CAPITOLO 10 ※ Possessione ※

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Il giorno seguente solo all'alba Amanda si addormentó così lasciai le sue stanze, dopo essermi rinfrescato e cambiato decisi di mettere in moto il piano di Amanda. La missione di quel giorno era far sentire a casa Cristal, così mi recai nella sua stanza entrando di scatto per andarla a svegliare. Mi avvicinai al letto e mi bloccai, il suo modo di dormire era terribilmente adorabile. Le sue mani vicino al viso quasi posate sulle labbra socchiuse, qualche ciocca ribelle che si posava delicatamente sul viso mentre la folta chioma nera si apriva dietro le sue spalle spiccando sul bianco cuscino accanto. Le coperte delicatamente posizionate sul fianco, le gambe piegate sotto le coperte, le braccia che accoglievano uno spazio adatto per il signor gatto. Per quanto non volessi disturbarla dal suo beato sonno, per mettere il piano in azione occoreva che si svegliasse. Così posai le mani sul materasso pressandolo in modo da farlo saltare. Lei si sveglió di scatto mettendosi a sedere e guardandomi con la bocca aperta.
«Buon giorno bella addormentata!»
«Ma sei pazzo!»
Ridetti mentre lei mi lanció un cuscino addosso e si sdraió sul letto nuovamente coprendosi completamente con le coperte fin sopra il capo.
«Forza Cristal oggi si esce!»
«Esce? E dove dovremmo andare?»
«Non te lo dirò.»
Andai verso l'armadio e lo aprii, vidi un abito lungo semplice nero con delle spalline ed un taglio a V sul petto. Lo afferrai e lo diedi alla cameriera entrata per aiutare Cristal con i preparativi. Uscii dalla stanza scendendo le scale per informare la nostra assenza sia alla cuoca che a Josué. Quando Cristal scese al piano di sotto, mi auto complimentai per la scelta del vestito, gli stava molto bene, le fasciava perfettamente la vita dando importanta al petto ma senza essere troppo provocante, lungo ma no da coprire i piedi con indosso delle ballerine. I suoi capelli erano stati raccolti in modo semplice lasciando qualche ciocca ribelle sciolta. Lei sbadiglió portandosi una mano alla bocca e chiudendo gli occhi mentre si stiracchiava la schiena portando il braccio in alto e chiudendo la mano a pugno. Poco dopo scese di corsa Amanda seguita da Josué. Lui aveva preparato i cavalli così uscimmo fuori, salii sulla groppa del mio stallone nero e porsi la mano verso Cristal. Lei però posò le mani ai fianchi guardandomi male:
«Cosa? Non pensarci non salirò su un cavallo.»
«Avanti non avrai mica paura.»
«Non ho paura! Ma non sono mai salita su un cavallo e se cadessi? Non voglio farmi male.»
«Non cadrai, ti tengo io forza vieni.»
Cercai di soffocare una risata per non farla arrabbiare. Lei afferrò la mia mano posando delicatamente l'altra sulla spalla del cavallo. La sollevai su facendola sedere d'avanti con le gambe di lato.
«Buono cavallino, non fare scherzi.»
Era davvero molto preoccupata di cadere. Allungai le mani afferrando le redini e di conseguenza circondandola con le braccia.
«Afferra le redini Cristal.»
Lei lo fece senza dire una parola, per la prima volta. Amanda e Josué si avvicinarono con il loro cavallo. Tutti insieme ci recammo in un galoppo tranquillo verso la piazza centrale. Appena arrivammo ad una stalla ci fermammo, scesi dal cavallo porgendo le mani verso Cristal. Ma non si mosse di un centimetro al contrario si guardava in giro nervosa cercando di nascondere il viso.
«Gabry, mi serve un mantello o qualcosa per coprire il viso.»
«Non ti serve.»
«Si invece!»
«Invece no.»
L'afferrai dai fianchi portandola a terra. Dopo aver lasciato i cavalli ci incamminammo verso la piazza dei negozi, ovviamente le persone mi guardarono ma rivolsi a loro solo un sorriso ed un saluto come un buon re si sarebbe comportato. Amanda trascinava Cristal in qualsiasi negozio mostrandogli oggetti di ogni tipo, prima lei sembrò indifferente poi ci prese gusto e si interessò molto all'attività di compere. Dovetti però combattere vivamente per fargli  lasciare un abito con il cappuccio, per qualche motivo aveva la tendenza a nascondere il viso. Ad un certo punto dei bambini correndo andarono a sbattere contro di lei cadendo a terra. La più piccola si mise a piangere per essersi sbucciata una gamba. Amanda si chinó per confortare la bimba ma Cristal l'afferró alzandola di peso. La mise in piedi e le spolveró il vestitino. Gli rivolse un sorriso e gli asciugó una lacrima dal viso, poi alzò un dito da cui uscì un fumo che avvolse la gamba sbucciata della piccola. Il fumo si disperse dell'aria un secondo dopo e la gamba della piccola era guarita, la madre però vedendo tutto corse verso di lei afferrando la piccola e sottraendola dalle mani di Cristal. Le rivolse uno sguardo di disprezzo ed andò via irritata. Mi avvicinai verso Cristal afferrandogli una mano, la trascinai via verso una banchetella di cibo. Quando lei la vide i suoi occhi si illuminarono.
«Wooow hey Gabry cos'è questo?!»
Lei indicò una mela caramellata, mentre il commerciante la guardava ridendo. Sembrava proprio una bambina, ridetti a quel pensiero.
«Una mela caramellata.»
«Sembra deliziosa!»
Il commerciante gliene porse un pezzo, lei lo prese e l'addentó assaggiandola.
«È buonissima!»
«Mi fa molto piacere signorina ecco prenda, gliela regalo.»
«Sul serio?!»
Cristal afferrò la mela caramellata guardando stupita il commerciante che rideva divertito, lei lo ringraziò. Per tutta la durata del cammino non fece altro che osservare quella mela. Ci fermammo in una taverna per pranzare, Amanda riuscì a far ridere Cristal. Le loro conversazioni erano del tutto insensate ma divertenti, nella taverna entrarono una donna ed un uomo che ci rivolsero il loro sguardo.
«Quindi vuoi dire che nel villaggio in cui sei nata Cristal non avevate dolciumi?»
«C'era un negozio, credo. Non mi era permesso girare nel vilaggio per cui vivevo in una casa nel bosco.»
«Doveva essere scomodo.»
«Non tanto, era un luogo tranquillo. Io e gatto potevamo rilassarci in quel luogo.»
«E cosa mangiavi?»
«Gatto mi procurava il cibo.»
«Ed era una faticaccia! Per lei ho rischiato molte volte di morire.»
Sul tavolo saltò il signor gatto che si sedette vicino a Cristal.
«Ma tu sei già morto gatto, non potevano ucciderti.»
«Anche questo è vero.»
L'uomo e la donna non smisere un istrante di guardare Cristal, fino a quando non si avvicinarono infilando un coltello al centro del tavolo. La donna parlò incrociando le braccia al petto.
«Alzati e vattene strega, questo non è il tuo posto.»
Mi preparai per alzarmi, ma Cristal mi fermò da un polso. Lei si alzò in piedi e si rivolse alla donna:
«Non sto dando fastidio a nessuno se non sbaglio.»
«Lo stai dando a me, la tua magia puzza come un topo di fogna.»
Cristal ridette, ed alzó le mani con il palmo verso l'alto.
«Spiacente, non posso farci nulla. Ora se non vi dispiace continuo a mangiare.»
L'uomo mise la mano sulla spada e lo guardai avvertendolo:
«Non farlo, non pensarci neanche.»
I due si allontanarono ma Cristal si incupí. Per tutto il tempo non fece altro che tenere la testa chinata, persa nei propri pensieri. Le afferrai una mano portandola in un luogo tranquillo vicino ad una fontana.
«Cosa c'è Cristal.»
«Voglio tornare al castello Gabriel. Non sopporto più i loro  occhi.»
«Occhi?»
«Non te ne sei accorto? Guardati intorno.»
