Capitolo 22

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- 'Che succede?' Gli chiesi quando fummo dentro casa mia. Ultimamente era un via vai tra entrambe le case.
- 'Nulla.' Mi rispose in modo brusco gettandosi a peso morto sul divano.
Posai la borsa sul tavolino dell'entrata e lo seguì in salone. Mi piazzai di fronte a lui con le braccia conserte.
- 'Nulla non è una risposta che posso accettare.'
- 'Dovrai invece.' Che impertinente!
- 'Mi dispiace informarti che non lo farò.' Dissi convinta di quello che stavo dicendo. Non avrei lasciato correre tanto facilmente.
- 'Sei andata dal medico?' Mi chiese improvvisamente.
- 'Non cambiare disc...oh merda!' Mi misi una mano sulla fronte. 'Me ne sono completamente dimenticata.' Presi il cellulare e prima di chiamare il medico lo avvisai. 'Non finisce qui!' Lo sentì ridere e tirai un sospiro di sollievo.
Chiamai il medico e lo informai della partenza, non evitando di certo le svariate raccomandazioni e anche il suo consiglio: 'non è una buona idea.'. Sapevo non fosse una buona idea partire in queste condizioni, sopratutto dopo il recente ricovero ma Matt aveva sempre la meglio. Era riuscito a "convincermi" e quando c'era lui vicino non ragionavo più lucidamente.
Tornai nel salone ma Matt non c'era più. Dove diavolo era finito ora?
Lo chiamai al cellulare e lo sentì squillare dentro casa. Girai tutte le stanze ma di lui non c'era traccia, e in più non avevo modo di rintracciarlo. Grande! Che ottima combinazione.
Andai anche da lui. La macchina non c'era ma tentai lo stesso di cercarlo dentro casa: suonai il campanello ma niente. Allora, avendo ancora le sue chiavi, ci entrai.
Niente.
Il vuoto più assoluto.
Tornando dentro casa mia mi ripetevo più volte che dovevo stare tranquilla, Matt poteva essere presuntuoso ma non infantile.
Era passato da poco l'orario di cena. Erano le 21:00. Avevo cenato sola, con i miei pensieri e con un piatto di carne. Era uno stronzo a volte, ma non poteva esserlo proprio oggi, a poche ore dalla partenza. O almeno sperai fosse così.
Mi ero quasi illusa di rivederlo entrare da quella porta, e avevo eluso il tempo . Più che altro ero incazzata, da morire! Questa volta mi doveva più di una semplice spiegazione.

P.O.V MATT

Non sapevo perché avevo reagito in questa maniera, ma quando nell'interrogatorio mi avevano accusato di aver investito Emma mi ero prima infuriato e poi mi ero sentito una merda. Era come se fosse stata colpa mia in fondo, se non mi avesse conosciuto non avrebbe passato l'inferno per colpa di quella psicopatica della mia ex. E anche per causa mia. Non dovevo starle vicino, ogni volta finiva nei guai o addirittura ammazzata...Dio! La rabbia che sentivo ribollire dentro ancora non si era placata e nemmeno in questo bar sudicio ero riuscito a non pensare ai miei problemi. I quattro bicchierini di tequila non erano serviti proprio a nulla. Non ero ubriaco e avrei tanto voluto esserlo, solo per dimenticare momentaneamente il viso di quei bastardi dei poliziotti. Avevano ragione, ero un pericolo per Emma e se l'amavo davvero avrei dovuto lasciarla andare per la sua strada. Avrei dovuto farlo tempo fa, prima di rovinarla. Senza di me era felice, ma sono troppo egoista per far sì che sia felice anche senza di me. Non voglio allontanarmi da lei, solo cercare di fare più chiarezza.
Mi sentivo picchiettare la spalla, ma non alzavo la testa.
- 'Ehi...' Mi disse una voce profonda e femminile.
Girai la testa verso di lei. Era bionda con capelli lisci e lunghi. Occhi piccoli e neri. 'Cosa che?' Sbuffai. Non ero così scorbutico...solitamente. Non lo ero più da quando avevo conosciuto Emma, che era riuscita a tenermi testa ma in questo momento ero ritornato lo stronzo di anni fa.
- 'Tutto solo?' Intanto aveva già ordinato per entrambi due shot di tequila.
- 'Già.' Presi lo shot e glielo spinsi vicino. 'Non voglio bere.'
Guardò prima i bicchierini vuoti davanti a me e poi il mio viso. 'Non si direbbe.' Mi sorride e questo mi fa infuriare senza un motivo apparente.
- 'Con te. Non voglio bere con te. Era questo che intendevo.'
- 'Ah.' Disse imbarazzata. 'Anche io sono sola qui. Ho appena scoperto che il mio ragazzo mi tradisce, da parecchi anni.' Si prese la testa fra le mani.
- 'Non mi sembra il modo più adatto provarci subito con un'altro.' La sentivo singhiozzare. 'Okay, mi dispiace non volevo fare lo stronzo, ma davvero dovresti tornare a casa.'
Prese un fazzoletto dalla borsa e si asciugò le lacrime. 'Tu perché sei qui?' Mi squadrò da capo a piedi. 'Perché non in un bar di lusso?'
- 'Non volevo incontrare nessuno che potevo conoscere.'
- 'Quindi perché sei qui?'
- 'Perché dovrei dirtelo? Che ficcanaso...'
- 'Ascoltarti mi distrarrebbe dai miei di pensieri.' Risposta più che plausibile.
- 'Non la merito...non dovrebbe stare con me.' Presi lo shot che avevo rifiutato e lo bevvi in un solo sorso. Ammetterlo ad alta voce ancora più difficile che rimuginarci sopra.
- 'La tua ragazza?'
- 'Si. Sono uno stronzo in fondo, e sopratutto egoista. Lei però non lo sa.'
- 'Dovresti dirglielo.' Mi suggerì lei.
- 'Mi lascerebbe senza esitazioni, lo so.'
- 'Se ti lasciasse vuol dire che non ti ha mai meritato.'
- 'Smettila di dire così!' Alzai il tono, mi stava seriamente facendo innervosire. 'Sono io a non meritare lei, te l'ho già detto.'
- 'Okay, ma forse non dovresti essere qui a bere. Dovresti essere con lei in questo momento, lo sa che sei qui?' Che impertinente...mi ricorda qualcuno.
- 'Non dirmi cosa devo fare.' La zittii per un secondo, chiaramente imbarazzata per continuare a parlare.
- 'Va' da lei.' Mi suggerì bevendo il suo shot. 'Si starà preoccupando. Chiamala almeno per assicurarti che non stia in pensiero.'
Da dove era spuntata questa qui?! Perché la stavo ascoltando?
Tastai le tasche del pantalone che indossavo per trovare il telefono ma non c'era. Feci la stessa identica cosa nelle tasche del giubbotto ma niente. Merda, avevo lasciato il cellulare da lei. A quest'ora sarà preoccupatissima e io che stavo facendo? Ero da almeno tre ore in questa bettola a bere come un'ubriacone da quattro soldi. Che coglione!
Lasciai i soldi sul bancone e anche una bella mancia per il barista, era un vecchietto che a quest'ora dovrebbe essere in pensione a stare con sua moglie in una casa al caldo. Proprio come dovrei fare io.
- 'Me ne vado.' Avvertì la ragazza bionda seduta di lato a me. 'Lascia stare quel coglione del tuo ex e affronta in modo più maturo i problemi.' Da che pulpito!
Lei mi sorrise in modo strafottente, aveva pensato la stessa cosa: non ero per niente la persona adatta a farle una ramanzina del genere.
- 'Spero di riuscirci...non è facile perdonare una cosa del genere ma lo è ancora di più ricominciare da capo.' Quanto aveva ragione...
- 'C'è la farai. Beh...grazie.' Mi fissò esterrefatta. 'Che c'è?'
- 'Non ti facevo il tipo che ringrazia le persone. Sono Kim a proposito.'
- 'Matt.' Le dissi e mi alzai dallo sgabello.
- 'Ah Matt?'
- 'Si?!' Dissi mentre mi voltavo.
- 'Combatti per lei.' Annuì e me ne andai.
Aveva ragione. Dovevo combattere per lei e lo avrei fatto sempre.

[COMPLETATO](SEQUEL) Conflitti d'amore - "Niente è come sembra".Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora