Chapter 5

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Finisco di rollare e lecco chiudendo la canna, mi butto sul divano con avanti la pizza che ho ordinato poco prima, accendo la tv su un programma a caso e nello stesso istante accendo la canna.

Non mi pento mai nel momento in cui fumo, quando lo faccio riesco a dormire senza incubi e questo è meglio di una vacanza, odio gli incubi che mi tormentano, sono sempre i soliti e negli anni si è solo amplificato il dolore e la frequenza, come se si fossero messi d'accordo di lacerarmi la mente quando le mie capacità fossero state ben oltre la scuola elementare e le giostrine. Ma il pentimento arriva dopo, quando mi rendo conto che sono dipendente da qualcosa.
Guardo l'orologio dopo aver spento la canna nella ceneriera, le otto di sera, guardo un programma senza senso mentre mangio e infine mi addormento sul divano.

Mi sveglio la mattina dopo ringraziando per la dormita.
Mi arriva una chiamata.
"Alyssa!"

"Ania Dio santo, mi sono appena svegliata, come fai poi ad avere il mio numero?"

"Scusami scusami, comunque ehm, ieri mi sono chiamata dal tuo cellulare per avere il numero."

"Non ti facevo così piena di coraggio" rido perchè so che la sua faccia ora è rossa

"Comunque..è successo qualcosa? Perchè mi hai chiamato?" sbadiglio e mi alzo dal divano salendo le scale

"Abbiamo delle commissioni da fare, dimentichi? Dobbiamo prendere come minimo 15 libri e scorrazzare per tutta la città, e poi devi fare la spesa" inizia un elenco immenso e io mi guardo allo specchio facendo facce buffe

"come ci sono finita in questa situazione?" domando retorica al mio cervello

"dai non fare la guastafeste sappiamo entrambi che sei contenta di aver trovato qualcuno come lei"

"devo smetterla di parlare da sola"

"Alyssa mi stai ascoltando?" mi domanda piccata

Cerco di recuperare brandelli di conversazione tra il mio cervello

"Mmmm ma mi sono appena svegliata" faccio il broncio anche se non può vedermi

"Ci vediamo tra 10 minuti a casa tua" sbuffa

"Sissignore sarò pronta"
Chiudiamo la conversazione e mi precipito in camera per prepararmi, il sole batte forte questa mattina e decido di indossare un pantaloncino simile a quello di ieri, nero e una maglietta bianca con un taschino sul davanti, mi lego i capelli in una coda alta e indosso i miei ray-ban scuri.

"tecnicamente dovresti essere una femmina"

"è per questo che ho i capelli lunghi e poi tu dovresti essere il mio cervello, stà zitto"

Sento il campanello suonare e scendo frettolosamente le scale, prima o poi mi romperò una gamba ne sono certa.
Apro la porta troppo velocemente e Ania salta sul posto mentre io rido, vedo in fondo al vialetto una macchina con un ragazzo dentro, o meglio vedo i suoi occhi, gli stessi che il giorno prima mi hanno fatto perdere la sensibilità ai piedi, lo stesso effetto che mi fanno oggi. Vedo che anche lui mi fissa, poi guarda Ania e le urla un "Fà la brava" prima di andarsene.
È suo fratello, il ragazzo della panchina e della chiamata.
Ania mi sta guardando confusa probabilmente ha notato che mi sono fermata e penso a qualcosa da dire.

"Tuo fratello è il ragazzo del parco!"

"Davvero?" inizia a ridere

"Si era con la sua ragazza cheerleader con la voce irritante!"

"Dean non ha ragazze, lui si limita solo ad usarle per una notte, ciò che non capisco è come facciano le ragazze ad andare a letto con lui se la mattina dopo sanno che dovranno andarsene"

"Lo sanno? Che schifo" non riesco ad articolare altre parole perchè sto esaminando l'immagine del ragazzo nella mia testa, capelli neri, occhi azzurri, il suo braccio poggiato sul volante era muscoloso, aveva un accenno di barba sulla mascella ben squadrata e se non sbaglio aveva qualche tatuaggio.

"non hai visto quanti peli aveva sul torace? se non sbaglio ne erano 25"

"non ne aveva in realtà" mi pento subito di quello che ho detto

"beccata"

"devo smetterla di parlare da sola, sto impazzendo"

Ania praticamente mi trascina da un negozio all'altro, siamo così tanto piene che ho deciso di prendere in prestito un carrello dal supermercato, il cassiere mi ha persino dato il suo numero se avessi bisogno di un aiuto.

"Ci provava con te"

"No, non è vero. E poi non lo chiamo, non ne ho bisogno"

"Davvero? E come pensi di fare a riportare indietro il carrello fino al supermercato?"

"Ti rimango qui con le buste, riporto indietro il carrello, vengo qui e aspettiamo un taxi dirette a casa mia"
rispondo in un lampo di genio

"Hai intenzione di lasciarmi qui con 4 buste della spesa, due buste piene di scatoli di vernice, uno strano aggeggio che spruzza, buste di vestiti e libri?"

"Esatto" rispondo convinta della mia idea

"Ma tu sei pazza, io ho paura di stare qui con tutte queste cose" mette il broncio e punta i piedi a terra

"Penso tu sia Lucifero travestito, hai un idea allora? dico lasciandomi abbindolare dalle sue doti.

Si picchietta il dito sul mento poi lo alza al cielo, prende il telefono e chiama qualcuno, solo dopo aver sentito il nome che ha pronunciato mi blocco sul posto.

"oh no" penso

"Deeeean potresti venirmi a prendere?"

ResilienceWhere stories live. Discover now