Capitolo 27

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Il padre di Matt aveva insistito per fermarci a dormire a casa loro. 'Abbiamo dieci camere da letto.' Aveva detto. 'Non sarà assolutamente un problema.' Matt aveva stretto le mani formando un pugno, ma controvoglia aveva accettato. Era notte fonda ed ero in questa immensa villa mentre scendevo le scale per andare a dissetarmi in cucina, al piano inferiore. Matt era di sopra, nel letto in cui si era addormentato come un bambino. Il silenzio assordante di quella casa incuteva timore e per poco non urlai quando aprendo la luce vidi la chioma di capelli neri di George Fox. 'Ti ho spaventata?'
- 'Mi scusi, non volevo girovagare per casa da sola. Matt dormiva e non mi andava di svegliarlo per un bicchiere d'acqua.'
Lui mi sorrise. Uno sorriso strano. Abbassai lo sguardo sulle sue mani e sul bicchiere di vetro che conteneva qualche alcolico. 'Non preoccuparti. Oh e questo non è niente, mi serve solo per calmare i nervi.' Disse guardando il bicchiere. 'Tu non bevi?'
- 'N-no, grazie.' Risposi intimorita. Lui ovviamente lo notò. Non sfuggiva niente agli occhi di quest'uomo. 'Accomodati, fa come se fossi a casa tua, dolcezza.'
Storsi il naso. Non mi piaceva il tono della sua voce quando mi aveva chiamato in quel modo. Non era come quando me lo diceva Matt. Presi un bel respiro e mi sedetti vicino a lui. Non volevo sembrare stupida, non volevo che credesse avessi paura di lui quando in realtà non c'era un motivo valido. 'Come hai conosciuto mio figlio?' Sicuramente l'ultima cosa che mi aspettassi era questa domanda. 'Alla mia azienda.'
George sorrise. 'Oh beh, mi piacerebbe che tutte le donne fossero come te...'
Deglutì rumorosamente, senza nemmeno accorgermene. Non mi piaceva la piega che stava prendendo questa situazione. 'Come me?'
Bevve un sorso e allungò una mano per posarla sulla mia coscia nuda. Tutto ad un tratto i miei pantaloncini mi sembrarono fin troppo corti. Guardai la sua mano e poi lui. 'Tu sei proprio il tipo di donna che mi piace. Bellissima e potente. Ho sentito parlare della tua azienda e devo dire che il connubio di donna giovane ed intelligente mi ha sempre arrapato parecchio.' La presa della sua mano sulla mia gamba divenne più insistente, quasi fosse una morsa a cui non riuscivo a sottrarmi. Quelle parole poi...era come se mi avesse incenerito sul posto. 'Dovrei andare...' Risposi titubante cercando di alzarmi. In un batter d'occhio si avventò su di me e mi baciò. Rimasi scossa e cercai con tutte le forza di allontanarmi e provare a scansarlo. Finalmente riuscì a sfuggire a quella manacce che non la smettevano di toccarmi. Il suono del mio palmo sul suo viso mi risuonò nella testa. E il suo sorriso sghembo mi fece venire i brividi. 'Non farne parola con mio figlio, ne con nessun altro. Ricorda che noi siamo la sua famiglia, tu sei solo una puttanella di cui pensa di essersi innamorato.'
Rimasi allibita e sentivo come se mi fossi trasformata in una piccola statua di giacchio. Mi prese per il braccio e strinse la presa. 'Ci rivedremo, tesoro. Solo io e te. E la prossima volta andrà in maniera differente.' Mi lasciò andare e non ci pensai due volte prima di sfuggire via da quell'incubo. Credevo che questo viaggio sarebbe stato rilassante, un posto nuovo dove poter finalmente ricominciare e invece i guai non la smettevano di inseguirmi oppure ero io ad attrarli. In due soli giorni avevo incontrato Peter, l'uomo che mi aveva denudata e per poco non mi aveva stuprata e ora questo. Ritornai a letto e mi strinsi alle coperte. La voglia di dissetarmi era passata, sostituita da un'enorme macigno dentro il petto.

