Stadium

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Non so come fosse riuscita a convincermi,forse con i suoi milioni di messaggi e chiamate,ma alla fine mi ritrovai con in mano un biglietto per lo stadio,sdraiata sul letto,ad osservarlo.

Perchè? Non lo so nemmeno io. Ma ho sempre avuto la strana abitudine di osservare,stare nel mio piccolo,ma intanto guardare i comportamenti della gente,i particolari. È una cosa strana e sincermente non so il motivo per il quale io lo faccia.

Mi alzai,l'orologio segnava le 17.45 e il ritrovo era alle 19.15 davanti allo Stadio. Appoggiai il biglietto sul comodino e mi diressi verso il bagno.

Mi feci una doccia,per poi uscire,asciugarmi,sistemarmi e cambiarmi.
Uscita dal bagno l'orologio segnava le 18.25.

Mi misi le scarpe,presi tutti i dovuti documenti e il biglietto,il giubbotto e uscii dalla stanza.

Come sempre la casa era in silenzio.
Buia.
Vuota.
Quasi inquietante.

Ma ormai,ci ho fatto l'abitudine.

Uscii di casa,chiudendo la porta a chiave.
Presi le cuffiette,le collegai al mio cellulare ed iniziai ad ascoltare musica,per camminare tranquillamente fino a destinazione.

Arrivai al nostro punto di ritrovo circa alla 19.10,cinque minuti in anticipo. Ma,nonostante questo,Chiara era giá lá,che saltellava sul posto esaltata e con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso. Era del tutto in bianco e nero. Scarpe,calze,pantaloni. Aveva un cappello con lo stemma della squadra,una sciarpa bianconera,il giubbotto con lo stemma sul petto,la maglia di uno dei tanti giocatori e delle strisce bianconere sulle guance.

Ma non era l'unica. Tutte le persone,in ogni angolo,erano vestite come lei,mentre io ero vestita come tutti i giorni,semplicemente,e forse non abbastanza,io.

Chiara mi vide e iniziò a fare strani segnali con le braccia,saltellando su se stessa.
"LEAAAAAA" urlò,continuando a sorridere.
Mi avvicinai togliendomi le cuffiette e cercando di non venir travolta da tutta quella gente.
"LEA,PIANGO. CAPISCI CHE STIAMO PER ENTRARE ALLO STADIO? IN TRIBUNA,VEDREMO I GIOCATORI DA VICINO,LA CURVA CANTARE,TUTTI I TIFOSI. SAREMO VICINO ALLA PANCHINA,IN TRIBUNA. SCLERO" urlò lei,senza quasi scandire le parole.
"Ti vuoi calmare? Manco stessimo per vedere Obama" risposi tranquillamente.
Lei diventò più seria e mi guardò fissa negli occhi "Questo è più di Obama,più di un concerto,più di uno spettacolo teatrale. Questa è la mia casa,la mia famiglia".

Quelle parole erano vere,non so che cosa me lo facesse credere,ma sembrava che venissero dal cuore,anche i suoi occhi stavano parlando.
Lei era sicura di quello che stava dicendo,lei sapeva che la sua felicitá era là.


Ed io,quando avrei trovato la mia?

ᴄʟᴀʀɪᴛʏ ; ᴘᴀᴜʟᴏ ᴅʏʙᴀʟᴀWhere stories live. Discover now