CAPITOLO 16 ※ Ritorno a casa. ※

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Nel momento in cui Cristal riprese conoscenza corse a perdi fiato nel mio studio aprendo di botto la porta, con indosso solo una camicia di notte e i piedi scalzi mi guardò mentre riprendevo da terra i fogli caduti dalle mie mani per lo spavento.
«Buongiorno.»
Lei si avvicinò a me ed alzando le mani mi colpì le guance con il palmo muovendole in modo da creare un cerchio.
«Hey mi fai male!»
«Non può essere!»
«Cosa?! Di che stai parlando.»
«Impossibile... sei vivo.»
«EH! Certo che sono vivo!»
Lei mi lasciò andare sospirando e sedendosi sul divanetto portò le gambe al petto tenendole con le braccia.
«Cristal... stai bene?»
«Io... ho, ho ucciso qualcuno?»
«Bhe hai distrutto l'intero colosseum ma no, non hai ucciso nessuno.»
«Io non volevo e solo che non sono brava a separare i sentimenti dal mio potere.»
«Mmmm, quella statuetta era del tuo carillon vero?»
«Si, mia madre me la comprò per il mio compleanno. Lei si accorse che passando per il negozio ne fui attratta, ma non dissi che l'avrei voluta. Sapevo che non era un oggetto per me. Ma poi l'ho nascosta nell'altro mondo."
«Perché no? Perché non è un oggetto per te?»
«Gli oggetti come quelli, così delicati e candidi... avevo paura che potessi sporcarla con le mie mani. Mio padre non mi faceva toccare nulla, ogni volta mi urlava contro. Diceva che le mie sudice mani lo avrebbero sporcato tutto ciò che tocassi.»
«Mmmm...»
Mi avvicinai a lei e le presi le mani posandole sul mio petto. Lei mi guardò perplessa, le tolsi le mani e guardai la mia camicia bianca.
«Vedi, non mi hai sporcato.»
Lei iniziò a ridere con le lacrime agli occhi per il divertimento. Nella stanza entrò Josuè seguito da Ron, appena lei lo vide si nascose dietro la mia schiena affacciandosi leggermente dal mio braccio. Ron alzò le mani vicino al capo e sorrise:
«Vengo in pace. Non farò nulla.»
«Sai bene cosa succederà se farai qualcosa.» Lo avvertii mentre sorrideva a lei.
Josuè mi porse una lettera che aprii leggendone il contenuto. Rimasi stupito nel leggere le informazioni di quella lettera, così scioccato che mi sedetti di peso sulla poltrona lanciando il foglio sulla scrivania. Josuè si avvicinò leggendo anche egli il foglio.
«Maestà cosa volete fare?»
«Andrò a dare un'occhiata, è troppo strano che il villaggio di Norger abbia problemi di raccolto. Siamo in estate e se non ci sarà abbastanza cibo non riusciranno a passare l'inverno, questo porterà molte morti.»
«Non possiamo mandargli del cibo?»
«Sarebbe inutile Josuè, il loro villaggio si basa sull'agricoltura. Se non vendono allora non guadagnano denaro.»
Cristal si avvicinò alla scrivania guardando il nome del villaggio, poi alzò lo sguardo su di me.
«Voglio venire anche io in questo villaggio.»
«Cristal è un viaggio lungo e faticoso sarebbe meglio che tu rimanessi qui a riposare.»
«Voglio rivedere il mio villaggio, fammi venire. Nasconderò il mio volto e non ti darò alcun fastidio.»
Sospirai ancora, Norger era il suo villaggio? Il luogo in cui lei era nata e aveva vissuto per tre anni allontanata dagli stessi abitanti. Ma non potevo negargli di poter rivedere quel posto da cui era stata sottratta. Così acconsentii a quella richiesta ed al più presto partimmo in sella al mio cavallo nero. Per arrivare al villaggio occorrevano ben due giorni di viaggio, così a metà via ci fermammo ad una locanda. Per tutto il viaggio lei nascose il suo volto con un cappuccio ed un lungo mantello. Quando la cameriera ci portò il cibo fu quasi spaventata dal suo abbigliamento cupo e misterioso.
«Quella cameriera ti ha preso per un killer secondo me.»
«In parte lo sono, basta che non mi provoca o dovrò ucciderla questa notte a colpi di forchetta.» Fece la mossa con la mano.
«Persino una forchetta, sei una killer spietata allora. Sto già tremando dalla paura.»
«Trema pure, ma non ho un contratto per ucciderti. Niente denaro, niente morte.»
Risi di gusto ed addentai un pezzo di pane fissando con freddezza alcuni uomini, che seduti dietro di lei, la osservavano. Gli uomini ritrassero il loro sguardo. La mattina all'alba mi alzai dal letto e dopo aver sistemato alcune cose andai a svegliare Cristal, che come suo solito dormiva beata. Mi avvicinai a lei posandogli una mano sulla guancia, lei di scatto aprì gli occhi afferrò la mia mano e da sotto il cuscino prese un coltello puntandomelo al collo. Appena vide che ero io abbassò il coltello sospirando.
«Ma che diavolo! Per quale assurdo motivo dormi con un coltello sotto il cuscino!»
«Per difendermi da eventuali attacchi.»
«Nessuna donna dovrebbe dormire con un arma sotto il cuscino!»
«Ma io sono una donna che fa gola ricordi?» Si colpì il petto con il palmo della mano mentre si sedeva sul bordo del letto.
In un certo senso lei si riferiva a Xenor o ai suoi potere, ma c'era molto di più di quello in lei che gli uomini avrebbe ben apprezzato. Fatto stá che scendemmo al piano di sotto e dopo aver mangiato qualcosa, lei si diresse al mio stallone con una carota in mano. Lo stallone appena la vide da lontano iniziò a dimenarsi felice, era riuscita ad entrare perfettamente nel suo cuore tanto che amava più lei che me. Lei le diede la carota accarezzandogli il muso mentre lui le strofinava il naso contro la guancia.
«Che stallone poco onorevole. Squagliarsi così per una carota e qualche carezza.»
Lo stallone sbuffò e Cristal mi guardò con sguardo truce.
«Anche il più possente cavallo ha le sue necessità di coccole, vero Black?» Lei si girò verso di lui dandogli un bacio.
«Black?»
«Si, l'ho chiamato così.»
«Devo dire che gli sta benissimo, ma forza ora dobbiamo andare o non arriveremo entro il tramonto.»
Salii sulla groppa del cavallo ed aiutai lei a salire posizionandola d'avanti a me. Ripartimmo e poco prima del tramonto arrivammo all'atteso villaggio di Norger i cui campi erano aridi e secchi. Passammo per il centro della città e sentii il corpo di Cristal irrigidirsi mentre si portava ancora di più il cappuccio sul viso. Un uomo si avvicinò a noi seguito da altri.
"Maestà!"
"Chiamatemi il vostro capo villaggio, vedremo come poter sistemare tutto ciò."
Scesi dal cavallo ed allungai le braccia prendendo dalla vita Cristal per portarla a terra. L'uomo ci condusse verso un piazzale mentre altri si presero cura di Black. Arrivammo davanti ad una casa di legno ed un uomo basso e grasso ci fece segno di entrare. L'uomo con i capelli neri legati in un codino e gli occhi grigi mi salutò con il capo, invitandoci a sederci su una poltrona mentre versava del caffè nelle tazze d'avanti a noi posate su un tavolino di vetro.
«Ho ricevuto la vostra lettera.»
«Si, da qualche giorno le terre sono diventate aride. La pioggia ha cessato di cadere e la cascata ha smesso di venire giù. L'orto ha bisogno d'acqua, ma senza tutti i nostri raccolti non avrammo nessun risultato."
«Com'è successo? Perché la cascato a smesso di scorrere?»
«Non lo sappiamo, il pozzo collegato ad egli ha smesso di dare acqua, ma solo fango. Non posso mandare gli uomini, il pozzo è troppo profondo è buio.»
«Capisco... ma bisogna vedere cosa blocca il pozzo. Domani mi calerò a controllare.»
Cristal si girò verso di me afferrandomi un braccio, mi girai verso di lei e gli sorrisi. Il capo villaggio chinò il viso da un lato guardandola e lei si ritrasse nascondendosi ancora di più.
«Se mi è concesso chiedere Maestà, chi è la persona che l'accompagna?»
«Una servitrice, ho bisogno che lei si prenda cura dello stallone e di me.»
«Capisco, scusate la mia impertinenza Maestà, la mia domanda era irrispettosa e ficca naso. Mia moglie vi accompagnerà dove alloggerete.»
Una donna uscì da dentro una stanza con un sorriso brillante. Lei ci accompagnò lungo una strada mostrandoci ogni negozio del villaggio, poi passammo per le rovine di una casa bruciata e Cristal si fermò guardando verso quella direzione. La sua casa... La donna si avvicinò a noi:
«Questa casa venne bruciata molti anni fá, dopo un spiacevole evento. L'uomo che l'abitava uccise la moglie e la figlia uccise il padre.»
«Ora dove si trova la bambina?» Chiese Cristal con una voce un po' troppo cupa.
«Non sappiamo dove lei sia. Il vecchio capo villaggio la mandò via, io conoscevo bene sua madre era una grande donna. Amava la figlia con tutto il suo cuore anche se era diversa, ma il villaggio era spaventato. Io ho sempre sostenuto insieme ad un altro gruppo di donne che la bambina doveva essere aiutata no disprezzata ma l'esito di quella vicenda portò solo odio e morte.»
Cristal strinse forte la sua mano contro il proprio braccio e proseguimmo fino ad arrivare ad una piccola casa di legno. La donna si congedò subito dopo e lei togliendosi il lungo mantello si buttò su uno dei due letti sospirando. Quella notte fu molto silenziosa, il canto dei grilli riecheggiava nella notte e i raggi della luna illuminavano la stanza. Il giorno seguente ci recammo al pozzo, mi legai una spessa corda al corpo ed impugnando un piccone ed una lanterna mi feci calare nel pozzo. Arrivato più o meno alla metà il vento che sembro quasi un soffio spense la mia lanterna. C'era qualcosa lì sotto... tirai la corda per farmi risalire, quando sentii qualcosa di viscido lungo la gamba. Mossi la gamba in modo da far cadere ciò che si era depositata mentre gli uomini mi tirarono sopra. Arrivato alla cima Cristal si avvicinò e mi aiutò ad uscire chinandosi sulla mia gamba che sanguinava! Il tessuto del pantalone era stato lacerato e la pelle bruciata. Lei urlò dell'acqua e la moglie del capo villaggio portò immediatamente un secchio d'acqua. Cristal gettò parte dell'acqua sulla mia gamba e strappando il tessuto del suo mantello la fasciò forte legandola con un grande nodo. Il capo villaggio chiese cosa fosse successo e così raccontai che qualcosa nel pozzo si era attaccata alla mia gamba. Cristal si avvicinò sporgendosi e si girò verso di me muovendo la testa a destra e sinistra in segno di negazione. Il capo villaggio ci invitò a mangiare nella sua casa, il cibo preparato dalla moglie era buonissimo. A metà del pranzo un uomo entrò nella porta urlando:
«Capo villaggio il pozzo!»
Corremmo veloci al pozzo, un gruppo di uomini stavano tirando una donna che era stata afferrata alla caviglia da una specie di tentatolo fatto di melma verde trasparente uscito dal pozzo. Sfoderai la mia spada e corsi per tagliare il tentacolo di melma. Gli uomini caddero a terra proprii come la donna che urlò puntando un dito dietro la mia schiena. Mi girai e vidi il tentacolo di melma verde a forma di sperone venirmi contro. Il tentacolo colpì, ma i miei occhi furono coperti dal mantello di Cristal. Lei venne ferita, la sua spalla venne attraversata dal tentacolo che si retrasse poco dopo. Si chinò a terra tenendosi una mano sulla ferita, il capo villaggio si avvicinò con una torcia e dando fuoco alla melma essa si ritirò nuovamente all'interno del pozzo. Mi chinai verso di Cristal che respirava affannosamente, non aveva usato i suoi poteri... Si era fatta colpire per proteggermi, ma senza rivelare la sua identità. Alzai Cristal da un braccio portandolo dietro il mio collo e l'aiutai a sollevarsi, appena feci qualche passo il terreno venne rotto dalla melma che uscì allo scoperto. La moglie del capo villaggio si trovò paralizzata mentre il demone fatto di melma verde la osservava con il suo unico occhio aprendo la bocca per mangiare la donna. Cristal si liberò dalla mia presa e corse verso la donna spingendola via. Il demone l'avvolse nella sua bocca e lei fu circondata dalla sostanza trasparente. Lei si portò le mani al collo mentre il martello fu disintegrato come la maggior parte del tessuto dei suoi abiti, chiuse gli occhi per poi riaprirli di scatto. Il suo corpo si avvolse di fuoco che fece scoppiare il demone lasciandola cadere a terra. Mi avvicinai a lei mentre tossiva per riprendere fiato. Le persone del villaggio fecero dei passi indietro, persino la moglie del capo villaggio indietreggió impaurita mormorando il suo nome. Dietro di noi il demone si ricompose unendo i vari pezzi di melma sparsi per terra. Cristal si mise in piedi camminando verso il demone ed alzò le braccia per proteggere le persone del villaggio. Il demone lanciò dei tentacoli verso le persone, ma vennero bruciati all'istante dalle fiamme di Cristal che la circondarono con un cerchio ai piedi. Lei camminò verso di me ed afferrò il pugnale che avevo allacciato alla cintura, usando la parte affilata la passò lungo la sua mano tagliandosi il palmo. Gettò il pugnale a terra e si chinò sul suolo creando una scia di sangue, lei si alzò ed iniziando a recitare il suo canto sacro dal suolo uscì una creatura si sesso femminile con sembianze umane avvolta in un abito nero, pelle bianchissima, lunghi capelli neri e occhi di un bianco brillante. La creatura respirava con la bocca aperta creando una fumo bianco, alzando la mano verso la donna lei si chinò mentre fluttuava in aria. Cristal sollevò un dito insanguinato e tracciò un segno sulla fronte della donna in mezzo agli occhi. Poi con il dito puntò il demone melma e la donna fluttuante si posò le mani al petto. Il simbolo sulla sua fronte iniziò a brillare da una luce bianchissima, il suo petto si illuminò da una luce bianca abbagliante da cui iniziarono a fuoriuscire pezzi di pietre bianche. I pezzi di pietre illuminati si sollevarono in cielo iniziando a cade lievemente sul demone melma. Ma le pietre entrarono nella melma ed egli urlò mandando i suoi tentacoli contro Cristal che però alzando una mano mandò in fiamme. La donna fluttuante si girò verso Cristal e lei la guardò:
«Smeralda, procedi... fá ciò che devi.»
La donna fluttuante si mise dietro la schiena di Cristal ed alzando le mani in alto iniziò a sollevare un muro di vetro intorno a noi. Ci stava proteggendo tutti... stava proteggendo anche le persone che la temevano, che le avevano inferto tanto dolore! Lei si girò verso di me e sorridendomi mi fece un segno con la mano. Il demone melma mandò altri tentacoli ma si fermò prima che la colpissero, ad un tratto le pietre che erano entrate nella melma iniziarono ad espandersi. La melma iniziò a cristallizzarsi trasformando la trasparente melma verde in trasparente vetro, la donna alzò la sua mano e stringendola a pugno verso di egli il vetro iniziò a creparsi diventando nuovamente pietra bianca per rientrare nel petto della donna. Una volta che il demone melma scomparve la donna si chinò verso Cristal che le porse la mano ferita.
«Il mio compito è finito.»
«Ottimo lavoro Smeralda, meriti la tua ricompensa procedi.»
La donna avvicinò le labbra alla mano ferita di lei e soffiandoci di sopra il sangue ritornò all'interno della carne richiudendosi. Cristal chiuse gli occhi e si chinò a terra portandosi una mano al bocca. Sputò del sangue a terra mentre dall'addome uscì una gemma che la donna afferrò scomparendo nel terreno. La barriera di vetro si frantumò e corsi verso di lei posandogli una mano sulla spalla, l'acqua iniziò ad uscire dal pozzo impetuosa cadendo sul suolo come pioggia. Gli abitanti alzarono le mani increduli di vedere acqua. Ma quello che mi preoccupava veramente era il pagamento che Cristal aveva pagato.
«Qual è stato il pagamento?»
Lei si portò una mano all'addome mentre portò l'altra mano alla bocca continuando a sputare molto sangue.
«Maledizione Cristal! Qual è stato il pagamento?»
«Non è nulla, il pagamento è stato solo una lacerazione agli organi interni. Guarirò, anche se ci vorrà del... tempo.»
Cristal appena finì di pronunciare quella frase si accasciò sul mio braccio svenuta. La moglie del capo villaggio si avvicinò a lei e gli scoprì il ventre mostrando un'enorme chiazza nera sotto cutania che si espandeva. Veloce degli uomini si avvicinarono posandomi una mano sulla spalla, sollevai Cristal di peso e la portai nella casetta accompagnato dal capo villaggio e dalla moglie. Posai Cristal sul letto che iniziò a muoversi freneticamente urlando mentre il sangue continuava ad uscire dalla bocca. Degli uomini mi aiutarono a tenerla ferma mentre la moglie del capo villaggio gli fece un iniezione alla spina dorsale che servì a calmarla. Servirono veramente poche ore che la febbre alta la colpì. Vederla muoversi freneticamente sul letto e sentirla urlare mi stava distruggendo in mille pezzi. Dalla rabbia afferrai una sedia e la lanciai contro il muro mandandola in mille pezzi.
«MALEDIZIONE! »
La moglie del capo villaggio posò una mano sulla mia spalla e mi porse una tazza calda contenente una tisana.
«Bevete Maestà calmerà i vostri nervi.»
«Come posso calmarmi se nella stanza accanto sento i suoi lamenti di dolore?!»
«Vi capisco... io, anzi noi tutti non avremmo mai pensato che lei potesse fare una cosa del genere. Il vecchio capo villaggio ci aveva fatto credere che lei portasse solo dolore e distruzione che era un pericolo, ma non avrei mai immaginato che servisse un pagamento.»
«Ogni volta che lei evoca un demone potente deve pagare un prezzo. Una volta ha curato un bambino ma di conseguenza lei venne ferita, mentre questa volta il pagamento è stata la lacerazione degli organi interni. Anche se lei guarisce molto prima degli altri questo non significa che non provi dolore.»
«Noi siamo stati così barbari con lei in passato... potrà mai perdonarci?»
«L'ha già fatto.» Sorrisi mentre la donna in lacrime mi guardò stupita:
«Come?»
«Lei vi ha già perdonati, altrimenti non vi avrebbe salvato.»
La donna scoppiò in un forte pianto portandosi le mani al viso, ma la mia attenzione fu attratta dalle urla di Cristal. Mi alzai correndo nella stanza e la vidi con le lacrime agli occhi mentre urlava:
«NO! MAMMA NOOOO!»
Le afferrai i polsi e mi chinai verso di lei sedendomi vicino e portandogli il viso contro il mio petto.
«Shhh, va tutto bene.»
Lei aprì gli occhi di scatto e mi guardò con i suoi occhi verdi ricolmi di lacrime:
«G-Gabry... lei è, è... io, io sono un mostro è colpa mia.»
Strinsi la mascella e lei svenne per lo sforzo. La posai nuovamente sul letto ed uscii dalla casa recandomi a passi decisi verso le macerie della sua casa. C'era sicuramente qualcosa che era rimasto! Qualcosa mi diceva che trovare qualsiasi cosa nelle macerie gli avrebbe dato un po' di sollievo. Non mi sarebbe importato nulla dovermi sporcare pur di trovare anche solo un piccolo segno del suo passato. L'avrei trovato! Le avrei portato qualcosa che gli ricordasse i momenti felici del suo passato in quel luogo!

L'esiliataWhere stories live. Discover now