?»
«Si, non capisci il vero valore delle cose fino a quando non le hai perdute e non potrai mai più riaverle.»
Cristal accarezzò nuovamente la superficie e poi continuò a camminare.
«Veros si trova più avanti.»
Attraversammo un’altra porta e ci trovammo in una stanza buia con poca acqua sul suolo che ci arrivava alle caviglie. Sentii un brivido lungo la schiena, come in quel luogo si trovasse un profondo odio misto di… paura? Mi girai da un lato e vidi un enorme porta ricoperta da strani simboli illuminati, mi fermai di scatto e mi avvicinai a quella porta come se fossi attratto. Alzai una mano per toccare la superficie ma Cristal mi bloccò la mano afferrandomi dal polso.
«Non puoi toccarla.»
«Scusami… e come se la porta mi chiamasse a se.»
«Non fa nulla, è stata una reazione causata dal sangue dell’angelo marchiato.»
Cristal alzò una mano, toccò la porta posandoci la fronte, chiuse gli occhi e gli sussurrò contro:
«Non temere, non aver paura, non odiare, non ferirti ma torna a dormire beato qui sarai al sicuro nessuno ti farà del male. Andiamo Veros è dietro quella porta.»
Attraversammo una porta e ci trovammo avvolti in una fetida palude, mentre camminammo verso una grotta.
«Chi c’era dietro quella porta invece Cristal?» Chiesi durante il tragitto.
«Xenor… Siamo arrivati, dovrai cavartela da solo ora. Io devo andare, mi stanno chiamando.»
«Scherzi? E se mi attaccasse?!»
«Vedi di non farti uccidere allora.»
«Sei crudele?!»
Lei ridette e si avvicinò a me abbracciandomi forte.
«Cristal?»
«Lui è un demone loquace, non uccide ma vedi ti non fare stupidaggini e torna sano e salvo.»
«Sei preoccupata per me?»
Lei arrossì dandomi un pizzicotto al braccio.
«Ahi! Lo sento il dolore anche se non ho un corpo al momento lo sai bene.»
«Sono preoccupata per te, questo non è il tuo mondo Gabry non appartieni a tutto ciò. Devo andare i demoni stanno chiedendo il mio aiuto.»
Lei si girò per andar via ed io le afferrai la mano.
«Non andare resta con me…»
«Mi dispiace, vorrei tanto restare con te ma non poss… Loro hanno solo me. Io sono la loro luce, non posso lasciarli soli.»
Il suo corpo si stava trasformando in luce, volevo tanto legarla a me e non lasciarla andare. Quel mondo non mi apparteneva, in parte era vero, ma avrei accettato di tutto pur di portarla via da quel luogo. Di poter far scomparire quell’enorme porta e di poter far aprire quei lucchetti. Non lasciai la presa della sua mano, non volevo che lei se ne andasse era egoistico da parte mia lo sapevo. Ma quando lei era con me la mia vita mi sembrava più leggera, non era un sentimento come quello legato ad Amanda o a Jesuè era qualcos’altro ma non riuscivo ancora a comprendere cosa o quale fosse. Lei scomparve, lasciandomi lì da solo d’avanti alla grotta. Dovevo parlare con Veros e chiedere che lei fosse salvata, dovevo sbrigarmi sentivo che il mio corpo stesse diventando sempre più leggero. Il tempo datomi a mia disposizione stava per arrivare al termine, dovevo darmi una mossa così entrai nella grotta.
«Ma cosa abbiamo qui? Sento un anima umana.»
Un enorme anguilla uscì fuori da una rocca così mi misi dritto urlandogli contro per farmi ben udire.
«Sei tu il demone che si fa chiamare Veros?»
«Sono io umano, tu chi sei?»
«Mi chiamo Gabriel.»
«Sono qui per chiedere il tuo aiuto.» Urlai ancora.
L’anguilla si avvicinò a me e guardandomi avvolse il suo corpo in un fumo nero prendendo sembianze umane. Poi si sedette su una roccia accavallò le gambe ed addentò uno strano frutto.
«Ecco, con queste sembianze sarà più facile dialogare. Perché vuoi il mio aiuto umano?»
«Voglio che utilizzi i tuoi poteri per far aumentare il sangue di Cristal.»
«Cristal dici? Ho conosciuto quella ragazza, grazie a lei sono riuscito a liberarmi della mia pazzia.»
Si picchiettò un dito sul torace colpendo una macchia nera.
«Vuoi dire che l’aiuterai?»
«Hey, hey non affrettare le cose umano. Anche se mi ha salvato non farò nulla gratis. Perché sei venuto qui umano? Di certo uno della tua razza non si spingerebbe così lontano per salvare qualcuno.»
«Lei è importante per me, e non solo. Fuori da qui molte persone sono preoccupate per lei e se tu non la aiuterai lei morirà»
«Mmmmm, d’accordo ma ora parliamo del prezzo.»
«Cosa vuoi?»
«Non mi piace ricevere sangue o anime, ma se invece prendessi il tuo tempo?»
«Il mio tempo?»
«Si, ogni umano ha un tempo di vita stabilito io prenderò metà di quel tempo.»
«Ciò significa che la mia vita sarà più corta, che morirò prima?»
«Esatto… cosa farai umano accetterai o no? Ti capisco se non accetti la mia offerta, in fondo chi darebbe la sua vita per una come lei.»
«Accetto.»
«Il ragazzo ha fegato…»
Un’altra anguilla uscì fuori dalla roccia prendendo sembianze umane, Veros si girò verso la donna e gli porse una mano aiutandola a sedersi sulla roccia accanto a se.
«Vuoi partecipare mia cara?»
«Certo Veros, io sono Frida e sono la metà dei poteri di questo demone. Mi piaci umano, non ho percepito esitazione nelle tue parole. Ma comprendi che il prezzo è alto?»
«Lo comprendo Frida, ma io devo salvarla. Devo farlo, so anche che se venisse a saperlo mi picchierebbe a sangue ma accetterò tutto quanto. Non voglio che lei perda la vita di nuovo sotto i miei occhi senza che io possa fare nulla.»
«Dal tuo sguardo non c’è ombra di paura, ma solo di coraggio. Ti daremo ciò che chiedi e non ci sarà alcun pagamento per questa volta.»
«Cara cosa dici? Gratis?!»
«Se questo umano è riuscito a venire fin qui. Cristal lo ha lasciato entrare nella sua mente, ciò significa che per lei non è un semplice umano caro. Se lei venisse a sapere di questo pagamento non solo picchierebbe lui ma darebbe una bella lavata di testa anche a noi. Inoltre gli dobbiamo un favore, devo per caso ricordarti di ciò che ha fatto per te?»
«No. Ma gratis cara… Siamo demoni non facciamo nulla di gratis.»
«Per questa volta chiudi un occhio caro. Cristal è venuta da te quando ne avevi bisogno, ha sottratto tutta la tua follia incorporandola nel suo corpo e mi ha riportato in vita affinché potessimo ritornare insieme. Ora e a lei che serve una mano e noi l’aiuteremo senza esitare proprio come lei ha fatto con noi. Per cui procedi pure caro.»
«Come desideri tesoro.»
Veros e Frida ripresero le sembianze da anguilla e si avvicinarono a me.
«Porgi la mano umano.»
Porsi la mano verso di loro e dei tentacoli usciti dalle loro schiene si posarono su di essa ignettandomi nella pelle una strana sostanza che prese forma di una rosa.
«Mostra ciò ad Ania lei saprà cosa fare. Ora va umano e buona fortuna.»
I due scomparvero tra le rocce e ringraziandoli uscii dalla grotta. Chiusi gli occhi e chiamai il nome di Amanda nella mia mente. Sentii il mio corpo diventare leggero e quando riaprii gli occhi di scatto mi trovai nella stanza. Amanda sedeva stanca sulla sedia chinata a riprendere fiato mentre si posava una mano alla testa. Aron si avvicinò e gli diede una bevanda che bevve in un sorso per poi andarsi a coricare su un letto vicino.
«Amanda?»
«Non preoccuparti sta solo riposando è stremata. Hai trovato Veros?» Disse Aron.
«Si e mi ha dato questo.»
Porsi la mano ed Ania che si avvicinò. Posò la sua mano sulla mia e sentendo un forte dolore la mia mano si illuminò facendo uscire il liquido che prese forma di una rosa. Ania di fretta la posò sul petto di Cristal che era ancora addormentata e la rosa entrò nel suo corpo illuminandosi e circolando attraverso le vene del suo corpo. Quando arrivò alle gambe ferite dalle croci uscì ancora più sangue e lei urlò. Ania si avvicinò a lei e Cristal iniziò a sputare sangue dalla bocca.
«Dannazione lo sta rigettando!»
«Cosa succede?!» Chiesi.
«Il suo corpo sta rigettando il potere di Veros! Sta avendo una crisi!»
«Cosa possiamo fare Ania?!»
«Non lo so… non lo so! NON LO SO!»
«ANIA! Pensa dannazione, pensa?!»
«Non so cosa fare… non so cosa fare Cristal?!»
Sentii una voce nelle mia testa, una voce calda e tranquilla.
“Baciala. Baciala.”
Vedendo Aron asciugare il sangue e Ania cadere a terra in stato di shock decisi che avrei ascoltato quella voce nella mia mente e così mi mossi veloce e le aprii la bocca baciandola. Sentii un dolore al petto e alla schiena ma non mi staccai da lei al contrario lei si tranquillizzò. E quando mi allontanai di poco lei aprì gli occhi guardandomi imbarazzata. Chinai la testa per vedere le sue gambe ed erano guarite! Sospirai con un senso di sollievo, alzai la testa mettendomi dritto e sentii la testa iniziare a girare doppiandomi la vista. Mi sedetti sul bordo del letto e Cristal mi posò una mano sulla schiena.
«Gabry?»
«Sto bene… ben tornata Cristal.»
«Sono tornata Gabry.»

L'esiliataWhere stories live. Discover now