CAPITOLO 4 ※ Crudeli ricordi ※

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«Nei suoi ricordi? Cosa vuoi dire signor gatto?»
«Siamo nella sua mente, tutto ciò che vedi è solo la creazione illusiva dei suoi ricordi. Noi siamo estranei qui dentro, per questo non possiamo interagire con nessuno.»
«Cosa dobbiamo fare?»
«Trovarla, lei è qui nascosta da qualche parte nei suoi stessi ricordi. Si rifiuta di affrontare la realtà, bisogna attraversare i suoi diversi livelli di ricordi.»
«Come facciamo a passare da un livello ad un altro?»
«Bisogna attraversare una porta.»
Il signor gatto iniziò a camminare verso il villaggio e lo seguii sembrava esser un luogo di pace e d'allegria. Camminai per le strade della città quando passando per una strada vidi una chiesa. Da lontano una bambina con un vestito bianco e con i capelli neri legati con due lunghe codine sedeva su un'altalena mentre da sola guardava gli altri bambini giocare a palla. Mi avvicinai, era proprio Cristal quando era piccola. La palla finì ai suoi piedi, lei scese afferrandola ma il bambino che era corso a ricuperarla si fermò di scatto. La piccola porse il pallone ma il bambino afferrò una pietra ed urlandogli contro di esser un mostro lanciò la pietra colpendole la guancia che iniziò a sanguinare per il taglio ricevuto. Intorno alla piccola si creò un cerchio di fiamme verdi e ne uscì il torso di uno scheletro il cui corpo era formato da fiamme verdi che abbracció la piccola Cristal. Il bambino impaurito corse via piangendo mentre la piccola girandosi iniziò a camminare con gli occhi fissi verso un boschetto. Le corsi dietro ma appena l'afferrai da una spalla la piccola scomparve e al suo posto bolle di luce bianca comparvero per poi dare spazio ad una porta. Il gatto si avvicinò alla porta che si aprì. Attraversammo l'uscio e mi ritrovai in una stanza, sembrava abbandonata, le pareti di pietre erano per la maggior parte crollate, il tetto aveva svariati fori. Il tempo cambiò dal giorno si trasformò in notte e su una pagliuzza di fieno comparve nuovamente la piccola Cristal che con le ginocchia piegate al petto strette nelle braccia tremanti singhiozzava in lacrime. Mi avvicinai per accarezzarle il capo ma la mia mano l'attraverso da parte a parte. Ritrassi la mano e mi inginocchiai d'avanti a lei restando immobile ad osservarla. Poi lei si alzò ed iniziò a correre fuori da quella casa distrutta. Iniziò a piovere e lei ridette allargando le braccia iniziando a volteggiare ridendo mentre due figure di una donna e di un uomo si materializzarono in forma di fumo verde che facendo un inchino iniziarono a ballare in un lento. Lei ridette felice sotto la pioggia ma poi inciampó e cadde a terra sporcandosi di fango il vestito bianco. Le due figure scomparvero e lei sollevandosi a sedere iniziò a piangere con il volto rivolto al cielo urlando in un pianto straziato mentre stringeva con le piccole mani il fango a terra. Poco lontano comparve un'altra porta e l'attraversammo. Questa volta ci ritrovammo nelle strade del villaggio, una folla circondava un preciso punto della strada. Mi avvicinai e vidi un gatto nero sdraiato a terra senza alcuna vita, mi girai verso il signor gatto.
«Si sono proprio io.» Disse lui.
Gli abitanti iniziarono a ridere, un uomo si chinó ed afferró il gatto dalle zampe posteriori mostrando a tutti quel corpo senza alcuna vita. L'uomo con un sorriso smagliante e il volto felice di tale gesto dondolava a mezz'aria il povero corpo inerme del gatto. Le persone ridevano di tale gesto poi una donna urlò
«Evviva la sfortuna ora lascerà il nostro villaggio! Evviva!»