I giorni seguenti sono stati un susseguirsi di preoccupazioni. Il padre di Matt cercava in ogni modo di trovarmi da sola ed indifesa. Dopo quella notte avevo iniziato a pensare che forse era o'alcol ad averlo portato ad avere quel comportamento nei miei confronti, ma ben presto avevo capito che non era affatto così. George Fox ne era completamente consapevole. Mi seguiva quando andavo in bagno e aspettava che uscissi. Oppure cercava di toccarmi la gamba sotto il tavolo, quando eravamo tutti riuniti a pranzare. Insisteva per farci rimanere lì, perché suo figlio gli mancava e Matt nonostante tutto non voleva procurare una delusione a sua madre contraddicendolo. Sapevo fossero enormi bugie, e avevo capito che la madre di Matt era una donna molto più fragile di quello che voleva sembrare. Lo nascondeva sotto chili di gioielli e buone maniere.

Eravamo tutti a tavola e il mio telefono aveva iniziato a squillare. L'avevo lasciato nell'altra stanza e non potevo di certo chiedere a Matt di accompagnarmi. Lui come nessun altro sapeva quello che suo padre aveva provato a fare e non volevo di certo instillare altro odio tra loro due. Era la mia segretaria Nadia che mi stava chiamando. Purtroppo non riuscì a sapere quello che voleva dirmi perché una manaccia mi aveva tappato la bocca per impedire che le mie urla si sentissero. Quella casa era così grande che probabilmente nessuno sarebbe corso in mio aiuto e sapevo quello che stava per succedere.
"Finalmente ci ritroviamo soli, cara Emma. Ho aspettato molto che arrivasse questo momento." Non riuscivo a parlare. Lacrime mi bagnavano il viso aumentando la mia angoscia. George mi prese la mano e me la posizionò sopra il rigonfiamento dei suoi pantaloni dal tessuto pregiato e costoso. "È sempre stato pronto ad accoglierti, puttana. Ora starai zitta mentre mi mostri quella bella fighetta. Ti scoperò come un'uomo e ti assicuro che sarà molto diverso da come ti ha scopato mio figlio." Mi imbavagliò con la cravatta, permettendomi però di riuscire a far uscire un urletto. Per lo meno ci avevo provato. Mi diede uno schiaffo forte rimproverandomi per aver disubbidito e mi buttò sopra il divano. Imprigionandomi con il suo corpo e togliendo ogni vestito dal mio corpo. Sembrava avesse organizzato tutto nei minimi dettagli tranne per un piccolo particolare. Aveva dimenticato di chiudere la porta a chiave e fu a quel punto che Matt ci vide e capì istantaneamente la gravità della situazione. George non si era accorto di nulla, troppo preso a palpeggiare i miei seni nudi. Matt lo colse alla provvista, colpendolo con un'abat-jour sulla testa che si frantumò seminando vetro ovunque. George Fox cadde a terra stordito liberandomi dalla pressione del suo corpo. Mi rivestì alla meno peggio e Matt non si diede pace finché la faccia di suo padre non diventò gonfia come un pallone a furia di ricevere pugni. Il trambusto era stato tale da attirare l'attenzione di tutta la famiglia. Monica Fox iniziò a piangere e urlare contro il figlio. Suo fratello e le sue sorelle erano rimasti in un angolino scioccati da quello che avevano appena visto. "Vattene da casa mia. Immediatamente!" Monica si accovacciò accanto al marito e ordinò al figlio di chiamare il medico di famiglia.
Matt mi prese per mano e mi condusse fino alla limousine. Piansi ogni lacrima, e forse anche quelle che credevo di non avere più.

[COMPLETATO](SEQUEL) Conflitti d'amore - "Niente è come sembra".Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora