9. kiss me

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«Caleb, tutto bene?» domandò Dylan preoccupato vedendo il collega nervoso.

«No cazzo, quel bastardo ha preso Callisto»

«Cosa diavolo stai dicendo? Spero tu sia scherzando»

«Guardami, secondo te sono in vena di scherzare? Voglio tra meno di due ore i referti sui corpi delle vittime, sperando che non sia mia moglie la donna morta» ringhiò Caleb, pregando tutti i santi che fosse ancora viva.

Nonostante la crisi matrimoniale e i litigi, la amava ugualmente ed era pur sempre la madre dei suoi figli.

Caleb si mise subito al volante della sua macchina.

***

«Fanculo» gridò vedendo la porta di casa sua aperta, una volta arrivato. I brividi si impadronirono di lui e non perché avesse paura dell'assassino, ma per la situazione andatasi a creare e per i bambini. Sbatté la porta alle sue spalle e controllò tutte le stanze del pianterreno, cercando i suoi figli. «Ragazzi, se siete nascosti uscite»

«Papà, sei tu» una voce invase la stanza. Sophia corse dal padre, il quale la prese in braccio.

«Dove è Austin?» l'agente strinse sua figlia nelle braccia, dondolandola dolcemente, non volendole mettere più paura di quella che avesse.

«Non lo so, la mamma aveva sentito dei rumori e ci ha urlato di nasconderci e di non fare nessun rumore»

«Eccomi» una vocina maschile spuntò da dietro lo stipite della porta.

«State bene?» Caleb accarezzò i capelli al piccolo maschietto di casa.

Sophia ed Austin annuirono.

«Perfetto. Ora vi devo chiedere delle cose e, più cose mi direte, più mi aiuterete. Avete sentito o visto qualcosa di particolare?»

«Eravamo nascosti dentro l'armadio come ci aveva detto la mamma. Non abbiamo visto niente papi» Austin abbassò la testolina quasi a scusarsi.

«Va bene ragazzi. Ora vi porto dalla zia Taylor. Lì sarete al sicuro» Caleb incitò i bambini a salire in macchina, mentre continuava a rassicurarli che Callisto stesse bene o almeno lo sperava vivamente.

Dopo aver raggiunto Nashville, Caleb raccomandò a Taylor di prestare molta attenzione ai piccoli e di non lasciarli soli neanche un momento.

«Guardami e dimmi cosa sta succedendo. Non sto capendo» Taylor chiese spiegazione al cognato.

«Ragazzi entrate in casa, io e la zia dobbiamo parlare di cose da adulti»

Quando Sophia e Austin erano ormai lontani, l'uomo si passò una mano sui capelli per la frustrazione. «Hanno sequestrato Callisto per farmela pagare, per ferirmi, per rendermi meno lucido nel risolvere il caso a cui sto attualmente lavorando. Non sono in grado neanche di fare il mio mestiere, né tanto meno prendermi cura dei miei affetti più vicini» l'uomo sorrise tristemente, mostrando quasi compassione per se stesso.

«Ti supplico riportala a casa. È l'ultima sorella che mi rimane e ti prego, fai attenzione»

«Lo farò» gridò Caleb mettendo in moto la sua Range Rover.

Durante il viaggio di ritorno ricevette una chiamata. Scorse il nome della persona, sperando fosse l' assassino, ma era solamente Stefan.

«Dimmi Stefan»

«La scientifica mi ha fatto sapere che i due corpi sono di Jenny Beltran e il suo fidanzato Tom Lose. Jenny è la sorella di Miranda» raccontò il collega.

Caleb fece un profondo respiro. «Non è il nome della prima vittima che abbiamo trovato?»

«Sì, ti aspettiamo in centrale per parlarne meglio»  

***

«Sei sorda? Ho detto di uscire dalla macchina» Jason spense il motore, estraendo la chiave dal nottolino.

«No, resto qua»

«Vedo che non capisci, devo usare le maniere forti?» domandò ancora, infastidito. Stava perdendo la pazienza e non era più abituato a trattare con persone di sesso femminile.

«Tanto mi ammazzerai ugualmente, no? Puoi farlo tranquillamente anche adesso»

Non aveva paura di morire, ma di come sarebbe morta.

«Per adesso mi servi viva»

La donna scese dalla macchina e guardò il suo aguzzino, analizzandolo dalla testa ai piedi. «Bel cappello. Dove lo hai comprato? Anche io lo voglio» mormorò, ammirando il suo cappello rosso di lana. «Che poi credo sia anche di marca, si vede dalle cuciture regolari e precise»

Lui sorrise leggermente, per poi alzare un sopracciglio. Fino all' ultimo aveva sperato di farle paura, insomma, chi non avrebbe paura di un assassino? Invece non accadde e ciò lo fece incuriosire. «Mi stai veramente domandando dove ho comprato il mio cappello?»

«Certo, perchè no? Le persone normali lo fanno. O...Aspetta, tu non sei normale...Sei uno psicopatico di merda» sussurrò entrando nella nuova casa di Jason.

Visto che la polizia aveva trovato quella nella foresta, fu costretto ad affittarne una nuova in campagna.

«Non sai niente della mia vita quindi tieni la tua boccaccia del cazzo chiusa» ringhiò Jason manifestando la sua disapprovazione.

Nessuno si doveva permettere di criticare chi era e di cosa si occupava. Nessuno gli era mai stato accanto nei momenti duri. Tutti gli avevano dato le spalle e aveva imparato a conoscersi da solo. Nessuno sapeva come fosse fatto veramente, anche perché cambiava sempre atteggiamento in base alle emozioni o situazioni.

«Sei uno psicopatico, un demente ed un bipolare del cazzo» disse Calisto ammirando i mobili della casa. Prima di fare la psicologa aveva lavorato come designer, e se un mobile non era abbinato perfettamente alla stanza, la faceva andare in panico. Era una donna piuttosto rigida sulla pulizia e l'ordine. Mostrò la sua disapprovazione nel vedere vestiti dell'uomo gettati a terra, arricciando il naso.

«Grazie ma è già vecchia questa, prova a dire altro» rise, prendendo una maglietta da terra.

«Mh sei sexy»

«Mi hanno già detto anche questo»

«Baciami» biascicò, avvicinandosi pericolosamente a lui. Attorcigliò le sue braccia intorno al collo del ragazzo, aspettando una sua reazione.

Jason la guardò per qualche secondo, cercando di capire se fosse seria o se lo stesse prendendo in giro. Ma questo non importava più di tanto in quanto l' avrebbe uccisa ugualmente, come tutte le altre vittime.

wake up ➳ jason mccann as justin bieber Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora