CAPITOLO 9 ※ Tradimento risolto ※

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«La sua vita...» non potevo credere a quello che il vecchio Aron mi stesse dicendo, non riuscivo a rendermi conto di quello che le mie orecchie stessero ascoltando, quella verità che era una condanna. Quale peso era sulle sue spalle? Quel peso datogli senza permesso, quel destino crudele che il fato gli aveva dato senza che lei avesse potuto dire di si o di no. Non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe mai salvato il mondo che gli aveva dato solo dolore, non avrebbe donato mai la sua vita per salvare la disprezzata umanità. Nascere con un dono del genere, no una maledizione del genere per una persona tanto fragile. Eppure era nata forte, in parte, con una volontà e con un carattere di ferro. Ma sotto quello strato io sapevo molto bene che nel profondo oltre quella soglia metallica si nascondeva una Cristal devastata dal dolore, stanca di soffrire. Quanti ostacoli nella vita aveva dovuto superare, quale solitudine più remota era passata sulla sua pelle e soprattutto quante cicatrici ha dovuto curare, quante sulla pelle, quante nel proprio cuore. Marcata da quello che era il suo peso, il suo stesso potere. Cristal improvvisamente si mise ad urlare spalancando gli occhi di scatto, si guardava intorno urlando a squarcia gola. Si sedette sul letto allontadandosi per posare la schiena al muro e diventare un piccolo riccio tremante. Mi avvicinai afferrandogli i polsi, lei iniziò a spingermi via con forza i suoi occhi erano velati da un ombra scura. Il vecchio si avvicinò veloce infilando la punta di una siringa nella sua coscia rilasciando il liquido al suo interno nel corpo di Cristal che divenne leggero finché non si calmó riprendendo fiato. I suoi occhi dopo un po' si accesero come al solito, il velo scuro scomparve come se si fosse svegliata da un incubo.
«Questa stanza...» disse con un filo di voce.
«Si, mi dispiace ma non c'era altro modo di fermare gli anziani.»
«Mi stanno cercando non è così Aron?»
«Si Cristal, devi tornare nel mondo umano.»
«Questo luogo non è cambiato per nulla...»
Lei scostò le coperte rivelando delle manette saldate al letto, le accarezzó con la punta delle dita prima di ritrarre la mano di scatto.
«Cristal, ricordi?» Chiese Aron.
«Poco, la maggior parte delle volte ero drogata per ricordare tutti i dettagli della stanza.»
Intervenni: «Drogata?!»
«Di cosa ti stupisci Gabriel? Per loro ero un mostro da dover tenere sotto controllo, credevi che mi dassero dolcetti e bambolotti.»
«Ma arrivare a drogare una bambina!»
«Una bambina in grado di distruggere tutto solo se avesse voluto...»
«Posso ancora distruggere tutto vecchio.»
«Anche questo è vero.»
Lei si alzò avvicinandosi a Josué che sedeva su una sedia con il viso rivolto verso il basso. Gli posò una mano sulla spalla e lui alzò il viso con le lacrime agli occhi.
«Josué non devi ricordare, dimenticare è la cosa piú giusta da fare.»
«Ma Cristal... tu.»
«Io nulla.»
«Tu sei collegata a quel mondo, come fai a dimenticare.»
«Non dimentico, non posso dimenticare non mi è concesso farlo. Per questo ho imparato a viverci insieme, ma tu puoi dimenticare. Dopottutto tu puoi farlo, farlo per Amanda le hai dato la tua vita. Ora per lei dimentica ciò che hai visto.»
Cristal gli sorrise e lui ricambió guardandola con un volto d'ammirazione. Lui ora condivideva qualcosa che lei sapeva, la curiosità mi stava mangiando ma mi controllai cercando di essere razionale e con la mente lucida. Il problema era ritornare nel mondo umano senza incontrare gli anziani. Il vecchio prese una lanterna accendendola e muovendosi vicino al muro spinse una pietra che di conseguenza aprì un passaggio segreto. Ci fece segno di incamminarci, Amanda aiutò Cristal che non riusciva ancora a camminare mentre io riuscii ad avere un po' per me Josué. Mentre camminavamo lui mi guardava.
