CAPITOLO 19 ※ La promessa.※

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«Gabriel... Gabriel... Gabriel...»
«Chi è che mi chiama? Dove mi trovo? Mi sento così leggero...»
«Gabriel!! Muori maledetto!»
Aprii di colpo gli occhi vedendo una donna dai capelli neri che gli copriva il viso che sul mio corpo mi puntava contro un pugnale.
«Chi diavolo sei?»
«Muori! MUORI MALEDETTO! Muori figlio del demonio!»
«Cosa?!» Strinsi il polso della donna con cui stringeva il pugnale cercando di fermarla. Ma dalla sua schiena uscirono delle lame nere che mi infilzarono la carne, chiusi gli occhi...
«Basta! Sparisci!»
Sentii un calore avvolgermi la mano, aprii lievemente gli occhi e la piccola Cristal mi sorrideva, era cresciuta... sembrava una ragazzina intorno ai tredici anni circa. Mi strinse la mano ed alzò una mano verso la donna avvolgendola da una raffica di luce, la donna mise le braccia d'avanti al viso ma poi si trasformò in fumo volando via. La piccola Cristal mi sorrise stringendosi al mio braccio.
«Gabriel... vieni...»
Si staccò dal mio braccio e stringendo la mia mano mi tirò verso si se, il mio corpo fluttuante si mosse e lei ridette vedendomi incapace di muovermi. Si girò andando verso una porta, che oltrepassammo avvolgendoci in una abbagliante luce. Posai i piedi su un prato e lei mi tirò, ma non mi mossi.
«Gabriel?»
«Dove siamo? So che tu sei la sua coscienza, ma in realtà cosa vuoi da me? Chi sei?»
«Io sono una parte di Cristal, siamo nei tuoi sogni. È stata lei a crearmi per custodire il suo cuore.»
«Perché sei nei miei sogni allora? Non dovresti essere nei suoi?»
«Lei ha fatto una promessa, i vostri destini sono stati intrecciati da quella promessa.»
«Quale promessa? Perché mi fai vedere il suo passato?»
«Solo tu puoi capire il suo passato, solo tu puoi salvarla.»
«Perché proprio io?»
«Perché dentro di te circola il sangue dell'angelo marchiato.»
«Ancora con questo angelo marchiato?! Non so cosa sia successo o come sia successo, ma non capisco. Non voglio capire, quando ero trasformato l'odio mi stava divorando non è stata per nulla una bella cosa.»
«Vieni...»
Mi afferrò la mano portandomi in un piccolo piazzale di erba concordato da immensi alberi secolari. Lei posò la mia mano sulla corteccia ed iniziai a vedere la figura di Cristal da piccola esser legata ad una croce da una donna ed esser ferita con una frusta, da lame da taglio ed altro ancora. Subiva ogni tipo di tortura, la donna usava lame nere per vedere il suo sangue rosso scorrere. Mentre assistevo a quelle violente e sanguinarie visioni sentii la voce della sua coscienza.
«Avevamo solo quattro anni quando la donna nera ci rapì infliggendoci ogni tipo di dolore. Dovevamo obbedirgli o lei ci avrebbe fatto male, molto male. Dovevamo uccidere chi lei voleva che noi uccidessimo. Ci siamo ribellate per molto tempo, ma lei ci picchiava a sangue o ci lasciava rinchiuse al buio nell'oscurità più remota.»
Vidi Cristal in piedi vicino alla donna, i suoi occhi erano velati, spenti, riuscivo a percepire la sua freddezza come se la sua anima fosse morta. Staccai la mano dall'albero ed indietreggiai mentre la pioggia cadeva violentemente avvolgendoci. La coscienza di Cristal si allontanò e dandomi le spalle si lanciò cadere sul terreno mentre la pioggia le cadeva per tutto il corpo. Iniziai a sentire quella freddezza, quella glaciale solitudine... Questo mi fece rabbia. Sentii un caldo dolore al petto, feci un passo indietro e mi ritrovai in una stanza ricoperta da specchi. Il mio corpo era diverso, mi ero trasformato?! Cos'ero io?! Iniziai a colpire gli specchi ma non andarono in frantumi. Iniziai a sentire delle voci nella mia testa.
«Guardatelo è così perso...»
«Così stupido, non capisce che quello è il suo vero volto...»
«È solo un cane rabbioso...»
«STATE ZITTI!» Urlai sferrando un pugno a terra.
«Guardate come si riscalda... Che povero illuso.»
«Avanti arrabbiati cane rabbioso...»
Strinsi i denti quando sentii delle braccia avvolgermi intorno al collo, mentre un profumo di rose entrava nelle mie narici... quel dolce profumo...
Aprii gli occhi di scatto scostando il lenzuolo e mettendomi seduto sul letto mentre cercavo di respirare affannosamente. Un sogno... Imprecai e mi alzai dal letto versandomi del liquore in un bicchiere ghiacciato, poi mi diressi verso il terrazzino posandomi sul muretto ed osservando le stelle. Angelo marchiato, chi ero veramente? Se solo il mio vecchio non fosse stato morto avrei potuto chiedere a lui. Sorseggiai il liquore e vidi Cristal e Ron in giardino, Ron la seguiva urlando di fermarsi. Cristal si fermò e stringendo i pugni diede un colpo contro un albero. Ania comparve avvicinandosi a Cristal:
«Vuoi soffocare ancora i tuoi sentimenti?»
«Sai bene che posso fare solo quello Ania... avanti.»
«Come desideri... Ron tesoro vieni da me.»
«Eh?! Chi sarebbe il tuo tesoro depravata di un demone?!»
Ania si avvicinò e legó il polso di Ron con una manetta saldata ad una catena che era legata ad un'altra manetta intorno al suo polso mentre lei lo abbracciava forte e lui cercava di spingerla via. Mi passai una mano nei capelli ridacchiando. Intorno ad Ania comparvero delle liane di spine che attaccarono Cristal, lei le schivò ma un rovo sbucò sotto i suoi piedi saltò ma non appena saltò una liana la colpì al fianco mandandola contro un albero che lo colpì con la schiena. Lei si chinò a terra con le ginocchia.
«Sei troppo lenta, devi guardarti in torno.»
«Lo so...»
Cristal si alzò in piedi e si avvolse le mani di fiamme verdi. Strinsi il bicchiere tanto da mandarlo in frantumi, sentii il sangue cadere dalla mano ma quando la guardai le ferite si richiusero. Strinsi il pugno e rientrai nella stanza indossando una camicia ed una giacca lunga fino ai piedi. Uscii dalla stanza camminando dritto per andare nel giardino quando vidi Amanda seduta sulla rialzo interno della finestra con una lanterna che le illuminava lievemente il viso mentre i piedi scalzi uscivano da sotto il lungo abito da notte. Il suo volto era rivolto verso l'esterno, una lacrime gli scese dal viso mentre si copriva la bocca con una mano e l'altra posata sul vetro della finestra. Poi sospirò e chiuse gli occhi per riaprirli subito dopo, girai il viso guardando attraverso una finestra. Da lì si poteva vedere Cristal che con il fiato corto combatteva contro le spine di Ania che la colpivano ferendola. Fù colpita più volte da rotolare a terra, lei si rialzò mentre del sangue le cadeva dalla fronte.
«Fratellone?»
Mi girai verso Amanda che mi stava guardando, mi avvicinai posandogli una mano sul capo e gli feci una carezza.
«Che ci fai sveglia a quest'ora?»
«Stavo guardando Cristal.»
«Cosa succede?»
«Cristal ha chiesto ad Ania di aiutarla ad allenarsi, ma ogni volta Cristal si rialza anche se ricoperta di sangue.»
«Da quando va avanti così?»
«Da quando siamo tornati con Ania.»
«Una settimana e mezzo... Amanda, torna a letto è ancora molto presto.»
Andai nel giardino dopo aver accompagnato Amanda nella sua camera, mi posai sotto una colonna e guardai in silenzio Cristal che combatteva con tutte le sue energie. Per tutta la notte lei si rialzò, quando venne l'alba crollò a terra ricoperta di lividi e ferite. Si sdraiò a terra con le braccia aperte ed il volto verso il cielo respirando a fatica. Ania si avvicinò a me strascinando Ron che era affaticato e pallido in viso.
«Angelo marchiato, così ci hai visto finalmente.»
«Mi chiamo Gabriel. Che hai fatto a Ron? Non ha una bella cera.»
«Niente di ché, ho usato solo la sua energia per usare i miei poteri.»
«Perché?»
«La mia padrona vuole diventare più forte, ma usare la sua energia per colpirla sarebbe rischioso.»
«Potrebbe richiamare Xenor...»
«Sei diventato molto perspicace.»
«Portalo a riposare, non ha per nulla un buon aspetto.»
Mi allontanai da loro avvicinandomi a Cristal che era stesa a terra. Quando mi vide cercò di fare un sorriso, ma si distorse in una smorfia di dolore. Mi sedetti vicino a lei alzando lo sguardo al cielo.
«Così l'hai scoperto.»
«Già, non pensi debba avere una spiegazione almeno per una volta?»
«Voglio diventare più forte.»
«Perché?»
«Voglio proteggervi, non voglio mai più vedervi feriti.»
«Sai questo è compito mio, essendo l'uomo.»
Ridette, girandosi di lato verso di me.
«Già questo dovrebbe essere se tutto fosse normale.»
«È normale.»
«Gabriel, non dovresti bere.»
«Cosa?»
«Nella terrazza prima, stavi bevendo. Ti ho visto, ma soprattutto non farti del male.»
Allungò una mano toccandomi il braccio.
«Ah!»
«Cristal?!» mi chinai verso di lei che si rannicchiò a terra.
«Sto bene, sono solo dei graffi ho avuto di peggio.»
Del fumo nero comparve circondando il suo corpo ed entrando nelle ferite che si richiusero.
«Perché quella donna ti torturava?»
Portai una mano sul suo viso alzandolo per vedere il suo sguardo stupito.
«Come...»
«L'ho visto, ho sognato i tuoi ricordi.»
La sua bocca si aprì per poi chiudersi nuovamente.
«Quella donna mi ha rapito dopo che Zira è stata gravemente ferita da Xenor.»
«Perché, cosa voleva da te?»
«Lei vuole il mio potere, all'inizio voleva che diventassi la sua schiava. Mi usava per i suoi scopi, ma io non volevo così mi puniva ferendomi o richiudendomi in una stanza buia.»
«E per questo che non dormi mai al buio?»
Lei si mise seduta portando le ginocchia al petto.
«Odio il buio... il nulla è così silenzioso, mi fa ricordare momenti spiacevoli.»
«E così hai separato i tuoi sentimenti. Diventando un guscio vuoto senza anima.»
«Senza sentimenti non si può soffrire. Era riuscita nel suo scopo, una schiava che avrebbe fatto tutto per lei. Ma il suo odio era troppo profondo tanto che la pazzia si era impossessata del suo corpo. Lei ha iniziato a bramare il potere, voleva dominare ogni cosa e voleva Xenor per riuscire in questo. Ma poi...»
«Ma poi?»
«Lei mi ha portata in questo castello, voleva il trono e in cambio io avrei dovuto salvare la regina. Mi disse che avrei dovuto ucciderla, sono entrata in quella stanza sapevo che se non l'avrei fatto lei mi avrebbe punito...»
I suoi occhi si ricoprirono di lacrime, iniziando a singhiozzare.
«Tu...» Ero senza parole, sapevo che mia madre era malata ma era stata Cristal ad ucciderla?! Mi avvicinai e le strinsi le mani sulle spalle.
«Ero decisa ad ucciderla chiamai i miei demoni, ma quando lei mi vide mi sorrise e mi abbracciò. Lei non mi allontanò, non mi disprezzò ne ebbe paura di me. Mi strinse forte maledicendo la donna che mi aveva trasformato in un corpo vuoto, mi tenne forte a se ed io sentii che non avrei mai potuto ucciderla. Ma quando posai la mia mano al suo petto sentii che la sua anima era ormai alla fine.»
«In che senso "la sua anima era alla fine?"»
«Non avrei potuto fare nulla, era marchiata. La sua anima era divisa, incisa. Portava dentro di sé un enorme peccato e lei lo sapeva. Sapeva che sarebbe morta, ma mi pregò di fare una cosa.»
«Cosa?»
«Salvare la sua ragione, non voleva morire avvolta nella pazzia.»
«Quindi...»
«Ho stretto una promessa con lei, avrei dovuto proteggere l'anima di un bambino affinché il sangue dell'angelo marchiato non si sarebbe risvegliato...»
«Quel bambino...»
«Sei tu Gabriel.»
Mi alzai incredulo e mi voltai dandogli le spalle mentre con il gomito mi posai al tronco dellalbero. La mia vita era tutta una costruzione dei miei stessi genitori, ero diventato re a causa di mio padre ed in quel momento scoprii che anche la mia amata madre aveva progettato il mio futuro. Ed io? Cosa ne era di me, non avevo voce in capitolo? Cristal si alzò e la fermai con un tono di voce un po troppo duro ed alto.
«Non ti avvicinare!»
«Gabriel, mi dispiace»
«Che altro devo sapere?!»
«Tu non ricordi quella notte, ma io mi introdussi nella tua stanza prima che tuo padre mi portasse via.»
«Che stai dicendo?! Impossibile! io non ricordo di averti mai incontrato!»
«Questo perché ho cancellato i tuoi ricordi. Quella notte misi un sigillo su di te che legasse la tua anima con la mia per proteggerla.»
Cristal scoprì il lato destro del collo da una ciocca di capelli, cera un tatuaggio che mostrata una C con una linea che la divideva in mezzo. Quel segno mi sconcertò ancora di più, era uguale alla cicatrice che avevo sul braccio destro. Mi passai una mano tra i capelli e mi lasciai cadere a terra, Cristal si avvicinò chinandosi verso di me. Avvicinò una sua mano ma la colpii con uno schiaffo, voltando il viso mi alzai lasciandola lì da sola ignorando la sua voce che mi chiamava. Entrai nello studio ed afferrando una sedia la mandai in mille pezzi, frantumai il vaso al muro e lanciai a terra tutti i libri sulla scrivania. Una vita a studiare, un intera vita a seguire regole e per cosa? Per scoprire che quel mondo non mi apparteneva, nessun mondo mi apparteneva. Mi lasciai cadere di peso sul divano cercando di non pensare a nulla. Nella mia mente la sensazione di non sapere cosa io fossi mi stava devastando, non potevo chiedere a nessuno, nessuno mi avrebbe detto cosera langelo marchiato. In quel momento mi fu ben chiaro perché riuscissi a vedere i ricordi di Cristal, noi due eravamo legati come lei era legata ai demoni. Io ero un demone? Un umano? O nessuno dei due, non ero forse un mostro?
«Mostro»
Erano proprio quelle le parole che per tutta la vita avevano perseguitato lanima di Cristal. Mi sentivo amareggiato, diverso, incompreso come se la mia vita fosse un errore. Mi sentivo solo, strano e senza alcuna ragione di vita. Scoprire che tutta la mia vita era una farsa mi devastò in un secondo, era in quel modo che Cristal si sentiva? No, quello che io provavo era solo un pezzetto di quello che lei aveva provato e provava. Io ero nato e fin a quel momento ero vissuto con la consapevolezza di esser umano, tutti mi avrebbero accettato essendo il re ma per lei era diverso. Non poteva scegliere di esser umana o diversa, la sua vita era stata segnata già molto prima della sua nascita. Aveva sofferto e perso la fiducia nelle persone, era forse per quel motivo che si fidava di me? Perché non ero del tutto umano? Poteva essere forse quello il motivo. No, lei aveva sempre saputo quello ch io fossi, sapeva del mio lato oscuro e diverso. Mi aveva salvato molte volte e no perché fossi un demone, ma perché ero io. Eppure io lavevo allontanata come tutti Lavevo lasciata lì da sola tra il suo dolore. Si fidava di me eppure io lavevo distaccata, lavevo disprezzata ma lei in silenzio per tutto quel momento aveva protetto la mia anima. Aveva tenuto la promessa fatta alla regina ed io lavevo allontanata come una persona che non meritava di toccarmi. Le avevo fatto capire che mi disgustasse che lei mi toccasse proprio come tutti lavevano trattata da sempre. Imprecai e corsi in giardino, ero stato uno stupido non era cambiato nulla. Io restavo sempre io. Ma quando arrivai in giardino non la trovai, corsi per cercarla guardai ovunque anche nelle zone più improbabili e poi finalmente la trovai seduta su un muretto del giardino mentre i suoi capelli volteggiavano nellaria spinti dalla leggera brezza mattutina. Il suo viso non mostrava alcun sentimento anche se illuminato da una calda luce dei primi raggi del sole. Le sue labbra si muovevano facendo fuoriuscire una piacevole melodia, era una ninna nanna. La melodia del carillon Le mie gambe si mossero decise e le avvolsi le mie braccia intorno al collo portandogli la nuca sul mio petto mentre la stringevo a me.
«Gabry?»
«Scusami io sono stato uno stupido.»
«Va tutto bene, ti capisco.»
«Torniamo dentro, sarai stanca.»
Appena lei si mise in piedi un buco nero comparse sotto i suoi piedi facendola cadere al suo interno, le afferrai in tempo una mano e lei mi guardò preoccupata:
«GABRY?!»
«TI TENGO!»
Delle mani lafferrarono dalle gambe tirandola verso di se, la mia presa stava scivolando non sarei riuscito a tenerla ancora per molto. Così entrai nel buco stringendola a me, ma una forza ci spinse separandoci. Caddi dal buco nero per finire in una specie di labirinto buio con lacqua che mi copriva i piedi lodore era nauseante.
«CRISTAL!» Urlai.
«GABRY! Dove sei?! Non vedo nulla è così buio I miei poteri?! Non funzionano?! Cosa succede! Ho ho paura! Ho paura Gabry!»
«Calma! Non avere paura?! Sto arrivando, parlami Cristal. Parla con me seguirò la tua voce.»
Che diavolo stava succedendo? Dove ci trovavamo?!

L'esiliataWhere stories live. Discover now