27. recovery

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Stava preparando il sedativo per Tony, un suo paziente. Sentì qualcuno chiamare ripetutamente il tuo nome ma non andò a vedere chi fosse. «Amber vieni giù in portineria»

La ragazza fece una smorfia. «Sono impegnata con un paziente, di' a Miryam di controllare il piano inferiore»

«Non si tratta di questo. Oggi a Casa Maca viene uno nuovo. Si dice che abbia violentato ed ucciso quattro donne. Vieni...» Marya la prese per un braccio e la trascinò giù per le scale. «Ho parlato con la direttrice prima, pare che te lo abbiano affidato a te. Dicono sia giovane e essendolo anche tu, forse vi capirete meglio»

Amber annuì, curiosa di incontrare il suo nuovo paziente. Erano due anni che lavorava a Casa Maca, un centro per persone affette da malattie mentali. «Quanti anni gli hanno dato da scontare per aver ucciso a sangue freddo?»

«Da quello che so diciannove»

Amber deglutì ed aprì la porta della clinica. Camminò alcuni metri e si diresse verso il portone centrale dove poteva vedere una volante della polizia.

Un ragazzo dai capelli biondo cenere scese dalla macchina con le manette ai polsi e delle catene ai piedi. Era giovane e di bella presenza. «Mi fanno male, toglietemi questa merda» si lamentò.

Amber tossì, attirando la sua attenzione. «Lei è il paziente Jason McCann?»

«Secondo te? Patetica» sussurrò mentre una guardia carceraria lo invitava a camminare.

«Può moderare il tono con me?»

Il ragazzo rise. «Cosa c'è bambolina? Sono pazzo. Sono un malato mentale. Ogni cosa per me è lecita o sbaglio?»

«Signorina, lo affidiamo a lei» la guardia carceraria se ne andò, lasciando l'arrestato nelle mani della donna.

Amber fece entrare Jason nella sua nuova casa, o meglio dire, quella che sarebbe diventata il suo inferno.

«Lei non mi sembra così malato Mr. McCann. Su mi dica, cosa c'è dietro? Ha pagato per far credere ai giudici che fosse pazzo?»

Jason le prese il viso tra le mani e la portò a sbattere la schiena contro il muro. «Chiudi la tua fottuta bocca. Non mi faccio problemi ad ucciderti, sai ho un sacco di nuove tecniche da sperimentare»

Amber rise. «Cosa? Spera di farmi paura? Ho visto già troppe persone ridursi come lei e, la prego, non faccia il duro che non le si addice. Basterebbe che le dica una sola parola per ferirla ma siccome il mio codice lavorativo me lo vieta, non posso»

«Troia»

«Allora fatti piacere questa troia, visto che staremo ben diciannove anni insieme. In senso insieme per curarti ed essere una nuova persona, non per altro»

«E a cosa saresti utile tu?» Jason si toccò i polsi, i quali gli dolevano a causa delle manette e si sedette sul letto della sua stanza.

«Sono un' infermiera e una psicologa»

«Mmh interessante. Mi piaci però mi piacciono di più le tue labbra rosate che profumano di ciliegia»

Amber arrossì. «La prego di non fare commenti personali»

«Non è colpa mia se la trovo estremamente sexy con quel camice bianco. Scommetto che cadrà ai miei piedi e sa perché? Perché l'ha già fatto»

«Che stupidaggini! Le porto un calmante, forse le tante ore di viaggio le hanno fatto male. Le vado a prendere il bicchiere d'acqua e il necessario»

L'infermiera stava uscendo dalla porta quando Jason la prese per un braccio, sfiorandole le dita.

Quelle sue dannate labbra rosse che lo attiravano. Rosse come il sangue. Tanto rosse da essere appetitose e provocanti. «Scusami» si scusò lasciandola andare.

Si avvicinò alla finestra e per pochi secondi pensò ad un modo per scappare, ma poi cambiò idea. Davvero aveva il desiderio di essere normale. Ora che sarebbe diventato padre avrebbe fatto di tutto per guarire e tornare, anche se dopo diciannove anni. Erano effettivamente tanti, ma forse ce l'avrebbe fatta o forse no. Sapeva che molti non resistono così tanto e si suicidano prima. Questa è la realtà della società in cui viviamo. Il suicidio. 8 lettere. Tanta sofferenza a cui mettere fine. Fino a dove si può spingere l'uomo senza libertà? Può vivere l'uomo senza di essa? E la cosa più importante: potrà l'uomo guarire dopo tanti anni di cure e una lunga detenzione?

I pensieri del paziente vennero interrotti da Amber di ritorno. «Questa è la pasticca, l' aiuterà a calmarla»

«Sei attraente con o senza che io beva il tuo tranquillante. Ti va di farmi compagnia? Mi aspettano tanti anni di prigionia»

Lei fece un cenno con la testa e si sedette su una sedia vicino alla finestra. «Farò diventare il tuo inferno un paradiso. Le prometto che guarirà»

«Sei tu che rischi di più...Soffrirai. Sarà la tua vita paradisiaca ad essere un inferno» Jason prese la pasticca e la ingoiò.

«Perché sei qui se non sei malato?»

«Sono malato se ho ucciso delle persone, no?»

«Chiediti il perché di tale gesto. Rifletti. Cerca di capire. Cambia. Solo così capirai il tuo malessere»

«Non mi va di parlare di questo adesso. Posso riposare un po'?» si sdraiò sul letto e si coprì con le coperte, chiudendo gli occhi.

wake up ➳ jason mccann as justin bieber Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora