CAPITOLO 15 ※ Dolore nascosto. ※

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Sentivo che avrei dovuto fare qualcosa, qualcosa che potesse fermare quella sua confusione, qualcosa che avrebbe rivoltato le carte in tavolo. Ma non potevo fare nulla, ero impotente le mie sole forze non sarebbero servite a nulla per fermare o almeno aiutarla nella sua stessa lotta contro se stessa. Iniziai così a prendere a pugni la barriera del signor gatto, volevo andare da lei stringerla a me e dirgli che tutto sarebbe andato per il meglio che non c’era bisogno che lei lottasse tutta da sola. Sentii il dolore penetrarmi nella pelle, le nocche sanguinanti colavano del caldo mio sangue ma non mi importava nulla di ciò che io stassi provando, sapevo bene e soprattutto ne ero certo che Cristal in quel momento stesse provando ancora più dolore di me. Il signor gatto convinto nella mia determinazione ad andare contro di lei mi fece uscire dalla barriera. Appena misi fuori, un onda di calore mi travolse impetuosa carica di forte tensione, mi avvicinai verso di lei mettendo un piede dopo l’altro lentamente. Un passo alla volta riuscii ad avvicinarmi abbastanza da poter sentire le fiamme colpire la mia pelle, bruciavano come acido. Il dolore era terribile, la mia pelle si bruciava, si lacerava, sanguinava, ma non mi fermai. Cristal si muoveva leggermente avvolta dalle fiamme mentre stringeva ancora di più le mani al capo, lei urlò forte e le fiamme mi colpirono ancora con più bramosia di dolore. Mi lanciai entrando nel cerchio in cui lei rannicchiata giaceva, le avvolsi le braccia intorno al capo e l’abbracciai portandola al mio petto. Il dolore però prese il sopravvento così nella speranza che lei si calmasse chiusi gli occhi perdendo quasi la mia lucidità. Sentii il calore, il fuoco circondarmi poi il silenzio… sentivo il mio corpo così leggero fluttuare in quello che doveva essere un luogo di eterno vuoto. Mi sentivo come se il mio corpo fosse una foglia trasportata di quá e di là dalla leggera brezza estiva. Quando aprii gli occhi notai il vuoto intorno a me, l’immenso buio circondarmi. Volteggiando mi misi dritto e voltando il capo guardai in ogni direzione fino a quando non notai una luce, una luce che io conoscevo molto bene. La brillante piccola Cristal in abito bianco camminava nel buio affiancata dal signor gatto quando si accorse di me si girò stupita ma alla fine mi sorrise felice. Si avvicinò e fluttuando si mise alla mie spalle coprendomi gli occhi con le sue piccole manine. Quando lei le tolse notai di esser sdraiato in un letto, girai il capo da un lato richiamato da una dolce melodia di un carillon. Una piccola scatolina di legno con sopra una statuetta che ritraeva una coppia formata da un cavaliere e da una dama abbracciati che volteggiava in un passo di danza era situata su un piccolo comodino. Mi alzai dal letto, il mio corpo sembrava così leggero a differenza del mio capo. Sentii delle urla provenire dal piano di sotto, così mi alzai e scesi le scale. Quando arrivai più o meno alla metà vidi una piccola bambina da lunghi capelli neri che sedeva su un gradino abbracciando un pupazzo di stoffa. Mi avvicinai chinandomi e le chiesi chi fosse ma lei non rispose così alzai una mano posandola sulla sua spalla, ma la mia mano l’attraversò e la spalla di lei divenne fumo nero prima di ritornare alla forma di prima. Tutto ciò era già capitato una volta, in qualche modo la piccola lucente Cristal mi aveva portato in un suo ricordo. Finii di scendere le scale e notai una luce provenire da una porta, entrai e vidi una donna ed un uomo. L’uomo sedeva su una sedia con le braccia ed il capo sul tavolo ricoperto da bottiglie vuote di liquore mentre la donna si avvicinò ad egli con uno sguardo truce. La donna prese la bottiglia che l’uomo teneva in mano e la tirò con forza:
«Smettila di bere! Oggi sei stato tutto il giorno al bar, anche ieri e l’altro ieri! Quando deciderai di trovare un maledettissimo lavoro?!»
L’uomo colpì la bottiglia con una mano che finì a terra andando in mille pezzi.
«Cosa ne vuoi sapere tu! Da quando hai messo al mondo quell’orribile creatura nessuno mi vuole dare un lavoro!»
«Come fai a definire Cris un orribile creatura?! Lei è tua figlia! Dovresti sostenerla invece di trattarla come tutti gli altri!»
«Sostenerla?! Quella è la figlia del demonio! NO MIA! Se solo non sarebbe venuta al mondo non avremmo questa situazione!»
«SMETTILA! E tu ti definisci un uomo?! Un padre?!»
«Io non sono suo padre! Non vorrò mai avere un figlia come lei! Apri gli occhi, non è normale che lei veda creature spaventose! Che ci parli, che stia in loro compagnia! Lei è solo un mostro.»
«Cris non lo è affatto! Lei ha un dono, come non fate a capirlo?! Come fai a non capirlo?! Ne ho abbastanza!»
La donna con le lacrime agli occhi si recò velocemente alla porta e l’uomo si alzò furioso urlando.
«Dove pensi di andare!»
«Io e Cris andiamo via! Lei non può vivere insieme ad una persona disgustosa come te!»
L’uomo si avvicinò afferrandogli violentemente il braccio, ma lei lo colpì con uno schiaffo. L’uomo prese una bottiglia dal tavolo e rompendola colpì la moglie più e più volte nell’addome. La donna urlò conficcando le unghie nella carne del marito ma pian piano si accasciò a terra in un lago di sangue. L’uomo lasciò cadere la bottiglia a terra guardandosi le mani sporche di sangue indietreggiò posandosi al tavolo. Dietro di me sentii un piccola vocina:
«Mamma?»
Sperai con tutto il mio cuore che le orecchie mi avessero tradito, ma quando mi girai e vidi la piccola Cristal il mio cuore si spezzò. Lei entrò nella stanza avvicinandosi con gli occhi colmi di lacrime al corpo della donna, posò le sue piccole mani sul suo petto smuovendo il corpo più e più volte mentre chiamava la madre. Ma senza ricevere mai nessuna risposta la piccola toccò con mani tremanti il pallido viso che immobile con gli occhi aperti, ma spenti, fissava il soffitto. Le sue lacrime caddero sul viso della madre scivolando a terra mescolandosi con il sangue, lei rivolse il suo sguardo verso l’uomo.
«Papà cosa… cosa hai fatto alla mamma!» Urlò lei.
Il padre si mise dritto ed andò verso un armadio prendendo al suo interno un accetta, si avvicinò alla piccola alzandola verso di lei e disse:
«Colpa tua, è tutta colpa tua!»
L’uomo abbassò l’accetta contro di lei, ma una mano uscì dal pavimento afferrandola e gettandola lontano. La piccola si chinò sul petto della madre urlando a squarcia gola, la stanza si riempì di fiamme verdi un enorme buco si aprì sotto di lei e Xenor comparve. Uscì dal buco nero completamente con il suo corpo fatto di scheletro spaccò le mura della casa facendola crollare, l’uomo iniziò a correre la lui l’afferrò con una mano e l’avvicinò alla sua bocca. Urlò con forza contro l’uomo ed alzando l’altra mano gli afferrò con due dita ossute la testa ed in batter d’occhio il corpo decapitato dell’uomo cadde a terra. Xenor spazzò via la casa ed afferrando la piccola Cristal paralizzata uscì dalla struttura e la posò a terra mentre la pioggia le scendeva lungo tutto il corpo. Gli abitanti del villaggio si avvicinarono lanciando pietre, sassi e tutto ciò che avessero contro Xenor e la piccola. Lui si voltò ed urlando alzò una mano facendola cadere su di loro ed uccidendone più della metà. Cristal si alzò dal terreno voltandosi verso il gruppo, i suoi occhi era spenti di un colore rosso vivo che mi fece accapponare la pelle a solo guardali. Un uomo le puntò contro il dito urlandogli di essere un mostro, i suoi occhi velati di color rosso ritornarono ad essere del loro colore verde. Si guardò i piedi nudi sporchi di fango unito con la pioggia e dal sangue degli uomini che giacevano morti poco lontano. Lei si portò le mani in viso chinandosi a terra, Xenor scomparve e lei iniziò a correre verso il bosco. Come mi mossi, mi iniziò a girare la testa così forte che chiusi gli occhi chinandomi a terra. Posai una mano alla bocca per non vomitare, ma mi calmai riaprendo gli occhi pochissimi minuti dopo. Era diventato giorno, mi girai e vidi la casa di Cristal bruciata mentre lei camminando scalza nel suo abito bianco si chinava a prendere la statuetta del carillon. La statuetta della gara! Tutto intorno divenne buio, vuoto dove non si capiva dove fosse il suolo o il cielo. La piccola brillante Cristal comparve con la statuetta in mano per poi girarsi verso una piccola cassa. Si avvicinò all’oggetto ed aprendola posò al suo interno la statuetta, quando lei fece un passo in dietro la cassa si chiuse con forza e delle catene l’avvolsero fermandola con innumerevoli catenacci. La piccola Cristal mi sorrise, si avvicinò e mi prese una mano iniziando a volteggiare come in una danza. Lei rideva, poi si fermò ad un tratto con le lacrime agli occhi, ridette ancora e portandomi le sue manine al petto mi spinse via. Dietro di me vidi con la coda dell’occhio una porta, stava mandandomi via! Allungai una mano verso di lei ma sorridendomi mi salutò e voltandosi saltellò via. Caddi in quella stanza e quando riaprii gli occhi, notai di esser a terra mentre Amanda spingeva le sue mani sul mio petto. Mi sollevai, il mio corpo non era ferito ma il primo pensiero che mi donò carica era rivolto a Cristal. Mi girai cercandola e la vidi a terra, mi alzai veloce ma fui fermato da Ron.
«Non farlo, ho applicato su di lei un sigillo del mio paese.»
«Un sigillo?!» Urlai.
«Lei è troppo pericolosa, la porterò con me nel mio paese e la intrappoleremo in una stanza.»
«Intrappolare in una stanza…»
Stinsi il pugno e lo tirai dritto in faccia all’uomo che cadde a terra.
«Non dire cazzate! Come se io permettessi che venga rinchiusa! Come se io la lasciassi andare così! Non dirlo neanche per sogno!»
«Non essere così sicuro di te Gabriel! Lei può distruggere ogni cosa! Lei è un mostro e come tale deve esser rinchiuso!»
Strinsi le mani così forte che le unghie si conficcarono nella pelle iniziando a sanguinare. Guardai l’uomo con il respiro e i battiti del cuore accelerati, sentii il calore crescere dentro il mio corpo. Ron si mise in piedi e mi guardò con gli occhi di un uomo tanto fiero ma impaurito, come un uomo guarda un tigre affamata. La mia ira stava lacerandomi dall’interno, sentivo il mio corpo ribollire quando poi sentii Cristal parlare.
«G-ga-bry…»
Mi voltai e la vidi con gli occhi aperti mentre si strappava dalle braccia dei fogli con dei strani simboli di sopra. Mi avvicinai a lei e le scostai i capelli dal viso.
«Non voglio andare…» Mormorò;
I suoi occhi divennero lucidi, per poi dare posto alle lacrime. Alzò una sua mano tremante posandola sul mio braccio e stringendo forte il tessuto della maglia.
«Ti prego… Gabry… non voglio esser rinchiusa ancora… ti prego.»
Quelle parole, il suo viso ricoperto dalle lacrime, il ricordo della sua cella nella torre. Dalla nascita era state definita un mostro, suo padre uccise sua madre a causa sua, lei uccise non solo suo padre ma anche molte persone del villaggio. Visse in un bosco senza avere una casa a cui poter fare ritorno ma solo cenere, fu presa dalla torre rinchiusa e drogata. Fu salvata da Zira ma comunque si allenò molto cercando di separare i sentimenti dal suo potere, fu presa dall’anziana arrivando al mio castello. Li fu esiliata in un’isola maledetta con solo demoni sul suo suolo ed ora sarebbe dovuta ritornare in una maledetta cella?! Non avrei mai permesso che altro dolore si impossessasse di quel fragile corpo, che ora implorava il mio aiuto. Le accarezzai così la testa e la sollevai prendendola in braccio, Amanda e Josuè si misero d’avanti a noi. Amanda alzò il mento e guardò Ron.
«Cristal non verrà con te.»
«Ora anche le mocciose mi fermano?!»
Josuè sfoderò la lama posandola al collo di lui, Amanda si avvicinò.
«Tu sai cosa si prova ad essere in una cella? No vero? Vuoi provare per caso? Basta un mio semplice tocco.»
Amanda posò una mano sul braccio di lui, che stupito rimase a bocca aperta. Amanda si avvicinò a me seguita da Josuè. Rivolsi il mio sguardo a Ron mentre Cristal posò la sua testa sul mio petto.
«Ora sai che non è una bella sensazione, hai provato cosa sarebbe accaduto a lei. Ho promesso che l’avrei protetta ed è quello che farò. Se ti avvicinerai di solo un centimetro a lei, ti ucciderò con le mie stesse mani.»
Detto ciò ritornammo al cestello. Cristal dormì per due giorni interi, solo quando rimasi solo ricordai di aver già visto quella statuetta. O almeno il loro riflesso. Ricordai il ricordo di Cristal in cui lei danzava insieme ad egli sotto la pioggia cadendo e mettendosi a piangere. Ma non solo, anche la prima volta che la vidi. Nella grotta quando mi svegliai la vidi seduta mentre guardava cupa le due figure danzare. Quei piccoli ricordi mi fecero comprendere la reazione avuta nel momento in cui lei la vide nell’arena, ma mi fece ricordare anche la reazione di Amanda. Lei sapeva qualcosa, qualcosa che io non ero a conoscenza! Così in pochi secondi cercai la mia sorellina per il castello e la trovai nel giardino intenta a curare i fiori.
«Amanda…»
Lei si girò e vedendo il mio viso serio capì all’istante.
«Sapevo della statuetta.»
«Come? Hai visto anche tu i suoi ricordi?»
«No, lei e Aron mi stanno aiutando a sviluppare il mio dono.»
«Cosa vuoi dire?»
«Io posso far vedere ciò che voglio con il mio tocco, ma posso vedere anche nel passato di chi tocco. Uno scambio di conoscenza, Aron ha il dono di leggere nella mente e questo lo aiuta a capire i pensieri ed i ricordi delle persone, ma io posso vedere. Vedo solo delle parti del passato, degli oggetti, degli indizi e a volte delle scene confuse. Cristal mi lascia vedere nel suo passato, dice che se riesco a sviluppare il mio dono su di lei niente potrà più sconvolgermi.»
«Cosa hai visto?»
«Per la maggior parte delle volte ho visto scene confuse, ma il suo passato è incredibile… la sua conoscenza va al di fuori di ogni altra cosa.»
«Tu l’hai vista allora…»
«Visto cosa?»
«La sua coscienza, la sua figura brillante che la ritrae da bambina.»
«No… io non ho visto nulla del genere. Tu si?»
Mi sedetti sul muretto del giardino ed Amanda fece lo stesso. Poi sentimmo una voce:
«La sua coscienza si lascia vedere solo da te.»
Il signor gatto comparve dal pavimento mettendosi seduto di fronte a me.
«Perché signor gatto?»
«Non lo so, ma lei ti ha scelto. Neanche a me è concesso vederla, ma tu puoi farlo. Lei ti mostra.»
«Mi mostra?»
«Si, lei ti mostra il vero io di Cristal. Ciò che si cela nel suo pensiero e nella sua anima. La luce che vince sull’oscurità, la luce che non può essere dominata ma circondata.»
«Le stelle… la luce delle stelle che gli piace tanto.»
«Le stelle sono solo un aspetto, lei brilla di luce propria per non esser inghiottita dalle tenebre. Per lei la luce è come non perdere il contatto con il mondo umano.»
Amanda mi toccò il braccio e disse:
«Ciò che lei vuole più di ogni cosa al mondo è potersi definire umana, esser riconosciuta come tale.»
«Ma lei, non è umana ed il suo sogno non fa altro che rispecchiarsi nella sua coscienza intrappolandola e chiudendo tutta la verità fuori dal mondo.» Disse il signor gatto scomparendo nel pavimento.
Alzai lo sguardo verso la finestra della stanza di Cristal ripensando al suo desiderio. Era normale che lei volesse esser definita un umana persino il sangue del suo sangue, suo padre, l’aveva definita un mostro.

L'esiliataWhere stories live. Discover now