CAPITOLO VI

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Maya aveva vinto, ma la sua gioia non era certo per lo sfavillante futuro che la aspettava, (o avrebbe dovuto aspettarla...) come tutti continuavano a ripeterle. Lei aveva già deciso...
Yu continuava ad ignorarla, e, se avesse avuto qualche ripensamento, dopo aver notato Masumi e Shiori andarsene subito dopo l'annuncio, non aveva più dubbi, stava facendo la cosa giusta.
La festa le dava la nausea, doveva staccarsi da tutti, senza clamori, senza addii...

[Potremmo andarcene via, dimenticarci ]

Si allontanò con discrezione dalla sala, il giorno dopo sarebbe andata dal notaio e poi alla Mizuho Bank... si era documentata, bastava la sua firma per realizzare il desiderio di Masumi, poi avrebbe depositato tutto in una cassetta di sicurezza e sarebbe sparita dalla sua vita, e dal suo lavoro.

[Diffidenti e scettici
Sempre pronti e facili
Ad immaginare che
C'è una guerra di città...]

I giornalisti la cercarono senza successo e già si vociferava di una love story segreta con qualcuno dell'ambiente con cui sicuramente era andata a festeggiare. Era caccia aperta allo scoop.

Yu era sempre più amareggiato, e anche lui credette alle voci, forse l'ammiratore si era rivelato, lui non serviva più.

Quanto si sbagliavano tutti! Maya desiderava semplicemente passare un'ultima sera al parco, il posto in cui andava a riflettere quando era disperata, il posto in cui lui l'aveva trovata quella sera anni prima...
Ma quella sera non sarebbe andato da lei... lo sapeva.

Non si rese conto del tempo che passava, era notte fonda quando decise di tornare a casa, nessuno avrebbe notato il suo ritardo.
Purtroppo o per fortuna Rey era fuori per una tornèe, aveva provato a rientrare in tempo per l'assegnazione del ruolo della dea scarlatta, ma le lo spettacolo era andato così bene che continuavano a replicarlo e non era riuscita a tornare.

"Maya, sono sicura che vincerai" le aveva detto quella mattina al telefono
"Grazie per la tua fiducia..." le aveva detto lei

E ora aveva vinto, aveva vinto ed era sola, aveva perso il suo migliore amico... aveva perso la sua anima gemella... no, non l'aveva persa perché non era sua... forse il signor Hayami aveva ragione dopotutto a non credere a quella "storiella" come la chiamava lui.
Aveva vinto ma lui non si era complimentato con lei "Non sono riuscita a convincerlo..." una lacrima scese sul suo viso."
D'un tratto si rese conto che mancava qualcosa: nessun mazzo di rose... era davvero finita.
Non chiuse occhio, ma non ebbe ripensamenti, ogni momento la sua decisione le appariva come quella più giusta. Voleva solo che il mattino arrivasse presto.

Il sole del mattino la accarezzò col suo tempore, incurante del freddo invincibile che ormai sentiva dentro di sé, non avrebbe avuto il suo amore ma lo avrebbe reso felice. Sì, le sarebbe bastato, doveva bastarle.

Si alzò di buon ora, e si preparò per andare dal notaio, lo aveva avvisato nei giorni precedenti, che se avesse vinto lo scontro con Ayumi, avrebbe avuto bisogno di lui.

Quando gli aveva esposto le sue intenzioni Kobayashi era rimasto esterrefatto
"Signor Kobayashi, è ovvio che mi aspetto discrezione da parte sua"
"Ma certo, non ne dubiti" le aveva risposto il notaio.

L'atto era già pronto, erano presenti i testimoni necessari perché fosse considerato valido, mancava solo la sua firma.
Il notaio le porse la penna, lei quasi gliela strappò dalle mani, nessuna incertezza,"Fatto...", la sua firma campeggiava sull'ultima pagina dell'atto, il suo regalo d'addio al signor Hayami.

La osservò ancora un istante e constatò mentalmente "E' davvero la firma di una ragazzina" la calligrafia infantile rimarcava una volta di più l'enorme divario con il signor Hayami. I suoi biglietti così curati, la grafia raffinata, ogni tratto della sua scrittura faceva trapelare l'eleganza che lo contraddistingueva da sempre.

[Quanto tempo non lo so
Che non sogno un posto mio
Dove crescere perchè
Forse non si cresce mai]

Quanto erano lontani, due universi paralleli, eternamente vicini, destinati a non sfiorarsi mai. Lui non aveva voluto mettere la parola fine a quella situazione assurda, non poteva certo permettersi di perdere la dea scarlatta, ed in fondo non lo avrebbe sopportato.

Toccava a lei decidere, e aveva deciso. "Indietro non si torna" pensò tra sé.
Salutò cordialmente, prese la copia dei documenti che Kobayashi aveva fatto predisporre per lei ed uscì dallo studio.
Si sentì più leggera. Un ultimo sforzo e avrebbe potuto finalmente lasciarsi tutto alle spalle.
Si avviò decisa alla banca, firmò il contratto di conto corrente e quello relativo alla gestione della cassetta di sicurezza, lasciò i nomi delle persone che avrebbero potuto accedervi.
"Verranno sicuramente domani pomeriggio a depositare la firma..." prese la chiave numerata e si avviò all'uscita.
"Arrivederci signorina Kitajima"
"Addio..."

[Quello che c'è fuori e dentro di me non lo voglio perdere ]

D'un tratto ebbe paura di quello che stava per fare, ma fu solo un attimo, non si sarebbe tirata indietro... i giochi erano fatti "Indietro non si torna" si ripetè.

Non aveva nemmeno acceso il cellulare, forse avrebbe dovuto buttarlo da qualche parte, invece lo teneva ancora nella borsa, l'ultima tentazione, l'ultimo appiglio sul muro che era riuscita ad erigere tra sé stessa ed il suo passato, ma non avrebbe ceduto.

[Cammino e ripenso a te, a questa notte come se fossi qui, a cosa mai io salverei, meglio niente o forse tutto...]

Continuò a camminare per le strade di Tokyo, con l'espressione di chi vorrebbe solo rendersi invisibile, invece ogni edicola era tappezzata di manifesti inneggianti alla sua vittoria, provò una sensazione di fastidio.
Il suo pensiero andò ad Ayumi, chissà come si era sentita... Ayumi meritava di interpretare la Dea, mentre lei non voleva più farlo...
Maya aveva pensato anche a lei...

Passò davanti ad un fioraio e le vide, le rose scarlatte.

"Vorrei una di quelle rose" disse indicandole
"Scelga pure quella che preferisce" rispose il fioraio con tono distratto
Maya scelse quella dal colore più intenso, come intensi erano i suoi sentimenti per colui che sempre gliele aveva donate.
Si avvicinò al fioraio per pagare e fu allora che l'uomo alzò gli occhi su di lei e la riconobbe "Ma lei non è Maya Kitajima?" chiese semplicemente
Altrettanto semplicemente lei si limito a rispondere "No..."
Quando estrasse il portafoglio per pagarlo l'uomo la fermò "La consideri un regalo"
Non poteva accettare una rosa scarlatta da qualcuno che non fosse Masumi "Voglio pagarla." disse piano, estrasse 2000 yen e li posò sul bancone, "Tenga pure il resto" L'uomo, perplesso, non fece in tempo a protestare, lei era già fuori dal negozio. Sotto il suo sguardo stupito stava camminando con passo deciso. Ormai era lontana.

[Anche se non respiro e non mi vedo più
In un giorno qualunque dove non ci sei tu ]

Maya aveva scritto due lettere una per Masumi, una per Hijiri...ad Ayumi non aveva voluto scrivere nulla, sapeva che da quel momento in poi la rivale l'avrebbe disprezzata per quello che stava per farema avrebbe dovuto accettare la sua decisione, prima o poi...

Nella busta di Masumi aveva messo la chiave, in quella di Hijiri il numero della cassetta. Ora non restava che consegnarle.
Stupida, come poteva arrivare fino in fondo se avesse incontrato anche solo uno dei due, figuriamoci entrambi!
D'un tratto realizzò che non avrebbe avuto senso consegnarle di persona, avrebbe reso vani tutti i suoi propositi... Così tornò dal notaio e le lasciò a lui, pregandolo di convocare Hijiri ed il signor Hayami per il mattino successivo.

[Quello che c'è fuori e dentro di me non lo voglio perdere ]

Dove si volaWhere stories live. Discover now