Cosa voleva Harry da me?
Perché continuava ad allontanarmi se per lui ero importante?
Perché litigavamo di continuo?

Non c'era risposta a queste domanda, neanche la più lunga delle riflessioni in doccia avrebbe potuto rispolvere il dilemma Harry. Era disordinato come i suoi ricci.

"Piccola é pronta la cena" sentii bussare alla porta.
Samuel era fuori e io ero quasi pronta.
"Un secondo" dissi infilandomi le mie adorate vans.
Nonostante i termosifoni accesi faceva abbastanza freddo, sará per i mobili antichi, così optai per un pesante maglione e dei jeans neri.

Scendemmo in sala da pranzo dove la madre e il padre ci aspettavano giá seduti. Susan in un espressione fredda mentre Robert sorridendoci amabilemnte.

La porta si aprì di nuovo non appena mi misi a sedere.
Harry entró in un espressione severa. Non era arrabbiato, solo severo.
"Robert" disse stringendo la mano al padre.
Strano, c'era tensione tra di loro, non era normale per delle persone che avevano vissuto anni sotto lo stesso tetto.
"Susan" disse tendendo la mano verso di lei ma essa lo abbracció calorosamente, un calore glaciale visto che lui non ricambió.
"Quante volte ti ho detto di chiamarmi mamma" disse lei con voce gioiosa. Sembrava molto convincente se non le guardavi gli occhi, erano freddi, non esprimevano nessuna emozione.
Harry invece era frustrato aveva la mascella contratta e avrebbe voluto ribattere ma non lo fece e si mise a sedere proprio accanto a me. Merda.

Olly portó la prima e poi la seconda portata e io mi ci fiondai immediatamente, non mi ero accorta di avere così fam, d'altronde non avevo fatto la mia solita merendina quindi era normale.

"Sei di buona forchetta eh" rise Robert rompendo il silenzio.
Per poco non mi strozzai, mi stavo strafogando e non ero davvero carino, subito posai coltello e forchetta e mi contorsi le mani sorridendo imbarazzata, ero sicuramente arrossita troppo.
"Mi scusi" sussurrai guardandomi intorno. Robert mi sorrideva tranquillo insieme a samuel, Susan mi guardava leggermente schifata mentre Harry sorrideva continuando a mangiare, senza alzare lo sguardo.
Susan era molto fredda e distaccata nei miei confronti ma forse il motivo era il fatto che sono la ragazza del figlio quindi deve prima inquadrarmi bene. Resta il fatto che i miei sguardi iniziavano ad infastidirmi.

"Cosa stai studiando?" Mi chiese con voce fredda Susan.
"Sto studiando per diventare fisioterapista" dico sorridendole, sorriso che non venne ricambiato.
"Come mai? I tuoi sono fisioterapisti?" Chiede prontamente.
"Oh no" risposi.
"Mia madre é avvocato e mio padre fa l'impiegato in un azienda" dico rapidamente, non volevo parlare dei miei genitori.
"Voi di cosa vi occupate?" Chiesi innocentemente per distogliere l'attenzione da me.
"Oh cara" disse senza sentimento.
"Noi abbiamo una grande azienda dove ben presto nostro figlio verrá a lavorare" disse sorridendo orgogliosa. Sapevo che si riferiva a Samuel, di sucuro non riuscivo a figurarmi Harry comandato a bacchetta da Hitler biond, ma il fatto che non lo avesse specificato dandolo per scontanto mi aveva infastidito.
"Harry o Samuel?" Chiesi cercando di non farla sembrare una sfida.
"Samuel ovviamente" disse sprezzante.
Prima faceva tutta la carina con Harry e poi lo disprezzava così senza contare che lui fosse proprio davanti a lei.
Stavo per rispondere la tono quando una mano si poggió delicatamente sulla mia coscia fermandomi il repiro e facendomi morire le parole in gola.
"Ok" risposi quando il pollice iniziò a tracciare piccoli cerchi.

Il suo tocco mi aveva fatto chiudere lo stomaco perció non toccai piú nient'altro mentre lui sorrideva soddisfatto del suo gesto.

Mi faceva ancora cosí effetto? Perché? Dio quando avrei voluto schiaffeggiarlo proprio in quel momento ma non potevo, non davanti a tutti.

"Christine" la voce di Susan riecheggiava in salotto e mi diressi immediatamente da lei, chissá che voleva da me.
"Siediti cara" disse indicando il posto accanto a lei sul divano. Il salotto era davvero immenso, con un camino e due divani alternati a due poltrone sicuramente molto soffici. Ma io mi sedetti accanto a lei.
"Abbiamo iniziato con il piede sbagliato" disse. Sembrava sinceramente mirtificata ma non ero ancora pronta ad abbassare la guardia.
"Ma sai, sei la ragazza di mio figlio e per una mamma nessuna é mai all'altezza del proprio bambino, peró tu sei una brava ragazza, me lo sento, perciò voglio ricominciare da capo" disse sorridendomi.
" Susan Nave" disse porgendomi la mano speranzosa.
"Christine Bane" sorrisi stringendola. Avevo deciso di fidarmi.

"Ti faccio vedere una cosa" disse tirando fuori un album di foto.
Si mise a sfogliarlo facendo passare istantanee di un piccolo Samuel nella culla, poi mentre giocava in una stanza, foto di loro due, foto di Rober e Samuel, tutti e tre insieme, Samuel che cresceva, ma neanche una foto in cui ci sia anche Harry.
"Ti starai chiedendo perché non ci sia Harry" disse tristemente.
Annuii in risposta.
"Devi sapere che trovai Harry fuori dalla porta di casa avvolto solo in una copertina con il nome e il cognome su un foglio, nonostante lo svessi accolto e trattato come un figlio lui era sempre ribelle, non rispettava le regole, era irrispettoso e non voleva far parte di questa famiglia ma io non potevo lasciarlo per strada e non potevo affidarlo ad una casa famiglia, lui era mio figlio, lui é mio figlio anche se non si sente tale." Disse tristemente. Sembrava sinceramente addolorata e mi dispiaceva per ciò che aveva passato, per ciò che stava passando.
"Per questo prima ho reagito cosí alla tua domanda, per me Harry é un figlio, ma me lo ha detto chiaro e tondo che non vuole avere niente a che fare con noi così non lo abbiamo preso in considerazione e questa cosa continua a tormentarmi e a farmi male." Era sull'orlo del pianto ma non riuscivo a dire una parola o a muovermi.
"Scusami cara" disse dopo un paio di minuti di silenzio.
"Sarai molto stanca, va a dormire" mi sorrise.
Salii le scale senza fiatare, nella testa mi vorticavano le sue parole e quelle di Olly, non riuscivo più a capirci nulla, avrei voluto non pensare, addormentarmi e non sognare nulla e invece nella mia testa vorticavano occhi verdi, copertine, foglietti con su scritto solo nome e cognome e grandi e delicate mani.
...

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