XII Io, Lui e la Partenza

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Il grande giorno era arrivato.

Dopo una serie di litigi sia con mia madre, che con i dottori, che con Andrea, finalmente era arrivato il giorno della mia partenza con Stephan.

Facile immaginare il perché i dottori non fossero d'accordo, d'altronde nessuno aveva accettato pienamente la mia scelta nel non curarmi.

Per quanto riguarda i miei genitori, erano preoccupati sia per il viaggio in aereo che della lontananza, oltre che della mia salute, ma Stephan li aveva rassicurati, difatto c'erano più dottori dentro ai paddock che in un Pronto Soccorso.

Invece con Andrea più che litigato, c'era stato un confronto.

Si trattava di soli cinque giorni di assenza, però, effettivamente dal giorno della scoperta della mia malattia, non ero mai stata così tanto lontano da casa.

Alle quattro in punto, sentii suonare il campanello, era arrivata la macchina che mi avrebbe accompagnato sino in aereoporto.

"Camilla sei pronta? C'è un auto qui per te, sbrigati!" mi urlò mia madre dal piano di sotto.

Dopo aver spinto le ultime cose nella mia borsa, gettai un'ultimo sguardo verso la stanza per assicurarmi di non essermi scordata nulla e ormai stracolma di valigie, borse e borsettine corsi al piano di sotto per salutare i miei genitori e Milo.

"Uffa però, volevo venire anche io insieme a voi, chissene importa della scuola" borbottò mio fratello dalla cucina.

"La scuola è importante, dai sarai dei nostri la prossima volta"

"Mi raccomando Camilla fai attenzione, comunque fai ancora in tempo a rinunciare..." mi avvertii mia madre guardandomi fissa negli occhi.

"No, grazie!" risposi

"Divertiti tesoro" mi disse mio padre con un dolce bacio sulla fronte.

Mentre salivo in macchina mi girai verso di loro, fermi sulla soglia della porta di casa che, manco stessi partendo per il fronte, mi facevano dei cenni con il braccio.

Avvertii come una fitta allo stomaco, lo stavo per fare veramente, senza di loro però.

Arrivati in aereoporto, l'autista mi scortò sino dentro la pista degli aerei, solo in quel momento scoprii che non avremmo volato come tutti, ma quello che mi aspettava era un vero e proprio volo in jet privato.

Gettai uno sguardo fuori dal finestrino, era esattamente come nei film.

Accanto alla mia auto era già parcheggiata un'altra macchina nera, dalla quale, una serie di uomini vestiti in giacca e cravatta scesero con in mano diverse valigie.

"Signorina siamo arrivati, può recarsi immediatamente dentro il velivolo, non si preoccupi per le valigie, pensiamo a tutto noi"

Ringraziai ed incredula scesi dall'auto.

Mi guardai intorno, ancora non potevo credere che tutto quello fosse vero e stesse accadendo davvero a me.

Salii gli scalini scattando almeno una decina di foto, tutte da inviare ad amici e parenti.

Entrai ed erano già tutti pronti per la partenza.

"Finalmente sei arrivata!" esclamò un uomo di spalle.

"Non è stata colpa mia, c'era un traffico pazzesco per strada" risposi mentendo spudoratamente.

"Vuoi fare tutto il viaggio in piedi o decidi finalmante di sederti?" mi domandò Stephan che nel frattempo si era girato per fissarmi con il suo sorrisino ironico.

A una Vita da TeWhere stories live. Discover now