Capitolo 34

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Due settimane sono passate dalla mia uscita dall'ospedale, le visite con il dottore sono diminuite, sono libera ora di camminare e portare la macchina mentre le stampelle sono diventate solo una brutta esperienza.

In questi giorni sono cambiate un pò di cose, sono praticamente fuggita ogni giorno per non farmi vedere da Dean a scuola e lui non sembra sforzarsi molto di voler chiarire ma purtroppo oggi sono costretta a parlargli stressata ormai dalle richieste della mia amica.

Appena Zac si era presentato a scuola lo avevo letteralmente minacciato di andarlo ad uccidere se mai si fosse permesso di far del male alla sua nuova ragazza e l'avevo anche picchiato con una stampella per completare l'enfasi del discorso tanto che è stato più che felice che io sia tornata a camminare senza "quelle armi di distruzione di massa" come le aveva chiamate lui.

"Dove hai detto che sta?" chiedo ad Ania che mi aveva chiamato per il nostro accordo

"Sono entrambi a fare allenamento di basket, in palestra"

"Non hai paura per l'incolumità del tuo ragazzo?" dico ridendo

"Nono, l'ho istruito bene, appena ti vede sa che deve scappare" annuisco anche se mi accorgo che non può vedermi e dopo un breve risolino mi faccio seria.

"Non so come andrà a finire, dolcezza. Non siamo in buoni rapporti ultimamente anzi, non siamo in nessun rapporto.
Lo sai." sbuffa e mi ricordo della sua rabbia verso il fratello, l'ha quasi ignorato in questi giorni mentre lui si arrabbiava maledicendo le donne.

"Lo so..ma sei la mia unica speranza" sbuffo io questa volta alzando gli occhi al celo.

"Ti chiamerò appena finisco anche se credo che ti accorgerai dell'esito" dopo avermi ringraziato altre volte chiudo la chiamata e continuo il mio cammino verso la palestra, la scuola è quasi vuota essendo le tre, le lezioni sono finite e l'unico motivo per cui sono ancora qui oltre il fatto di dover parlare con Dean è l'essermi intrattenuta in biblioteca a studiare dimenticando le ore che volavano.

Mi dirigo verso la palestra trovando sfortunatamente solo un bidello.

"Mi scusi, sa dov'è la squadra?" il signore mi guarda togliendosi una cuffietta dall'orecchio.

"Ha detto qualcosa signorina?"

"Sa dov'è la squadra?" ripeto scandando piano le parole

"È nello spogliatoio, in fondo a sinistra" lo ringrazio ed esco dalla palestra seguendo un piccolo corridoio e raggiungendo lo spogliatoio, la puzza di calzini sudati era percepibile anche con la porta chiusa. Prendo posto a terra aspettando che tutti uscissero per poter parlare con il diretto interessato e cerco di afferrare il cellulare da dentro la tasca per passare il tempo giocando.

Dieci partite dopo e aver fatto crescere il mio diner ripongo il cellulare in tasca avendo sentito la porta aprirsi, i miei occhi scattano all'insù sentendo un fischio.

"Sei qui tutta sola per me, tesoruccio?" un ragazzo biondo e con i capelli tirati all'indietro si appoggia teatralmente al muro dietro di lui assumendo la tipica posa dei latin lover.

"No, amoruccio, sto aspettando una persona"

"La gattina ha gli artigli, meeow" fa degli strani gesti con la mano imitando la zampa di un gatto e lo guardo scettica

"Sei serio?" il suo finto broncio mi fa scoppiare a ridere

"Posso soddisfare ogni tuo tipo di richiesta se vuoi" mi avvicino con fare allusivo e gli sussurro nell'orecchio

"Qualunque cosa?" lo sento deglutire veloce e muovere la testa su e giù

"Puoi chiamarmi Dean?" gli sorrido allontanandomi e lo vedo affrettarsi ad aprire la porta borbottando un "bastardo fortunato" e infila dentro la testa

ResilienceOù les histoires vivent. Découvrez maintenant