Sorpresa

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Rimasi impietrita davanti alla porta a fissare quella figura tanto familiare. Le gambe a stento reggevano il mio peso ed ero sicura che se non mi fossi tenuta alla maniglia della porta sarei caduta. La fugura mi osservava dalla testa ai piedi guardandomi decidamente schifata ma io non riuscivo a distogliere le sguardo o a dire una parola.

"Merda Chris, ti ammazzo, ti levi da la davanti?!" Strillò Harry correndo verso di me ma non ci feci caso e lo ignorai completamente troppo concentrata dalla persona che mi osservava scrituando ogni minimo dettaglio.

"Si può sapere chi é?" Chiese ancora Harry spalancando la porta lasciando così una visione completa della situazione. Solo ora mi ricordai del nostro abbigliamento. Il maglione di Harry mi copriva più o meno fino a metá coscia lasciando nudo tutto il resto della gamba mentre, per fortuna, copriva i boxer che avevo rubato ad Harry. Lui invece, a petto nudo, cosa che faceva decisamente risaltare i tatuaggi che gli ricoprivano il corpo, aveva solo il pantalone di una tuta legato a vita decisamente troppo bassa che metteva in risalto la v del pube e facendo notare che lui indossava le mutande.

Avrei voluto sprofondare, sotterrarmi, uccidermi, volevo sparire dalla faccia della terra. Ma non riuscivo a muovermi di un millimetro.

"Christine non ti vergogni di questo abbigliamente indecoroso?" Chiese la figura scrutandomi avidamente facendomi abbassare lo sguardo suoi miei piedi nudi che poco a poco si stavano congelando.

"E questo chi é?" Chiese senza degnare di un minimo sguardo il riccio alle mie spalle il quale si irritó abbastanza per l'atteggiamento riservato nei suoi confronti

"Harry Styles." Sorrise lui porgendo la mano ma evidentemente infastidito. La sua mano testa fu deliberatamente ignorata e cosí la ritrasse rapidamente poggiando la mano sul mio fianco con fare protettivo e rivendicativo.
Chissà con quale forza di volontá si stava trattenendo.

"Forza andiamocene." Continuó la figura in tono autoritario senza smetere di fissarmi.

"Lei non se ne va." Controbbatte Harry spingendomi contro il suo corpo cercando di trattenermi con se, non sapeva però che tutti i suoi tentativi erano vani.

La figura lo guardava tra lo scocciato e il divertito. A quanto pare Harry non era riuscito a fare due più due e non aveva capito con chi stava parlando ma lo avrebbe scoperto presto.

"Sai chi sono io ragazzino?" Chiese guardandolo ridendo senza realmente essere allegra.

Harry rimase zitto a fissare la persona davanti a noi in cagnesco aspettando una risposta, evidentemente per capire cosa stava succedendo.

"Io sono sua madre." Il sorriso senza allegria di mia madre si allargó in un vero e proprio ghigno. Harry si irrigidì alle mie spalle ma mi strinse ancora di più a se in fare protettivo, gli avevo raccontato di lei e di come riusciva a manipolarmi e a farmi sentire in colpa con poche semplici parole e a quanto pare se lo ricordava.
Il suo gesto mi diffuse in corpo una tale sicurezza che alzai lo sguardo catturando il suo.

"Io non vengo con te!" Cercai di urlare ma tutto quello che uscì dalla mia bocca fu un sussurro.

"Come scusa?" Chiese mia madre visibilmente ironica ma io non volevo cedere. Harry strinse ancora di più la presa e un ondata di adrenalina mi travolse.

"Non verró con te!" Questa volta riuscii ad urlare provocandole però solo una risata mentre Harry stringeva i pugni sicuramente per trattenersi nel darle un pugno in faccia.

"Tu verrai con me che ti piaccia o no!" Strillo mia madre autoritaria. Quel tono lo conoscevo bene, non voleva sentire ragioni.

"Io voglio restare qui." Sussurrai abbassando lo sguardo.

"Qui?" Rise lei con finta allegria.

"Guarda cosa sei diventata stando qui!" Strillo indicandomi.

"Una sgualdrina!" Urlò ancora.

"Questo non è lo stesso ragazzo che mi ha risposto qualche giorno fa al telefono vero? Quello mi pare si chiamasse Samuel e sembrava un ragazzo bene educato, al contrario di questo qua tutto tatuato." Strilló guardando schifata prima me e poi Harry.

"Come si permette." Cercó di intromettersi Harry ma lei lo ignoró completamente.

"Devi tornare a casa, é per il tuo bene, per tutti i sacrifici che io e tuo padre abbiamo fatto per te, ma soprattutto per te stessa tesoro, tu puoi diventare qualcuno, ma non stando qui." Questa volta parlava dolcemente, aveva affinato questa tecnica con gli anni, mi urlava contro quello che non andava e mi imponeva di fare le cose 'per il mio bene' ma non c'entravo nulla io, era solo per se stessa che mi chiedeva di fare qualsiasi cosa.
Lei non era mai stata una mamma.

"Questa volta non funziona, non verrò!" Dissi fermamente.

"Sai che é inutile remarmi contro Christine, perché ti ostini a farlo." Disse lei sorridendo amaramente.

Mia madre prese il telefono e digitò un numero e io sapevo benissimo chi stava chiamando. Cloud l'autista.

"Cloud ho bisogno di te." Disse mia madre al telefono attaccando immediatamente la conversazione.

Cloud é sempre stato il nostro autista e non mi é mai piaciuto, eseguiva tutti gli ordini di mia madre come un cagnolino e non si faceva problemi a prendermo di peso e infilarmi in macchina per portarmi da lei esapevo giá che lo avrebbe fatto anche quella volta. L'avrebbe fatto e nessuno lo avrebbe fermato perché era un omone enorme che sembrava un armadio a quattro ante.

"Cosa le serve signora Bane?" Chiese Clode mettendosi dietro di lei.

"Chiestine deve tornare a casa." Disse tranquilla come se io e Harry non fossimo neanche li.

Clode fece un passo verso di me ma Harry mi si parò davanti.

"Non ti azzardare a toccarla." Disse non curante del fatto che l'autista fosse minimo tre volte lui.

"Spostati moscerino." Non ce n'era per nessuno se mia madre gli ordinava qualcosa, doveva eseguire come se sarebbe morto in caso contrario. Spintonò Harry di lato e mi caricò sulle spalle indifferente ai calci e ai pugni che gli stavo dando.

Clode l'armadio mi fiondo nel sedile posteriore dell auto chiudendo a chiave gli sportalli e facendo in modo che io non lo potessi aprire.

Inizai a sbattere sul vetro sperando che succedesse qualche miracolo e io non dovessi più stare in quella macchina ma dopo che mia madre si fu catapultata dentro l'auto partii a razzo lascindomi scolpita nella mente l'immagine di Harry che correva come un pazzo dietro l'auto.

Odiavo mia madre giá da tempo ma mai come in quel momento, tra me ed Harry era sempre stato tutto incasinato e forse proprio quel giorno sarei riuscita a fargli quella domanda che tanto mi frullava in testa ma no, lei era venuta a rovinare tutto, a rovinarmi la vita come aveva sempre fatto, ora peró aveva superato il limite.

"Domani Abbiamo un pranzo con un noto produttore discografico." Affermò mia madre senza neanche guardarmi in faccia.

"Io non canto più lo sai." Dissi in tono piatto guardando il vuoto di fronte a me.

"Oh si che canti, mi ha fatto i complimenti per la tua voce il ragazzo di quella che abitava accanto casa nostra." Rise.

"Louis? E cosa ne sai tu!" Strillai allarmata.

"Beh ero andata a cercarti nella tua stanza ma c'era solo lui e abbiamo iniziato a parlare e mi ha detto dove potevo trovarti e che hai riconinciato a cantare." Rise divertita lei. Non c' era nulla di divertente in questa situazione.

"Non verrò con te domani." Incrocio le braccia al petto accasciandomi sul sedile.

"Verrai, come sempre tesoro." Sorrise lei trionfante.

Avrei voluto toglierle dalla faccia quello stramaledetto sorriso ma non potevo perché ero una debole, una fottutissima ragazza debole e mi sarei fatta comandare anche questa volta.

Insegnami Ad AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora