Party

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"El" dissi appena lei rispose alla chiamata.
"Chris, cos'é successo?" Rispose lei preoccupata. Probabilmente la mia voce tradiva il mio stato d'animo. Ero arrabbiata, delusa, triste non riuscivo neanche io a capire che effetto avevano avuto le sue parole su di me. Appena se n'era andato qualche l'acrima aveva solcato il mio viso, mi aveva delusa nel profondo, mi sentivo male, mi vergognavo di ció che avevo fatto, di ció che avevo lasciato che accadesso, avrei dovuto fermarlo, aveva ragione e mi odiavo per questo, lo odiavo. Nonostante la fasciatura iniziai a dare cazzotti al cuscino, al letto, ne diedi perfino uno al muro e nonostante dalla mia mano esca un po di sangue il dolore che provo é niente rispetto a quello che provo dentro.
"Niente" sussurrai ancora sorridendo della mia risposta visto che piu che niente quello che era successo era tutto.
"Solo, vieni per favore" chiesi. Volevo qualcuno con cui parlare, con cui sfogarmi, volevo anche qualcuno da picchiare ma non potevo farlo con lei, avrei decisamente trovato qualcun altro.
"Sto arrivando" disse chiudendo la chiamata e lasciandomi sola nel silenzio di quella stanza.
Mi guardai intorno e il mio sguardo si soffermó sul mio letto. Le lenzuola erano sgualcite come prova di ció che era successo. Sradicai completamente il letto per buttare quelle lenzuola a lavare, nonostante ci sia stato solo qualche minuto avevano preso il suo odore, un odore così buono e delicato che mi fece chiudere gli occhi mentre lo sentivo imprimersi nella mia memoria. Esitai un secondo ma lei sue parole mi tornarono in mente più vivide che mai e le gettai nella cesta dei panni sporchi con poche cerimonie.
"Chris si puó sapere cosa stai facendo?" Chiese la mia migliore amica che probabilmente era entrata e io neanche me ne ero accorta.
La guardavo senza vederla con gli occhi sbarrati.
"Chris mi spaventi cos'hai?" Chiese preoccupata.
"Devo andare in palestra" dissi superandola e iniziando a cambiarmi mettendomi una tutta e una magliettaccia.
"Chris dimmi cosa é successo!" Mi diceva.
"Devo andare!" Dissi più forte infilando alcune cose nella borsa.
"Smettila e parlami!" Urló parandosi davanti alla porta.
Non so dove trovai tutta la forza.
"Gli ho regalato il mio primo orgasmo!" Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
"E lui se n'é andato" urlai di nuovo.
"Gli ho regalato il mio primo orgasmo... e lui se n'é andato" sussurrai accasciandomi a terra. Realizzai solo in quel momento cosa era davvero successo e un misto di emozioni si alternó nel mio cervello, rabbia, delusione, disgusto.
Eleonor era accanto a me che mi guardava stupita e triste allo stesso tempo.
"Christine" sussurró poggiando la testa sulla mia spalla. Il pavimento era freddo ma non avevo le forze per tirarmi su. Tutto quello che era successo era tremendamente sbagliato, provavo disgusto verso me stessa, per essere stata cosí stupida da lasciarglielo fare, per essermi fatta imbambolare dalle sue parole, le persone mentono, mentono per ottenere i propri scopi e poi sparire.
Mamma avrebbe detto che ero una sgualdrina ed era proprio cosí che mi sentivo, la sua sgualdrina.
"Non lo sei" sussurró la mia migliore amica leggendomi nel pensiero.
"So a cosa stai pensando e non lo sei" sussurró si nuovo senza spostarsi minimamente.
Nonostante le sue parole peró io ero convinta di ció che pensavo perché solo cosí si poteva definire una ragazza che fa una cosa del genere.
"Io non lo voglio piú vedere" sussurrai.
"Io lo ammazzo" disse lei piú dura.
"Comunque ora hai la prova che ti sbagliavi" dissi sorridendo amaramente.
"Gia... ne ero così sicura"

Il sabato dopo.
Non l'avevo piú visto e questo era per me un sollievo estremo, almeno non avrei piú dovuto incontrare i suoi occhi. Ma quello che era successo con Harry rigirava ancora nella mia mente tormentandomi ma cercavo ogni volta di scacciarlo per regalare a tutti quelli che mi circondavano un sorriso falso di prima categoria.

"Chris sei un incanto!" Strilló la mia migliore amica guardandomi dalla testa ai piedi. Mi sentivo tutto fuorché un incanto, i capelli neri facevano risaltare la mia pelle troppo pallida ed essa faceva risaltare le labbra troppo rosse per non parlare degli occhi che erano sproporzionatamente grandi. Per non parlare dell abbigliamento che mi aveva costretto ad infilare Elonor. Jeans neri strettissimi, praticamente non riuscivo a respirare e una maglietta scollata davanti quasi quanto lo era dietro, un pezzo di stoffa insomma. Sulle scarpe però mi ero imposta, i niei stivaletti non me li avrebbe mai tolti.
"Sarà" dissi annoiata buttandomi la giacca e la sciarpa addosso.
"Stai zitta per favore, tu nin capisci niente!"
Ovviamente, lei sarebbe stata sexy anche con un sacco dell immondizia addosso e io non capivo niente.
"Non ho ancora capito perché dobbiamo andare a questa festa" chiesi scocciata, non volevo proprio andarci, non era alla caverna ma lei mi aveva costretto ad andarci e i luoghi che non conoscevo non mi ispiravano per niente.
"I ragazzi ci vanno e c'é anche Samuel" disse come se quella fosse una risposta plausibile.
Samuel, non gli avevo raccontato niente di quello che era successo e ancora non riuscivo a guardarlo perfettamente negli occhi, avevo paura si leggesse quello che avevo fatto e non volevo rischiare, lui era un ragazzo d'oro.
"Certo, certo" risposi contrariata.
Non volevo andare, volevo starmene a casa nel letto a bere una cioccolata calda con la panna ma El mi aveva perfino nascosto la cioccolata dicendo che era per il mio bene. Se davvero voleva il mio bene doveva lasciarmi quella cioccolata!

La festa era iniziata e la villa dove si svolgeva era gia stracolma di giente e vibrava per l'alto volume della musica. Mi stava gia venendo la nausea, sarebbe stata uno schifo di festa.

"Gemelle!" Urló Zayn che era nel giardino e corse ad abbracciarci.
"Ciao Zayn" urlammo insisme sorridendogli.
"Wow" disse guardandoci attentamente e aprendo la bocca come se fossimo di una bellezza ammaliante, forse El, non io.
Ci condusse dagli altri e Samuel mi attiró a se per un rapido bacio prima di portarsi il suo drink alle labbra e berlo tutto in un sorso.
"Ciao Piccola" mi salutó posando il bicchiere.
"Vuoi da bere?"
"No grazie"
Non avevo davvero voglia di bere o festeggiare o fare qualsiasi altra cosa, mia nonna si sarebbe scatenata di più.
"Chris, andiamo a ballare" disse qualcuno e venni trascinata in pista seguita da tutto il nostro gruppo che si muoveva a ritmo di musica in simbiosi con il resto della massa.
Sam mi teneva i fianchi e mi attirava a se mentre io gli legavo le braccia al collo ondeggiando.
Le sue dita sulla mia schiena non mi facevano nessun effetto, certo erano piacevoli ma nessun bruvido, nessun'emozione.
Odiavo pensarci, odiavo pensare all effetto che avevano le dita di Harry appena aveva sfiorato la mia pelle ma ogni volta il ricordo tornava a galla.
"Devo prendere una boccata d'aria" dissi spingendo leggermente via Samuel che si offrí di accompagnarmi ma io rifiutai, volevo schiarirmi le idee e lui non doveva esserci.
Arrivai al giardino sul retro stranamente sane e salva vista la valanga di corpi che inconbeva nella casa, sembrava un girone dell inferno dantesco.
L'aria fredda mi accarezzó la pella nuda facendomi rabbrividire ma quela carezza era ben accetta per i miei pensieri in tumulto.
La neve brillava alla luce della luna e la musica veniva attufata. Non c era nessuno tranne una persona seduta sull'erba poco più in la. Qualcuno come me era venuto a schiarisi le idee probabilmente. Guardai meglio e quel qualcuno era Harry. Cavolo ma pure qui?! Non l'avevo visto per una settimana e ora rispuntava fuori che odio. Tornai leggermente in dietro quando lo vidi gettarsi nella neve e iniziare a ridere di fusto.
Era ubriaco. Proprio questa mi doveva capitare?
"Harry" dissi mentre camminavo lentamente verso di lui che si voltó e piantò i suoi occhi verdi nel miei. Erano spenti, occhi di chi aveva bevuto decisamente troppo.
"Pulcino" sbiascicò con un sorriso sbilenco.
Almeno mi avev riconosciuto.
"Che stai facendo nella neve fa freddo" dissi in piedi di fronte a lui.
"Rinfresco la mente" disse portandosi una manciata di neve sulla fronte.
Dio era ridcolo avrei dovuto lasciarlo li.
"Rientriamo dentro dai" dissi cercando di tirarlo su ma il suo peso mi fece cadere a terra provocando una risata di lui.
"Sei bella sai" disse guardandomi negli occhi.
"E tu sei ubbriaco" dissi cercando di tirarmi su ma senza riuscirci visto che lui mi teneva.
"No davvero, sei bella, i tuoi occhi sono così grandi, sembra che possano contenere il mondo e hai le labbra così rosse, mi piacciono, per non parlare della palle, hai una bella pelle, morbida" sbiascicó toccandomi la guancia provocandomi dei brividi su tutta la schiena.
"È l'alcol che parla, andiamo dentro ti ammalerai"
"Voglio stare fuori" disse buttandosi giù.
Sembrava un bambino di due anni e la mia pazienza era arrivata al limite.
"Harry quanto hai bevuto?" Chiesi leggermente arrabbiata, non ci stava capendo niente e non poteva rientrare in queste condizioni.
"Un po" dice facendo la quantitá con il pollice e l'indice.
"Un bel pó" continuó ridendo allargando le braccia fino quasi a farle toccare dietro.
Perfetto era partito, dovevo accompagnarlo a casa, non potevo lasciarlo li.
"Ti odio ricordatelo" dissi arrabbiata tirandolo su.
"Dove stiamo andando" sbiascicó lui guardandosi intorno.
"A casa, e parla il meno possibile" dissi tra i denti mentre trasportavo quel peso massimo all interno per passare dall altra parte della casa dove avevo la macchina.
"Perché?" Chiese come un bambino di cinque anni.
"Hai l'alito che puzza di alcol e potrei ucciderti con le mie stesse mani quindi meno cose dici piú possibilità hai di vivere" dissi furiosa.
Ma da lui non mi arrivó una vera risposta, rise e basta, cosa che mi fece infuriare ancora di piú.
ma non potevo lasciarlo li, dovevo portarlo a casa.
...

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