capitolo ventiquattro

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Louis si gettò sul letto, nascondendo la testa nel cuscino e sospirando. Harry stava solo giocando con lui. Magari baciava tutte le persone con cui andava in giro, o semplicemente sul momento non gli era sembrato male rubargli un altro bacio. Insomma, tutto quello era stato importante solo per lui.
Per diverse ore aspettò di sentire la porta aprirsi ed Harry entrare per dirgli che non stava affatto giocando con lui, che gli piaceva davvero. Naturalmente, non accadde nulla di tutto ciò e Louis si addormentò con l'amaro in bocca e il pensiero che il ragazzo che, come aveva capito, seppure da poco tempo, gli piaceva, era solo l'ennesima persona a prendersi gioco di lui. Questa volta non avrebbe versato lacrime. Lo aveva promesso al liceo: non avrebbe mai dato a vedere il suo dolore. Mai.

Harry rimase in cucina per ancora pochi minuti, poi uscì di casa sbattendosi la porta alle spalle. Cosa cazzo era successo? Si chiedeva mentre raggiungeva in macchina la palestra.
Iniziò ad allenarsi più del solito. Ad ogni colpo contro il sacco da boxe, ripensava alla conversazione con Louis. Si era reso conto del fatto che il più piccolo fosse fragile e insicuro, ma non pensava che il suo comportamento avesse potuto portarlo a pensare ad una presa in giro. Ripensò alla risposta che gli aveva dato: perché ne avevo voglia. Lui non era bravo ad esprimersi, ma quello che intendeva dire era che Louis gli piaceva, che voleva baciarlo anche tutto il giorno.
Sospirò, asciugandosi il sudore dalle tempie, e decise che avrebbe dovuto spiegare tutto a Louis, chiarendo così il fraintendimento.
Si fece una doccia e se ne tornò a casa. Era quasi l'una di notta e ringraziò mentalmente Mark per avergli fornito le chiavi della palestra, altrimenti non avrebbe potuto allenarsi fino a quell'ora e distrarsi così dai suoi pensieri.
Esitò davanti alla porta della camera di Louis, ci appoggiò la fronte con un sospiro e infine tornò nella propria camera, mettendosi a letto. Avrebbe parlato con Louis il giorno dopo, pensò.
Peccato che il più piccolo lo evitò tutta la giornata, a partire dalla mattina, quando uscì la mattina presto, e all' ora di pranzo, quando si rifugiò in caffetteria con Liam, e nel pomeriggio, quando andò a lavoro senza passare da casa.

Dopo il lavoro Liam chiese a Louis se avesse bisogno di un passaggio, ma il più piccolo sostenne di voler camminare. Non era sicuro di voler tornare a casa, dove avrebbe dovuto affrontare Harry o, peggio, sopportare che il più grande facesse finta che non fosse successo nulla.
Si incamminò verso casa, affondando il naso nella lunga sciarpa.
-Ehi, ma non é quello sfigato di Tomlinson?!-sentì dire una voce alle sue spalle. Quando la riconobbe, gli si gelò il sangue. Ryan Raymond, il suo incubo al liceo.
-Non ci posso credere!-rise un'altra voce. Brian Diamond, la spalla di Ryan. I due erano più grandi di Louis di tre anni, e si erano diplomati un anno prima di lui, lasciando finalmente che vivesse tranquillamente l'ultimo anno di liceo, nonostante continuasse a non avere amici e ad essere additato come uno sfigato. Se non altro, comunque, non veniva offeso, deriso pubblicamente e a volte anche picchiato ogni giorno.
Louis accelerò il passo, stringendosi al petto la cartella.
-Ehi, Tomlinson, ci stai ignorando?-chiese Ryan, raggiungendolo e costringendolo a voltarsi.
Louis alzò lo sguardo.-Ryan.-si limitò a dire, mantenendo un'espressione neutra.
-Ho sempre odiato questo tuo comportamento, la tua voce indifferente e il viso senza espressione. Sì, Louis, il tuo viso carino mi ha sempre fatto incazzare.-lo derise Ryan, spalleggiato dalle risate di Brian.
-Se é per questo anche la tua esistenza mi ha sempre fatto incazzare, così come la propensione dei professori a passarti ogni anno a causa dell' influenza di tuo padre.-rispose Louis, stringendo le mani per non far notare il fatto che gli tremavano.
-Oh andiamo, perché non piangi come facevi in prima, eh Louis?-esclamò Brian, spintonando il più piccolo e quasi facendolo cadere. Il più piccolo fu quasi sul punto di abbassare la testa e sopportare, poi le parole di Harry gli risuonarono in testa. Reagisci.
E lo fece.

Harry attese l'arrivo di Louis per buona parte della serata, standosene sul divano a guardare repliche di telefilm già visti. Sapeva che il turno di Louis in libreria finiva alle otto, e iniziò a preoccuparsi quando, verso le nove, il ragazzo non era ancora rientrato. Poi pensò che magari si era fermato a cena con Liam, e il pensiero gli procurò una dolorosa fitta al petto. Non ebbe tempo di interrogarsi su quella sensazione, perché la porta di casa si aprì e Louis entrò a testa bassa, il viso coperto dai ciuffi di capelli che gli ricadevano sulla fronte.
Harry si alzò immediatamente, andando incontro al ragazzo e vedendolo irrigidirsi.
-Lou senti...che cazzo ti é successo alla faccia?!-
Louis alzò lo sguardo e abbozzò un sorriso forzato.-Ho fatto come mi hai detto: ho reagito.-

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