Capitolo 19

77 5 2
                                    

La sponda del lago era asciutta quel giorno e non avevo nessuna voglia di alzarmi da lì, amavo immergere i piedi nell'acqua e notare come il flusso corresse veloce.
A volte pensavo a come sarebbe stato gettarsi in quelle acque gelide e lasciarsi trasportare, quel tratto era il più pericoloso, rocce franate erano ormai diventati scogli appuntiti e ferivano al solo tocco e pietre dure ti scheggiavano la pianta del piede.
Ma ne ero ugualmente affascinata, andavo lì appena potevo e ne contemplavo la bellezza e il silenzio, portando con me il mio blocco da disegno, quello era il mio porto sicuro, il posto che usavo per staccare la spina.

Mi sveglio dal mio sogno e faccio tutto meccanicamente, la sveglia segna le 4 del pomeriggio.
Decido di prepararmi per andare a fare una passeggiata, mi impongo di non pensare a ciò che era successo poche ore prima e il miglior modo per farlo era leggere un libro.
Prendo il cellulare e cerco delle librerie vicine e a Manhattan mi segnala una delle librerie più famose: la New York Public Library.
Dopo aver letto le varie indicazioni mi dirigo alla fermata, il tragitto non è molto lungo ma mi da la possibilità di poter liberare la mente.
Ho sempre adorato perdermi nei dettagli e porto sempre con me il mio blocco da disegni, per catturare qualsiasi cosa mi piacesse.
Una volta arrivata alla libreria resto sbalordita dai milioni di libri, passo il metal detector e mi avvicino alla bibliotecaria per farmi indicare i libri di letteratura.
Decido di rileggere Orgoglio e Pregiudizio, ho bisogno del supporto di una donna forte in questo momento ed Eliza era la persona adatta..
Quando chiudo il libro, la libreria è giunta all'orario di chiusura. Il cielo si era scurito di poco, essendo ancora estate il sole calava tardi.
Decido di fare una passeggiata per sgranchirmi le gambe e approfittarne per fare un altro pò di spesa, qualche giorno fa io e Ania andammo in un supermercato vicino casa mia e mi dirigo lì affidandomi al mio ricordo.

Una volta a casa, cerco il telefono dove avevo impostato il silenzioso e noto che ci sono diverse chiamate perse e messaggi da parte di Dean.

"sono davanti casa tua, devo parlarti"
"Alys perchè non rispondi?"
"Mi stai facendo preoccupare"
"Cazzo vengo a cercarti se non mi chiami"

35 chiamate perse e diversi messaggi simili a questi intasavano il mio telefono e decido di rispondere seppur vorrei lasciar perdere.

"Il telefono aveva il silenzioso"

Ricevo una chiamata pochi secondi dopo.

"Stai bene?" la sua voce è affannata e spero non abbia corso per tutta la città senza una meta solo per cercarmi..anche se tutto ciò mi fa sentire importante.

"Si Dean, mi dispiace ti sia preoccupato inutilmente"

"Sto venendo a casa tua" la chiamata viene interrotta e mi preparo a qualsiasi cosa stia venendo a fare qui.
Intanto mi metto all'opera per prepararmi da mangiare anche se il citofono suona dopo nemmeno dieci minuti.
Apro andandomi a riposizionare ai fornelli e per non stargli troppo vicino, il mio sguardo si posa su di lui mentre è distratto nel chiudere la porta, i suoi capelli sono umidi e spettinati, alcune goccioline gli cadono sul volto e ha l'accenno del fiatone, come se si stesse calmando solo in quel momento.
Mi guarda dopo aver richiuso la porta e si porta una mano sul cuore.

"Posso fare una doccia veloce?" annuisco e gli do le indicazioni per raggiungere il bagno.
Mentre sento il rumore dell'acqua scrosciare decido di cucinare per due, non volevo si trattenesse lì, ma non volevo nemmeno che restasse lì impalato a guardarmi mangiare.
Apparecchio la tavola e la imbandisco finendo nel momento esatto in cui Dean varca la soglia della cucina.
Penso che se non fossi seduta sarei crollata a terra.
Ha levato la maglia ed ora il suo petto è nudo e io mi chiedo quando si alleni per averlo così scolpito.

ResilienceWhere stories live. Discover now