2. death

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Ellie Arion non era una ragazza paurosa. Non lo era mai stata. Non era il tipo di persona che si spaventava se sentiva sinistri rumori, ma quella notte era diversa.

Non era solita entrare nella foresta. Non da sola almeno.

Maledì mentalmente la sua migliore amica Miranda per averle dato appuntamento lontano dalla città. Prese il cellulare dalla borsa, con molta difficoltà a causa del buio, e compose il suo numero. «Maledizione, rispondi» disse arrabbiata, imprecando mentalmente.

Si girò attorno cercando di orientarsi per andare verso la sua macchina, ma si era persa. Si sedette su un sasso dalla grandi dimensioni ed iniziò a pensare sul da farsi. O avrebbe dovuto aspettare che Miranda arrivasse o sarebbe dovuta restare lì tutta la notte aspettando che nascesse il sole dell'alba.

Guardò davanti a se e si accorse di essere davanti ad un lago e c'era un casa.

Da quando c'è qualcuno che vive nella foresta? Isolato dal mondo sopratutto?

Non sapeva se andare a chiedere aiuto a chiunque vivesse lì o starsene per i fatti propri. In fin dei conti non si poteva fidare di nessuno.

Ellie sentì dei rumori di foglie secche stropicciarsi come se qualcuno le calpestasse camminando. Si girò scrutando ogni minimo dettaglio di quella notte buia e silenziosa.

Non c'era nessuno o almeno così credeva. Iniziò a diventare nervosa. Prese il cellulare e lo custodì gelosamente nella mano.

Un altro rumore arrivò alle orecchie della giovane donna, la quale si girò per studiare di nuovo i dintorni.

Vedi? Non devi avere paura. Non c'è niente. La mente ti fa solo immaginare cose che non esistono.

Aveva l'ansia. Era come se qualcuno la stesse osservando, scrutando ogni suo movimento.

La brezza della notte le portarono una serie di brividi, che percorsero piano piano ogni zona del suo corpo.

Iniziò a camminare veloce, spaventata. Aveva il respiro affannato che usciva in modo irregolare dalle sue narici. Sbloccò il cellulare e lasciò un messaggio nella segreteria telefonica della migliore amica. «Sono nella foresta. Qualcuno mi sta seguendo e non so fino a quando potrò...»

«Girati piccola» fu l' unica cosa che sentì Ellie prima di perdere conoscenza, mentre l'uomo le appoggiò pesantemente un tessuto sul naso per farle aspirare un liquido.

***

POCHE ORE DOPO.

L'uomo aveva ormai preparato il letto in acciaio inossidabile. Osservava ancora le sue preziose foto, scegliendo la sua prossima vittima. Le studiò tutte, osservandone i capelli, il colore degli occhi e il loro fisico, ma nessuna si avvicinava più di tanto alla donna che cercava.

I suoi pensieri vennero interrotti da Ellie, la quale si stava ormai risvegliando.

«Piccola, mi senti?» l'uomo si avvicinò sempre più alla ragazza, sfiorandole delicatamente la pelle.

Lei non rispose.

«Dove sono? Chi sei?» Ellie non riusciva a non essere spaventata e per la prima volta nella sua vita aveva paura.

«Non avere paura di me. Io non voglio farti del male. Devi solamente ascoltarmi, hai capito?»

La donna, disorientata, accennò un sì con la testa.

«Cosa ci facevi nel bosco? Mi stavi spiando?» il giovane le sussurrò in un orecchio, mentre con la mano destra le toccava delicatamente i capelli.

Prese una forbice da cucina e incominciò a tagliarle i vestiti, facendo molta cura a non sfiorarle la delicata pelle.

«Ti prego no, non farlo» supplicò straziante la ragazza. «Non so di cosa tu stia parlando. Io ero nella foresta per caso»

«Fai silenzio» le urlò irritato. «So che menti. Tutte voi donne mentite»

«Ti darò tutto quello che vuoi. Se cerchi soldi te li darò, ma ti supplico non farmi del male»

«Ma io non voglio soldi. Io voglio te, voglio sentirti mia» le sorrise maliziosamente mentre continuava piano piano a tagliare i suoi indumenti.

Ellie incominciò ad urlare.

«Piccola non fare così. Non mi far essere cattivo» le leccò il petto andando sempre più vicino al seno, coperto solamente da un reggiseno bianco di pizzo.

Per risolvere ogni problema le posò del nastro adesivo sulla bocca. Ogni suo tentativo di urlare era vano. La donna si dimenava ma lui aveva pensato a tutto, cosicché le bloccò le mani legandole alle sbarre fredde del letto.

Riprese nuovamente le forbici e tagliò la spallina del suo reggiseno, scoprendo così il suo seno. Impazzì davanti a quella visuale. Prese il capezzolo destro in bocca e lo succhiò senza sosta, ansimando ogni volta che la sua mano arriva pian piano alla intimità di lei.

Guardò per la prima volta attentamente il suo aguzzino. Era giovane, forse sui 25 anni. Aveva i capelli biondi, gli occhi di color miele e diversi tatuaggi in varie zone del corpo.

Sperò fino all'ultimo di tornare a casa e lo avrebbe fatto, ma non da viva.

wake up ➳ jason mccann as justin bieber Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora