Fata Madrina

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Mi svegliai con la luce che filtrava dalla finestra e con una strana sensazione. Nella mente riaffiorarono le parole della madre di Samuel ma le scacciai subito, non potevano tormentarmi anche di prima mattina.

Dovevo farmi una doccia per poi scendere a fare colazione ma sentii bussare alla porta.
"Avanti" dissi leggermente infastidita. Nessuno sapeva che ero sveglia, perché venire a bussare, non era neanche tanto tardi, erano solo le otto.
Entró un Samuel gia vestito di tutto punto, jeans e camicia. Dovevamo fare colazione non una cena di gala, perché era vetstito cosí.
"Sei sveglia" disse sorridendo.
"Si" dissi non potendo che sorridere di rimando.
"Scendi per la colazione?" Mi chiese ancora davanti alla porta.
"Certo, mi faccio la doccia e scendo, se vuoi aspettami qui, non mi va di scendere giù da sola" dissi prendendo la roba per la doccia e fiondandomi in bagno.

Sapevo che lui era la fuori così cercai di fare il prima possibile. Mi insaponai velocemente per poi sciacquarmi altrettanto in fretta. Mi asciugai i capelli in fretta e in furia lasciandoli leggermente umidi e mi cambiai indissando dei jeans e una camicetta color pesca.
"Spero che vada bene così, non sapevo cosa mettermi"
Dissi uscendo dal bagno ma ció che trovai fu totalmente inaspettato.

Samuel stava posando il mio telefono sul comodino dove era prima. Cosa ci faceva con il mio telefono in mano, mi stava controllando?
" Così vai benissimo, puoi mettere ciò che vuoi." mi rispose con un sorriso smagliante, sembrava non si fosse accorto della mia faccia sconcertata che lo guardava a bocca aperta.
"Cosa ci facevi con il mio telefono" dissi furiosa. Non si doveva permettere di mettere mano nella mia roba, poteva essere Samuel, mia madre, Obama o il papa non mi interessava avevo diritto alla mia privacy e lui la stava deliberatamente violando.
"Oh si, era la seconda volta che ti chiamava tua madre, così le ho risposta per dirle che era tutto ok e che l avresti richiamata non appena saresti uscita dalla doccia." disse in un sorriso.

Cosa? Non poteva essere vero, avevo cercato di ignorarla per tutto questo tempo e ora lui che fa?! Le risponde! Come se niente fosse! Ma come si permetteva, io non mi sarei mai permessa di rispondere alle sue chiamate, come gli era saltato in mente.
Sentivo crescere la rabbia e non riuscì a contenermi.
"Come ti sei permesso!" Urlai guardandolo dritto nei suoi occhi spaventati.
"Io...io non pensavo che ti avrebbe dato fastidio" balbettó.
"Tu non sai niente! Hai rovinato tutto! Tanta fatica sprecata!" Urlai prendendo il cellulare e uscendo rapidamente dalla porta.
Mi precipitai giù per le scale e fuori dalla porta andando a sbattere contro una colonna di muscoli ricci e tatuaggi.
"Buongiorno Pulcino" disse malizioso.
"Senti Harry lasciami stare non é aria" dissi furiosa superandolo.
"Hai le tue cose?" Mi chiese correndomi dietro mentre io mi dirigevo a passo svelto verso il cancello principale.
"Harry lasciami stare" urlai.
"Con calma" disse alzando le mani senza smettere di seguirmi.
"Smettila di giocare con me, vattene!" Urlai accellerando il passo e lasciandolo li fermo a fissarmi mentre velocemente uscivo da quella casa.

Il freddo mi si era insinuato nelle ossa e avevo fame così mi ritrovai davanti a starbucks per un cappuccino e un muffin ai mirtilli.
Restai mezz'ora li dentro.
Era caldo e il brusio delle persone che parlavano conciliavano i miei pensieri.

Mi ero infuriata tantissimo quando avevo scoperto che Samuel aveva riusposto alla chiamata di mia madre che forse avevo anche esagerato a reagire in quel modo ma in quel momento avevo visto la fatica di questi mesi svanire in una nuvola di vapore. Volevo ignorare mia mamma per il fatto di avermi sempre fatto sentire una nullitá e non volevo piú sentirmi in quel modo. Lui non poteva saperlo, certo, non gliene avevo mai parlato, ma non doveva rispondere. Poi c'era sua madre, quella donna mi metteva in soggezione, era così fredda e distaccata che sembrava mentire costantemente, ma l'altra sera, sembrava così ferita, non pensavo che Harry fosse così ingrato alla sua famiglia. Harry, chi l'avrebbe mai capito quel ragazzo. Un secondo era di un umore, il secondo dopo di umire completamente opposto, ogni volta tra di noi le cose si complicavano sempre di più, avrei preferito non vederlo più, avrei preferito odiarlo fino a volerlo vedere schiacciato da una macchina piuttosto che essere cosí attratta da lui, cosí vulnerabile al suo tocco, così esposta ai suoi occhi...

Qualcosa attirò la mia attenzione oltre la vetrina del locale. Una donna bruna mi stava osservando. Aveva dei lunghi capelli marroni, due occhi chiari e un vago sorriso che si allargó maggiormente quando capì che l'avevo notata per poi allontanarsi.
Quella donna aveva qualcosa di vagamente familiare e, un qualcosa che mi ispirava fiducia e curiosità così mi precipitai fuori.

"Scusi" urlai nel tentativo di fermarla e lei si voltó subito, come se si aspettasse che io la chiamassi.
"Si?" Disse sorridendomi.
"Noi ci conosciamo?" Chiesi d'istinto.
"Oh, non credo cara" sorrise comprensiva.
"Io sono Christine Bane" dissi porgendole la mano"
"Anne" rispose stringendo la mia mano.
"Prima mi stavi osservando, perchè?" Chiesi arrissendo.
"Beh, eri tutta sola, assorta nei tuoi pensieri, sembravi in un altro mondo" disse come giustificazione e io la presi per buona, quella donna mi ispirava una grandissima fiducia e non so per quale motivo sentivo un forte bisogno e desiderio di confidarmi con lei, forse lei poteva darmi le risposte. Mi sentivo un po cenerentola con la sua fata madrina.
"Già pensavo a un sacco di cose" dissi pensierosa.
"L'ho notato" sorrise amabilmente.
"Sto insieme a Samuel Nave" dissi memtre lei si stava allontanando, volevo sfogami, volevo sfogarmi con lei perchè lei mi esprimeva così tanta fiducia che gli avrei potuto raccontare qualsiasi cosa.
"Vuoi parlare tesoro?" Chiese con quel suo sorriso comprensivo.
Annuii e insieme ci dirigemmo vero il parco.
"Sfogati" disse quando ci sedenmo sulla panchina.

Le raccomtai tutto, dal primo giorno di college fino alla litigata di poco prima, le raccontai di come quegli occhi verdi mi avevano quasi fatto fare un incidente, le raccontai del falò, della canzone, di quando avevamo dormito insieme, delle litigate costanti, della neve e la sua stanza segreta, ogni cosa.
"Cosa posso fare io?" Chiesi disperata.
"Ti sei messa in un bel casino ragazza" disse pensierosa guardando il cielo.
"Lo soo" risposi profindando il viso nelle mani.
"Tranquilla, tutto si risolve, ma a te piace questo Harry?" Disse in un gran sorriso.
"No, cioé si, non lo so, sta di fatto che lui non vuole me, lui vuole solo giocare con me, mi ha preso come un divertimento, é come il gatto che gioca con il topo prima di mangiarlo e io non voglio essere il topo, io mi sono stufata di essere il topo. Sapebbe tutto piú facile se lui non fosse cosí bello... se i suoi occhi non mi facessero immobilizzare ogni volta che si fissano nei miei e se la sua voce non mi facesse tremare le gambe... e invece va così e io non so proprio che fare." Dissi disperata.
"E invece samuel ti piace?"
"È un bravo ragazzo"
"Tesoro ti sei data la risposta da sola"
"Come faccio, ora sono dai suoi genitori" dissi triste.
"Niente é perduto" mi sorrise.
"E se vuoi un mio consiglio personale non fidarti troppo di sua madre... non é una persona onesta."
Disse allontandandosi la fata madrina...

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