Le persone iniziarono ad urlare un urrà, la terra iniziò a tremare e la popolazione andò in shock. Dalla punta della strada la piccola Cristal comparve camminando scalza mentre con gli occhi fissi e il volto pieno di ira guardava l'uomo che teneva in mano il gatto. Un forte vento la circondó mentre le fiamme verdi oscillavano dalle sue mani senza bruciarla insieme all'abito bianco. I suoi piedini scalzi avanzarono senza alcuna preoccupazione. Dalla terra intorno a lei delle mani comparvero rompendo il suolo da cui ne fuoriuscirono cadaveri a forma di scheletro con gli occhi rossi ed armati. Questi esseri iniziarono a camminare accanto a lei ed a seguirla. Gli scheletri avanzarono andando vicino alle persone che scapparono via. L'uomo impaurito lanciò il corpo del gatto in aria. La piccola mosse le mani e dal terreno uscirono delle mani di fumo verde che l'afferrarono posandolo delicatamente a terra. Lei si avvicinò chinandosi e prese il gatto tra le braccia. Gli scheletri si avvicinarono e lei strinse al petto quel povero corpo che era stato sparato a morte. La piccola si alzò e con passi felpati se ne andò via seguita dagli scheletri portanto con se il corpo del gatto. La seguimmo e comparve una porta. L'attraversammo e ci trovammo in mezzo agli alberi, la piccola sedeva sul prato sotto un albero con in braccio il corpo del gatto. Lei iniziò a dire alcune cose nella strana lingua ed un fumo uscì dal suo petto per entrare poi in quello del gatto. Lei posò il suo corpo a terra e dopo pochi secondi il gatto aprì i suoi occhi divenuti rossi che si alzò in piedi guardandosi in torno. Lei avvicinò le mani al lui.
«Va tutto bene piccolo. Ora mi prenderò io cura di te, non aver paura.»
Lei chiuse gli occhi sorridendo mentre allargava le braccia, il gatto gli salì sulle gambe accoccolandosi. Rivolsi lo sguardo al signor gatto che sedeva ammirando quella visione.
«Che tenero.» Lo canzonai ed egli si incamminó verso di loro.
«Lei mi ha ridonato la vita. Mi ha dato l'eterna vita. Mi ha amato come nessuno ha mai fatto.»
«Le vuoi bene vero?»
«Noi demoni non proviamo sentimenti come l'amore verso qualcuno. Ma lei è la mia padrona ed io farò di tutto per lei.»
Quelle parole mi fecero sorridere. Un'altra porta si aprì ed entrammo, questa volta però ci trovammo in una stanza totalmente buia. Feci un passo e dell'acqua mi circondo le caviglie.
«Dove siamo signor gatto?»
«Non lo so...»
«Come?!»
«Non sono mai arrivato a questo livello, di solito si accorgerva della mia presenza e la coscienza mi scacciava all'istante.»
La piccola Cristal comparse in quel buio, brillava come una stella. Si avvicinò a me saltando e mi sorrise afferrando la mia mano. Questa volta però riuscii ad afferrarla per davvero. Lei ridette ancora di più e inzió a tirarmi. La seguii mentre lei saltava facendo qualche volta dei giri su se stressa.
«Come ho fatto a sentirla?»
«Quella è la sua coscienza... Per qualche motivo lei ti vuole qui.»
La piccola arrivò ad una porta, si girò afferrandomi nuovamente la mano e mi trascinó d'avanti ad ella. Poi iniziò a camminare lontano da me, da lontano un enorme scheletro uscì dalle acque. Lo scheletro con due enormi corna allungò la sua mano verso la piccola e lei salì sulla sua mano tenendosi stretta ad un pollice mentre quell'enorme scheletro la portava nelle acque spegnendo la sua luce. Il signor gatto mi afferrò con i denti il pantalone e mi tirò, così attraversai quella porta. Questa volta mi trovai in un luogo desolato, sembrava esser l'isola maledetta. Mi incamminai verso una fitta nebbia, il suolo era appiccicoso come se il fango mi volesse tirare al suo interno, ai mei lati delle piante spinate si allungarono verso di me per cercare di afferrarmi. Le evitai e correndo faticosamente sul quel suolo mobile arrivai su un piazzale di pietra. Salii le scale ed alzai il mio viso. Un enorme montagna a forma di scheletro si estendeva maestosa d'avanti a me. Nelle costole un involucro a forma di cuore racchiudeva Cristal. Iniziai a gridare il suo nome ma lei non si svegliò, sugli alberi comparvero infiniti corvi di fumo che guardandomi spiccarono il volo dopo aver gracchiato in coro producendo un suono così acuto che mi costrinse a portare le mani alle orecchie. I corvi iniziarono a volare in cerchio sopra la mia testa per poi venirmi contro ferendomi con i loro becchi. Il signor gatto divenne enorme ed iniziò ad atterrare i corvi con una zampata o afferrarli con la bocca. Corsi verso l'enorme montagna e la scalai usando le costole come scala. Mentre salivo delle ombre mi afferrarono dalle braccia ferite dai tagli dei becchi e mi portarono a terra a gran velocità. Colpii molto forte con la schiena il suolo che mi costrinse a tossire del sangue. Mi rimisi in piedi spuntando a terra un misto di saliva e sangue. Le ombre mi vennere in contro cincondandomi e stringendomi il corpo con il loro, come se fossi legato da una corda che diventa sempre più stretta ad ogni mia mossa. Sentii improvvisamente un canto, un canto a me molto familiare. Quella ninna nanna che solo io sapevo bene, una luce apparve accecandomi, le ombre urlarono ed andarono via. Mi chinai a terra per cercare di riprendere la vista, per vedere se i miei presentimenti erano veri. Quel canto! Quel calore! Era sicuramente mia madre! Ma quando riuscii a focalizzare la vista, non c'era nessuna traccia di lei. Imprecai sotto voce non riuscivo più a capire nulla! Rivolsi lo sguardo verso Cristal ed urlai nuovamente il suo nome così forte che la gola iniziò a bruciarmi per lo sforzo. Il suo corpo iniziò a fuoriuscire dalla sacca cadendo. Corsi afferrandola in tempo. Lei aprì i suoi occhi leggermente ma poi li chiuse all'istante. La tenni stretta nel mio abbraccio chiudendo gli occhi e stringendo i denti. Sentii come se tutto iniziasse a girare e quando riaprii gli occhi mi ritrovai nella sala da ballo con lei nelle mie braccia. L'enorme cerchio nero era sparito e lei riposava tra le mie braccia. Nella sala entrò Josué seguito dai soldati reali e dal medico di corte. Josué corse verso Amanda insieme al medico che la visitò, per fortuna la ferita non era affatto grave ma solo un lieve taglio al fianco. Josué la prese in braccio dopo che il medico le fasció la ferita e la portò via. Il medico si avvicinò immediatamente a me e lo costrinsi a visitare Cristal che per fortuna non aveva ricevuto alcuna ferita. Con la coda dell'occhio vidi Franz alzarsi per scappare via. Come un fulmine lo raggiunsi afferrandolo dalla giacca e spingendolo al muro con forza tirandogli un pugno in pieno viso. Sentii le nocche calde ed umide, continuai a tirargli pugni in pieno viso, la rabbia mi stava spingendo alla forza e no alla logica. Lo colpii così tante di quelle volte in viso che avevo il fiato corto per la fatica. Quando lo vidi ridere lo colpì nuovamente e cadde a terra, gli salii sopra continuando a colpirlo quando mi sentii fermare da Josué.
«Basta mio Re! Così lo ucciderete!»
Mi liberai della sua presa e mi misi in piedi guardando con sguardo truce i soldati che sussultarono.
«Arrestatelo! Che quel verme marcisca nelle segrete! Dategli solo acqua torpida e pane raffermo!»
Afferrai Cristal sollevandola tra le braccie e portandola via. Quando arrivai al castello la posai delicatamente sul letto mentre io mi versai un bicchiere di liquore sedendomi sulla poltrova vicino al letto. Il suo viso era così perfetto anche se dentro di sé un intricato passato continuava a seguirla. Il signor gatto comparse posandosi accanto alla sua mano. Eppure non capivo perché la sua coscienza mi avesse condusso all'uscita di quel posto. Il ricordo di quell'enorme scheletro che la portò via mi fece rabbrividire. Toccai con un dito una sua guancia, chiedendomi quali ostacoli e dolorose sfide aveva dovuto affrontare da sola. Il suo dono per lei era una condanna. Una vita in solitudine piena di dolore, il ricordo del suo sguardo senza alcuna vita con le lacrime agli occhi mi fece alzare di scatto dalla poltrona, bevvi di colpo il liquore e uscii dalla sua stanza camminando a grandi passi verso le mie stanze. Entrai e gettando la giacca sulla sedia mi gettai sull'ampio letto aspettando il medico. Quando lui entrò mi fasció le diverse ferite e si congedó subito lasciandomi da solo. Quella sera il sonno mi abbracció all'istante. Il giorno dopo mi alzai e dopo essermi lavato e cambiato le bende mi preparai per uscire. Scesi le ampie scale ed entrai nella sala da pranzo dove il tavolo era stato preparato per la colazione. Da un capo del tavolo Amanda mi accolse con un ampio sorriso mentre spalmava della marmellata su una fetta di pane. Mi avvicinai a lei dandogli un bacio sulla guancia e mi sedetti per far colazione. Dopo più o meno trenta minuti Josué si avvicinò riferendomi che Cristal si fosse chiusa nella propria stanza a chiave. Salii di corsa le scale ed arrivai d'avanti alla sua porta bussando lievemente annunciandomi, ma lei non rispose.
«Cristal sono io aprì la porta.»
«Vai via!» Mi urlò.
«Avanti apri questa porta!»
«No! Voglio stare sola.»
«Si dà la colpa dell'accaduto...» Disse il signor gatto comparendo sulla finesta mentre si lavava il viso con la zampa. Imprecai sotto voce. Subito entrai nella stanza accanto, mi slacciai il gilet blu e mi tolsi la spada per posarla su una sedia. Uscii dalla finestra e con un salto scavalcai la ringhiera per finire sul terrazzino della stanza di Cristal. Aprii di scatto la finestra spostando le tende e la vidi ranicchiata sul letto. Lei si alzò cercando di correre via ma l'afferrai da un braccio.
«Ascoltami.»
«Lasciami! Lasciami andare!»
La lasciai andare allargando le braccia.
«D'accordo, ma non è colpa tua.»
«Si lo è! Non capisci! Se io avessi ucciso quell'uomo non vi avrebbe ferito! Non avrei perso la ragione!»
I suoi occhi si inumidirono, il mio corpo voleva tanto prenderla e stringerla ma mi fermai. Dovevo farle capire che andava tutto bene con le parole, stringerla a me l'avrebbe solo resa ancora più agitata.
«Cristal... noi stiamo bene. Non è colpa tua e grazie a te se siamo vivi.»
«No! Io... io porto solo morte!»
Lei indietreggió coprendosi il viso con le mani, mi avvicinai afferrandole le spalle e costringendola a guardarmi in viso.
«Non è vero! Hai salvato l'intero regno! Hai salvato me ed Amanda! Tu ci hai protetti e io proteggeró te da tutti anche da te stessa!»
Gli sorrisi e lei si posò sul mio petto afferrando la camicia e stringendola tra le mani chiuse a pugno. Sfogò tutto il suo dolore, posai una mano sulla sua schiena accarezzandola per darle sollievo. Poi mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai:
« Molto audace la ragazza.»
Lei sentendo quelle parole si irrigidí e mi colpì con un pugno nello stomaco allontadandosi da me. Mi misi a ridere, lei mi guardava inviperita mentre cercava di nascondere il rossore sulle sue guance. Lei aprì la porta e iniziò a camminare, poi si girò verso di me e mi ringraziò. Quelle parole mi spiazzarono come se qualcuno mi avesse tirato un coltello addosso. Mi portai una mano nei capelli sorridendo amaramente, lasciarla andare era la cosa giusta da fare anche se il mio corpo non voleva. Ma almeno una parte del suo dolore era diventato mio, almeno così lei stava acquistando la fiducia che meritava. Il giorno stesso andai nelle segrete per parlare in privato con Franz ma quando arrivai trovai i soldati svenuti a terra, mi precipitai nel vedere se fosse scappato ma al contrario Franz era morto. Una figura incappucciata con un mantello nero guardava il cadavere mentre teneva ancora in mano il coltello con cui Franz era stato ucciso. La figura si accorse di me e scomparve all'improvviso. Che diavolo stava succedendo?!

L'esiliataWhere stories live. Discover now