«Non volete sapere?» Alla fine mi chiese.
«Vorrei tanto sapere, ma vorrei di più saperlo da lei.»
«Maestà voi... vedete lei è più debole di chiunque altro.»
«Cosa hai visto Josué?»
«L'altro mondo non esiste, non è altro che un posto buio pieno di macerie fluttuanti. Mi sentivo legato come se qualcosa mi tenesso ben saldato al suolo sempre se si potesse definire un suolo, ero circondato dal buio pesto. Mi sentivo soffocare, solo, le voci mi suggerivano parole d'odio stavo per impazzire ma poi ho sentito la sua voce così forte da sovrastare le altre. E quando è comparsa con alle sue spalle un enorme mostro, le voci sono scomparse. Mi sono sentito sollevare, allergerire e quando mi sono reso conto di dove fossi ero ritornato qui.»
«... quel luogo...»
«Quel luogo è un posto dove la solitudine, la pazzia ti entra dentro mangia tutto di te, ti corrode dall'interno senza che puoi dire basta. Ma lei in quel mondo sembrava così abituata, come se sapesse dove trovarmi dove fossi nella vasta oscurità.»
Anche io avevo visto quel luogo in parte, nei ricordi di lei. La stanza buia dove la sua coscienza, la sua piccola figura brillante, mi aveva mostrato in parte quel luogo. Mi aveva mostrato parte del suo animo. Lei così vicino eppure al tempo stesso così lontana da me. Il vecchio Aron si fermò di scatto girandosi verso di noi con gli occhi spalancati, una goccia di sudore cadde dalla sua fronte scivolando sul suo viso fino a cadere a terra. Cristal si mise dritta spingendo Amanda dietro di se, dall'altra parte del paesaggio sentimmo un battito di mani. Un uomo anziano seguito da altri due applaudivano uscendo allo scoperto.
«Cristal, Cristal, mia adorata Cristal.» Disse l'uomo incappucciato al centro del gruppo.
«Anziani...»
«Sono così felice di vederti, vedo che ti sei portata degli insetti dietro.»
Sfoderai la mia spada ma il vecchio Aron mi fermò afferrandomi prima di lanciarmi all'attacco. Mi fece segno di fermarmi con il capo e io lo feci.
«Non sono venuta per restare anziani.»
«Oh ma tu resterai invece.»
Un enorme ragno scese dal soffitto dividendoci dai tre uomini, Cristal alzò una mano ed il ragno bruciò.
«Non provateci anziani, non lo fate. Ora spostatevi.»
«Loren era una vera seccatura, ma tu ci hai liberato da lei. La ragazza che è dietro di te non può venire con te, lei ha un dono.»
«Lo so, per questo non posso lasciarla qui.»
Cosa?! Amanda aveva un dono! La mia piccola sorellina aveva un dono...
«Deve rimanere qui, sai bene che non sa controllarlo bene.»
Cristal sorrise.
«Il suo dono non è pericoloso, se succedesse qualcosa la fermerei io stessa.»
«Non dire stupidaggini, saresti in grado di ucciderla se necessario?»
«Non scherzate con me anziani! Mi state facendo incazzare, non uccideró mai Amanda! Se perderà il controllo troveró un modo per fermarla, io posso fare tutto e se non vi spostate ora non esiteró ad uccidere anche degli anziani.»
«Sai bene che uccidere noi e come andare contro un Dio. Vuoi per caso avere contro un Dio?! Sciocca mocciosa! Chi ti credi di essere?!»
Lo sguardo che gli rivolse li fece sussultare ma non smisero di guardarla. Poi si rasegnarono ed andarono via. Riuscimmo a ritornare tutti quanti nel mondo umano, con noi venne anche Aron e ne fui felice, lui sapeva molte cose. Un ottimo informatore, il suo potere di leggere la mente si poteva rivelare molto utile al regno e non solo. Ma in quel momento volevo solo capire come Amanda potesse avere un dono. Una volta al castello andai nella stanza di Amanda e al suo interno trovai Cristal. Entrambe sedevano sul letto, Cristal teneva le sue mani su quelle di lei. Appena Amanda mi vide si alzò in piedi correndo verso di me, ma si fermò a metà strada mettendosi dritta ed abbassando gli occhi.
«Amanda...»
«Mi dispiace fratello! Io non volevo che tu lo scoprissi così! Non volevo che lo sapessi affatto, ma... mi dispiace tantissimo.»
Mi sedetti su una poltrona portando una mano sul viso e portando la testa in dietro.
«Da quando?»
«Dall'età di sei anni.»
«Quindi mi nascondi tutto ciò da ben undici anni...»
«Volevo che tu lo sapessi, ma non potevo...»
«Perché?»
«Papà mi ha fatto promettere di tenerlo nascosto.»
«Sempre lui... ha creato così tanti problemi da vivo.»
Cristal si avvicinò ad Amanda posandogli una mano sulla spalla.
«Mostaglielo Amanda, ci sono io.»
Amanda acconsentì e si avvicinò a me posando una sua mano sul mio braccio. Sentii un dolce calore sul braccio così piacevole, il mio corpo si alleggerí mi sentivo in pace. Come se tutti i pensieri, le preoccupazioni fossero volate via. Intorno a me nella stanza le pareti iniziarono a sfogliarsi come se fossero costruite con la carta. Al loro posto il cielo ci circondó, le nuvole mi passavano attraverso i raggi del sole mi solleticavano la pelle. Quando Amanda tolse la mano, mi resi conto che non era cambiato nulla io stesso mi trovavo ancora sulla poltrona dove ero seduto prima che lei mi toccasse. Amanda mi sorrise, ero così confuso non capivo. Abbassai gli occhi non ricambiando per la prima volta il suo sorriso. Mi alzai in silenzio lasciandola lì, dovevo stare da solo non potevo, non riuscivo a sorridergli... mi sentivo tradito. Lei era la cosa più cara che mi fosse rimasto, il mio tesoro più prezioso ma era diversa da me. Ingannato dal mio stesso sangue... Quando arrivai nel mio studio mi versai un bicchiere di liquore che bevvi in un sorso solo. Mi sedetti dulla poltrona portando con me il bicchiere e la bottiglia di liquore. Aprii la finestra in modo da far entrare nella stanza la brezza notturna, che quel vento freddo potesse congelare i fuochi di rabbia e di liquore che in quel momento stavano combattendo con i miei stessi sentimenti. Le tende volavano dal vento, la luna illuminava la stanza. Una serata tranquilla eppure non riuscivo ad apprezzare veramente quella tranquillità. Bevvi un altro bicchiere di liquore, avevo perso ormai il conto di quanti ne avessi tracannato senza pensarci. Ad un tratto vidi Cristal seduta sul muretto del terrazzino che mi guardava.
«Ora ho pure le allucinazioni? Anche se devo dire che è molto ben gradita questo gioco della mente.»
«Non essere scemo. Hai intenzione di ubriacarti?»
Feci una smorfia rispondendogli con un tono di voce duro, fin troppo.
«Che altro pensi che possa fare con una bottiglia di liquore? Giocarci?!»
«Non farlo Gabry, soffocare il dolore con l'alcol non è una buona cosa.»
«Tu lo sapevi vero? Parlo di Amanda ovviamente.»
«Si.»
«Chi altro mi ha mentito?! Dovrei farvi marcire in prigione!»
«Gabry! Ora smettila, devi capire che lei non poteva dirtelo.»
«Perché l'ha promesso a mio padre giusto? E per questo dovrei perdonarla?! Dovrei perdonarvi?!»
Lei si avvicinò afferrandomi dalle mani il bicchiere e lo lanciò contro il muro mandando il bicchieri in trantumi.
«Non perdonare me se vuoi! Ma perdona lei! L'ha fatto per te, per non crearti problemi, per non essere un peso.»
«Lei non è mai stata un peso! Ho sempre protetto la mia piccola sorellina, lei è sempre corsa da me. Ed io ero felice di poterla aiutare, ma ora...»
La sua voce si addolcí:
«Ora cosa Gabry? Le persone amano esser protette, Amanda correva da te perché sapeva che l'avresti aiutata ad ogni costo. Perché sa bene l'amore fraterno che tu provi per lei e conosce anche l'amore fraterno che lei prova per te. Non è cambiato nulla. Lei sarà sempre la tua sorellina, come tu sarai sempre il fratello maggiore su cui poter contare.»
«Cristal...»
«Il suo dono è un dono passivo, può creare delle allucinazioni solo con un suo tocco. Non è pericoloso, ma comunque è un aspetto non molto apprezzato dalle persone normali. Non lasciare che questa cosa la inghiottisca.»
Il suo sguardo si fece cupo, alzò una mano posandola sul mio viso. Le sue dita erano così fredde.
«Gabry non lasciare che entri nel dolore della diversità, una volta che quel dolore mette radici non può essere più estratto.»
Quelle parole mi colpiro come uno schiaffo in pieno viso. Lei si allontanó avvicinandosi al signor gatto che era comparso sul muretto. Lei lo accarezzó ed alzando la mano se ne andò via insieme a lui saltando dal muretto verso il basso. Quelle parole giravano e rigiravano nella mia mente. Non sapevo se fosse l'effetto dell'alcol oppure la mia mente. -... Una volta che quel dolore mette radici non può essere più estratto...- lei lo sapeva bene. Amanda si sentiva diversa, sola... proprio come Cristal si sentisse diversa e sola. Erano entrambe la faccia di un lato della moneta. Cristal era cresciuta con quel dolore sapeva bene come potesse far male, voleva evitare che Amanda cadesse in quell'abisso dove lei stessa viveva. Amanda era sempre Amanda dopottutto. Anche se aveva un dono non sarebbe cambiata, così prima che me ne rendessi conto mi trovai d'avanti alla sua porta. Bussai ed entrai nella stanza camminando a grandi passi la raggiunsi e l'afferrai abbracciandola ed accarezzandogli i capelli come facevo quando era piccola per calmarla. Non dissi nulla, lei neanche. Ricambió il mio abbraccio scoppiando a piangere. Amanda era la mia sorellina e sarebbe stata per sempre la mia sorellina. Quella notte rimanemmo insieme, parlammo tutto il tempo raccontandoci e ricordando gli eventi felici passati da piccoli. Poi lei si fece seria.
«Fratellone cosa ti ha fatto cambiare idea?»
«No cosa, chi. Diciamo che un corvetto che faceva Cri cri è venuta a sgridarmi.» Risi e lei insieme a me.
«Sai fratellone, a volte vedo Cristal e il mio cuore sembra smettere di battere.»
«Come mai?»
«A volte i suoi occhi si incupiscono, si fermano ad osservare un punto qualsiasi. Come se non avesse fatto altro nella vita. Sorride, ma e quasi come un sorriso falso.»
«Cristal è sempre stata sola Amanda. Lei si è circondata da demoni per colmare quel vuoto che gli umani le hanno creato.»
«Voglio farla sorridere fratellone! Perché non facciamo qualcosa per lei?»
«Hai ragione Amanda, domani portiamola alla festa della piazza.»
«Si! Ottima idea fratellone, sei il migliore l'ho sempre detto!»
Sapevo bene che non era vero, ma per i suoi occhi ero il migliore. Questo mi fece ridere, la mia piccola sorellina sapeva bene come farmi sentire bene e tutto quello lo dovevo a Cristal. Mi aveva aiutato così tante volte senza che se ne rendesse conto. Era arrivato il momento di fargli apprezzare quella vita, di farla sentire a casa circondata da persone che tenevano a lei come in una famiglia. La famiglia che non aveva mai avuto, la famiglia che gli avremmo dato io, Amanda, Josué, il vecchio Aron, il signor gatto e molti altri. Un intero regno sarebbe diventato la sua nuova casa per farle sentire il calore che non aveva mai provato.

L'esiliataWhere stories live. Discover now