Notte.

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Gli applausi di tutti i presenti mi riempirono le orecchio non appena Niall finì l'ultima nota.

"Ma sei bravissima" disse Liam che era rimasto a bocca aperta per tutta la durata dell canzone.

"Grazie" dissi timidamente mentre venivo sommersa da una valanga di altri complimenti.

"Perché non cantavi prima?" Chiese Zayn sorridendo. Non sapeva niente del peso che mi portavo dietro.

Quello che mi era successo non era poi una gran cosa, un operazione, molte persone ne aveva subita una, ma quando dovevo parlarne non ci riuscivo, mi bloccavo, mi vergognavo, mi sentivo come se avessi fallito in qualcosa. Avevo rovinato tutto, i miei piani, quelli dei miei genitori, ed era colpa di quell'operazione se io non avevo più cantato, ed era colpa mia se adesso non potevo neanche più vedere la mia dolce tata, era solo colpa mia se era successo tutto questo.

Mi accorsi di aver iniziato a piangere solo quando una lacrima cadde sulla mia mano. Guardavo in basso, non volevo vedere le espressioni di compassione stampate sui loro volti. Odiavo la compassione con cui mi guardava la gente ogni volta che sapeva, non volevo più essere guardata in quel modo.

Corsi su per le scale andando a rifugiarmi in bagno ma prima che riuscissi a chiudermi la porta dietro Harry si era già infilato nel bagno e aveva chiuso la porta a chiave. Potevo sentire i borbottii dei ragazzi di sotto, li sentivo rimbombare nel mio cervello, volevo farmi smettere.

"Si può sapere cosa ti prende?" chiese Harry guardandomi leggermente imbronciato. ma cosa voleva?

"Cosa vuoi Harry? Nessuno ti ha chiesto di seguirmi!" Dissi freddamente asciugandomi gli occhi.

"Beh scappi piangendo." Disse lui a voce più alta passandosi la mano tra i ricci.

"E a te cosa importa?" chiesi brusca inchiodandolo con lo sguardo.

"Niente!" Sbottò voltandosi.

"Non mi importa niente!" Disse ancora.

"Bene allora vattene!" Urlo in risposta senza distogliere il mio sguardo dal suo.

Tutto successe così velocemente che neanche me ne resi conto e in un secondo la mia schiena era attaccata alla porta del bagno e il suo corpo era pericolosamente vicino al mio. i suoi occhi, di un verde così scuro e intenso da non farli sembrare neanche i suoi, bruciavano nei miei.

"chi è?" Chiese in un sussurro che però traspariva tutta la sua rabbia.

"Ma di chi stai parlando sei impazzito?" Chiesi brusca cercando di allontanarmi ma con una leggera spinta mi fece ritornare alla posizione di partenza spingendo ancora di più il suo corpo verso il mio.

"Di chi sto parlando? Pensi anche di fare la finta tonta?" Urlò sbattendo il pugno sulla porta facendomi irrigidire e facendomi morire in gola tutti gli insulti che gli stavo per lanciare.

" ora che non puoi avermi improvvisamente mi vuoi, ora che sto con qualcun'altro dici di amarmi, mi vuoi solo perchè sono impegnato!" Urla recitando le parole della canzone che avevo cantato poco prima. Volevo che gli arrivasse un messaggio da quella canzone, certo, ma non era di certo quello che aveva recepito lui, c'erano altre parti fondamentali in quel testo che a quanto pare aveva totalmente rimosso visto che mi aveva piantato alla porta solo per sapere se stavo con qualcuno.

" é Samuel vero? ti ho vista con lui al bar! é ancora quello stronzo?! io lo ammazzo!" urla sbattendo di nuovo sulla porta ma questa volta staccandosi da me e iniziando a fare avanti e indietro per il bagno passandosi nervosamente le mani tra i capelli.

"Samuel? Ma ti rendi conto di quello che dici? Ti sei soffermato sull'unica parte inutile di quella canzone! dovevi soffermarti di più sul ' chi ti credi di essere?' Perchè è proprio quello che penso in questo momento! Chi ti credi di essere per venire a rompere a me, non sono la tua ragazza, non sono tua sorella, non sono tua madre, non sono nessuno per te, lasciami vivere la mia vita in santa pace!" Urlai dando sfogo a tutto il casino che avevo in testa. non sapevo neanche se ero riuscita a fare un discorso di senso compiuto, era uscito tutto di getto, tutto senza pensarci ma non mi pentivo di nulla. soprattutto vedendo la sua espressione disorientata.

"Tu sei mia, chiaro?" Ringhiò tra i denti sbattendomi di nuovo contro la porta e premendo il suo corpo sul mio facendomi sbarrare gli occhi. Un secondo prima era lui ad essere disorientato e ora io non riuscivo più a capire niente.

"Di nessun altro!" disse ancora tra i denti premendosi su di me.

"Nessun altro deve toccarti in questo modo..." Ringhiò passando le sue dita sulla mia coscia ma lo bloccai in tempo riprendendo coscienza di me prima che lui sfiorasse la mia parte più intima.

Lui era stato l'unico ad avermi anche solo guardata ma non era questo il modo, non ero una suo proprietà, soprattutto dopo averlo visto risucchiare la faccia e palpeggiare liberamente e senza ritegno quella biondina davanti al bar. Non si poteva minimamente permettere di farmi un discorso del genere.

"Non toccarmi." Lo spinsi via con tutta la forza che avevo in corpo riuscendolo a spostare.

" Non devi neanche azzardarti a toccarmi in una maniera del genere!" Urlai puntandogli contro il dito.

"L'ultima volta non mi sembra ti sia dispiaciuto!" mi sorrise malizioso facendo solo aumentare la mia ira.

"Non parlarmi in questo modo, non ti devi permettere! Dirmi cose del genere dopo che ti ho visto palpeggiare la biondina proprio davanti ai miei occhi! Che faccia tosta!"

"Nono sei la prima ad avermi fatto una sega Tesoro." mi sorrise malizioso prendendomi da sotto il mento e avvicinandosi al mio viso mentre io cercavo di divincolarmi vanamente dalla sua stretta ferrea.

"Anche se devo ammettere che queste tue manine inesperte erano così eccitanti mentre afferravano timidamente il mio...." sussurrò ancora prendendo una mia mano e accarezzandola prima che io la strattonassi via non lasciandogli finire la frase.

mi stava facendo innervosire troppo, dovevo andarmene via di li o l'avrei ucciso.

"Vai a farti fottere Styles!" Strillai spingendolo e cercando di aprire la porta chiusa a chiave ma invano.

"Tanto sei mia Pulcino, nessun altro dovrà toccarti come ho fatto io..." sussurrò al mio orecchio accarezzandomi il retro della coscia fino a risalire verso il mio sedere facendomi sobbalzare.

velocemente aprii la porta precipitandomi fuori, allontanandomi da lui e dalle sue parole che erano riuscite solo a lacerarmi dentro. iniziai a correre precipitandomi fuori da quella casa e ispirando profondamente l'aria fredda dell'inverno che ti punge le narici e ti fa lacrimare gli occhi. Dai miei occhi scivolavano lente calde lacrime ma non era il freddo a provocarle. Iniziai a correre, sempre più veloce, volevo tornare nella monotonia della mia stanza, volevo mandare via quelle parole ma nonostante corressi a più non posso loro continuavano a seguirmi, continuavano a rimbombarmi nella testa senza darmi tregua.

Piccoli sbuffi di fumo uscivano dalla mia bocca ad ogni respiro mentre, ormai vicina al convitto, camminavo nell'aria fredda della notte. Notte silenziosa, notte tranquilla, notte stellata, notte inconsapevole. Non sapeva la dolce notte ma intanto il mio cuore si stava lacerando sotto la forza di qualcosa che ancora non conoscevo.

Tutto era cosi calmo, i grilli gracchiavano, la luna brillava e le stelle le facevano cornice, solo ogni tanto passava qualche macchina interrompendo per qualche istante la quiete della notte che riprendeva subito dopo come se nulla fosse.

Come avrei voluto essere la notte in quel momento.


Il mio letto morbido fungeva da scudo mentre cercavo di mandare via tutte le emozioni negative di quella giornata e farle restare fuori dal piumone, fuori da me, fuori dalla mia testa.

Tutto inutile.


...



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