Mi guardai intorno e per la prima volta notai che chiunque passasse rivolgesse il proprio sguardo a Cristal, a volte era di sfuggita, altre volte carico di disprezzo. Per tutto quel tempo lei aveva dovuto sopportare tutti quegli sguardi, ignorarli senza farci capire nulla. Strinsi la mano in un pugno, non potevo evitare quegli sguardi, di quel passo Cristal non si sarebbe mai sentita libera, ma solo spinta a fingere sentimenti che in realtà non provava nel profondo. Aveva indossato una maschera per tutto quel tempo? No, i suoi occhi brillanti di meraviglia non erano falsi. Un bambino si avvicino a lei afferrandogli la gonna e tirandola. Lei si chinó e il piccolo ometto gli disse qualcosa nell'orecchio, Cristal spalancó gli occhi ed aprí la bocca. Il piccolo le afferrò una mano con le lacrime agli occhi e lei gli sorrise. Il bambino ci condusse in mezzo alla piazzia, vicino ad una struttura in costruzione dove un gruppo di persone si erano riunite. Ci avvicinammo e vedemmo un bambino sdraiato a terra con gli occhi socchiusi e con una sbarra di metallo nel piccolo addome.
«Cosa?!»
Lei sorrise amaramente chinandosi e toccando il viso del piccolo. Nel gruppo un uomo si fece avanti urlando:
«Ti prego strega! Mi sono distratto un secondo e quando mi sono girato lui era nella vecchia chiesa l'ho chiamato ma lui è caduto e... ti supplico ti darò tutto quello che vuoi ma aiutalo!»
«Avete chiamato un medico?»
«Si... ma ha detto che la trave ha colpito organi interni estrarlo sarebbe dargli la morte.»
Mi avvicinai al uomo e gli posai una mano sulla spalla, quel padre si sentiva responsabile, si poteva percepire dal suo sguardo pieno di terrore. Portarsi una vita sulla coscienza non era per nulla facile ancora di più se era un figlio. L'uomo si chinó a terra posando il capo sul terreno mentre le lacrime scorrevano supplicando Cristal. Lei gli alzò il viso e gli sorrise.
«Non serve a nulla pregarmi o darmi qualsiasi cosa io voglia. Lo salveró per cui non piagere, sei un uomo no?»
Lui si asciugó le lacrime e lei si allontanó per chinarsi verso il piccolo e dargli un bacio sulla fronte. Dopo di che mi disse di allontanarmi con le persone e chiamò il signor gatto. Gli disse qualcosa e lui scomparve per poi ricomparire e porgergli un tessuto di lino che lei aprì afferrando i due lembi opposti. Respiró profondamente, poi iniziò a volteggiare su se stessa. Ai suoi piedi si creò un fumo verde che la circondó, dal suolo una bellissima creatura uscì. Indossava un lungo abito bianco con apie ali nere sulla schiena unite ai lunghi capelli rossi che le coprivano gli occhi ma lasciando vedere il cerchio di spine e rose nere sul capo. La creatura fece un formale inchino a Cristal e lei rincambió con un gesto del capo. La creatura afferrò il piccolo portandolo al suo petto mentre lo teneva stretto tra le sue braccia, Cristal iniziò una danza con il velo che prese fuoco. La cenere volteggió nell'aria seguita dal dolce movimento delle mani di lei, la creatura aprì le sue ali nere e circondó il suo corpo iniziando a cantare una ninna nanna. Il piccolo si addormentó immediatamente sentendo quella dolce melodia, Cristal si avvicinò portando la cenere sull'addome del piccolo. La cenere coprì la trave riprendendo a bruciare, dopo alcuni secondi la trave scomparve. La creatura coprì l'addome del piccolo con la manica del suo abito bianco e quando lo posò a terra il piccolo era guarito. La creatura si avvicinò a Cristal ed allungó la sua mano nera d'avanti la spalla di lei, in un secondo la creatura infilzó la spalla di Cristal con le sue lunghe unghie bucandogli la carne, il sangue scorse dal suo braccio fino ad arrivare alle punta delle dita. Le gocce caddero a terra aprendo un varco che la creatura attraversò dopo essersi leccata la mano insanguinata. Tutto scomparve, il bambino si svegliò mettendosi a sedere e strofinandosi gli occhi come se avesse dormito beato per tutto il tempo. Il padre corse ad abbracciarlo alzandolo in aria, corsi verso Cristal che sorridente si premeva la mano sulla spalla ferita. Appena mi avvicinai gli afferrai la vita aiutandola a sedersi a terra, il suo viso era pallido. Presi il mio fazzoletto dalla tasca e gli fasciai la spalla bloccando l'emorragia.
«Alla faccia della bella creatura, ferirti in questo modo...»
«È pur sempre un demone Gabry e loro dovere prendere la loro ricompensa.»
«E la sua è stata ferirti? Bel pagamento.»
«Una ferita per una ferita.»
«Cosa?»
«Non capisci umano? Ha guarito la ferita del piccolo ma di conseguenza ha trasferito il dolore con una nuova ferita a Cristal. Praticamente ha pagato lasciando che la ferisse.»
«Parli troppo gatto! Giuro che ti bruceró il pelo della coda prima o poi.»
Cristal si alzò in piedi e venne abbracciata dall'uomo. Lei alzò le mani guardandomi con un espressione stupenda sul viso. Un misto di sorpresa, di difficoltà e di confusione. L'uomo la lasciò andare afferrandogli le mani e stringendole forte nelle proprie. Continuó per molto tempo a ringraziarla, alla fine ormai stanca Cristal mi afferrò da un braccio ed iniziò a correre trascinandomi ovunque. Tutte le persone che avevano assistito alla scena volevano a modo loro ringraziare Cristal donandogli un regalo o semplicemente stringendogli la mano. In poco tempo quello che deveva essere un giorno tranquillo si trasformò ad una corsa per la fuga. Corremmo, ma la voce si diffuse velocemente come un epidemia ed in pochissimo tempo ci trovammo circondati. Cristal mi trascinó in un vicolo ed alzó un muro di fumo che prese la forma di una lastra di vetro in grado di non farci vedere ma di poter vedere. Lei si posò con le spalle al muro, riprendendo il fiato, notai che sul fazzoletto erano comparse delle macchie di sangue e questo mi fece allarmare. Mi avvicinai a le toccai il braccio:
«Ti fa male?»
«Un po', ma è sopportabile.»
«Sei incredibile.»
«Per nulla, non so fare altro che usare il mio potere.»
«Questo è quello che ti rende incredibilmente straordinaria.»
«Usate i poteri dell'altro mondo non è straordinario. Portano incredibbili sofferenze, non sarei in vita ora se non fosse stato per...»
«Per?»
«Nulla.»
Allungai le braccia in modo da bloccarla al muro lei alzò lo sguardo, i nostri occhi si incrociarono. Le sue iridi verdi riflettevano il colore dei miei occhi azzurri mescolandosi tra di loro e creando un magnifico color tiffani. Desideravo ardemente che quegli occhi si aprissero a me, che lei mi dicesse qualsiasi cosa. Cosa la turbava, cosa pensava, cosa provava. Volevo sapere tutto di lei, volevo lei. Quel pensiero mi fece capire il forte desiderio di possesso che stavo imponendo su di lei, mi allontanai liberandola. L'avevo costretta a vivere con me, l'avevo portata a condizioni tali da costingerla a parlare con me. Eppure qualsiasi cosa pensassi o facessi in qualche modo dentro di me, nel profondo non facevo altro che pensare a lei. La donna esiliata, la strega esiliata, Cristal la donna con più misteri al mondo. Curiosità, voglia di sapere, di scoprire conoscenze al di fuori di quella umana. Dovevo smetterla, allontanarmi da lei. Non potevo comtinuare a costringerla, non potevo continuare ad affidarmi a lei.
«Scusami Cristal, è meglio se torniamo al castello per oggi. Devo allontanarmi da te prima che ti costringa a dire cose che non vuoi dire.»
«Perché vuoi sapere Gabry? Cosa puoi ricavarne?»
«Voglio togliere parte delle tue sofferenze, dei ricordi dolorosi che ti porti dietro.»
Lei iniziò a ridere con le lacrime agli occhi:
«Ahaha, sei cosí divertente! I ricordi passati non sono altro che ricordi, aiutami a creare quelli felici e non riportare alla luce quelli passati no?»
«Hai ragione, dove vuoi andare?»
«Vorrei tanto vedere le stelle...»

L'esiliataWhere stories live. Discover now