35. reality

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«Uno di questi giorni mi sveglierò dall' incubo che sto sognando»

***

NEW YORK.

Jason's POV

«Jason svegliati» sento qualcuno che mi tocca la spalla. «Jason» mi chiama ancora, ma io non voglio aprire gli occhi. «Jason» gridano più forte.

Alzo leggermente le palpebre a fatica, non riuscendo per alcuni secondi a capire dove mi trovo.

Sono confuso.

«Amore stai bene?» mi domanda qualcuno alle mie spalle con un bicchiere d'acqua in mano.

«Grazie» lo prendo e lo porto alla bocca, bevendone un sorso. «Credo di aver fatto un incubo» dico mettendomi le mani sulle tempie.

Ho un maledetto mal di testa.

«Me ne sono accorta. Hai urlato qualche volta ma non ti volevo svegliare» Callisto si siede accanto a me sul divano. «Vai a farti una doccia e preparati, tra un oretta devono arrivare gli altri»

Annuisco e sorrido. «Grazie amore mio» sussurro tra le sue labbra quando le prendo tra le mie. Sta per dirmi qualcosa ma la precedo infilando la mia lingua nella sua bocca, muovendola insieme alla sua al ritmo della canzone natalizia in sottofondo. Le sue labbra sanno di fragola e sono dannatamente appetibili.

Metto le mani sulle sue cosce e poi poi le alzo, toccando la sua maglietta con l'intento di togliergliela. Prima che potessi farlo, Callisto mi blocca. «No, no» sussurra muovendo l'indice. «Ne ho avuto abbastanza crescendo tre figli»

La guardo facendo il broncio.

«Niente maratone di sesso, Jason» ride. «Dai, vai a lavarti che intanto io preparo tutto per la cena»

Le do un veloce bacio sulle labbra e mi alzo, poggiando il bicchiere sul tavolo. «Hai un ultima possibilità: vieni a fare una doccia con me»

Vedo che non mi risponde perchè impegnata a cucinare, perciò decido di lasciarla stare. Oggi è Natale. Sorrido velocemente guardano i fiocchi di neve cadere, avvicinandomi alla finestra. Le luci natalizie, i bambini del vicinato che giocano, i miei figli che finalmente mi vengono a trovare...Mi rende felice. Nego con la testa e mi dirigo in camera, vedendo il completo che mia moglie aveva posto sul letto. Amo mia moglie più di qualunque altra cosa al mondo, ovviamente insieme ai miei figli. Non potevo chiedere di meglio dalla vita e sono infinitamente grato a Dio.

Guardo velocemente l'orologio e mi accorgo che è tardi. Ho perso troppo tempo a pensare e poco nell'agire. Mi svesto e butto i vestiti insieme agli altri panni sporchi, andandomi a lavare. Perdo circa venti minuti di tempo per farlo. Mi metto un asciugamano intorno alla vita ed esco dal bagno, chiudendo la porta alle mie spalle.

Mentre mi sto mettendo dei boxer grigi della Calvin Klein, noto Callisto sullo stipite della porta mentre mi osserva.

La guardo alzando un sopracciglio, per poi tirarmi il labbro inferiore in dentro e succhiarlo leggermente. Alzo l'indice per dirle di venire verso di me. Lei chiude gli occhi e si morde l'interno della guancia forse cercando di resistermi.

In ventiquattro anni di matrimonio non mi sono mai stancato di fare l'amore solo con lei.

Sembra io sia riuscito a convincerla ma quando avanza verso di me, qualcuno suona alla porta.

Perfetto, i miei piani vanno in fumo!

Abbasso lo sguardo sistemandomi i boxer. Prendo i pantaloni, la camicia e la giacca, sistemandomi piano piano tutto alla volta. Mi guardo allo specchio e mi metto la cravatta.

«Papà» urla felice uno dei miei figli maschi.

Ho tre figli. Due maschi ed una femmina. I loro nomi sono: Drew, Austin e Sophia.

Stringo forte mio figlio a me, mentre mi emoziono. I miei figli sono il mio dono più grande e a causa delle loro rispettive famiglie, impegni di lavoro e personali, li vedo poche volte al mese.

«Papà, mi sei mancato anche tu» dice come se mi avesse letto nel pensiero, per poi sorridermi. «Dai, ora andiamo dalla mamma»

«Sono arrivati anche gli altri?»

«Sì, ma non...»

Non fa in tempo a finire la frase che mi butto nelle braccia di Sophia.

«Jason» urla Callisto dandomi una pacca sulla spalla. «La stai strangolando» ride insieme a Drew.

«Shhh» la zittisco ridendo insieme a loro. «Sono i miei figli. Dov'è Austin?» chiedo improvvisamente guardandomi intorno nella stanza.

«Non è potuto venire» sussurra mia moglie facendo un sorriso forzato. «Pare sia bloccato, a causa del brutto tempo, ancora a Malaga»

La guardo confuso non capendo.       

«Jason, Malaga è una città della Spagna. Austin era stato mandato lì per lavoro»

Non so perchè ma la mia mente mi riporto al mio sogno. Malaga. Madrid. Malaga. Madrid.

Scuoto la testa per un secondo. «Mettiamoci a tavola»

Nelle ore seguenti mangiamo, brindiamo, parliamo, ridiamo e scherziamo. Sentire le risate dei miei figli e di mia moglie mi riempe il cuore. Sono felice, anche se mi dispiace di non condividere questo giorno con Austin. Spero solo che lui stia bene.

wake up ➳ jason mccann as justin bieber Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora