VII. Io, lui e La Gara♤

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Era stata una giornata strana, a tratti surreale.

La mattina seguente mi giravo e rigiravo nel letto per comprendere la mia reazione nel parco, a posteriori ritenuta esagerata.

La mia conclusione finale fu che, durante quel pomeriggio trascorso con Stephan, mi ero sentita solo Camilla, la ragazza spensierata il cui unico problema era scegliere la materia da studiare per passare il prossimo esame all'università.
Il fatto che lui ignorasse la mia reale situazione, la mia malattia, mi faceva sentire una ragazza normale.
Stephan non mi trattava come gli altri, non mi guardava con quello sguardo di compassione misto a tristezza, che chiunque aveva nei miei confronti dopo aver saputo della mia situazione.
Mi alzai, erano più o meno le otto di mattina, iniziai a prepararmi mentre la sveglia di Milo iniziò a suonare.
Antonio sarebbe arrivato in hotel per le nove e mezza, quindi noi per quell'orario dovevamo essere pronti.
Era il grande giorno, anche se il nostro ultimo e per quello anche il più speciale.
Milo saltò fuori dal letto come un grillo, non lo avevo mai visto tanto eccitato e impaziente.
Mi raggiunse nel bagno e iniziò ad urlarmi "Dai, dai sbrigati! Oggi è il giorno della gara, voglio essere il primo ad arrivare, anche prima dei piloti" mi disse sbattendomi le mani davanti al mio viso.
Dopo circa un'oretta eravamo entrambi pronti e puntuali ad aspettare nella hall dell'albergo Antonio e la sua auto.
"Eccolo, è arrivato" urlò mio fratello mentre stava già correndo in direzione dell'uscita.
"Buongiorno Antonio, come stai?"
"Benissimo, quando mi alzo e vedo il cielo così limpido ed azzurro, non può che essere una splendida giornata, voi invece come vi sentite? Oggi è il vostro ultimo grande giorno"
"Si, beh da una parte mi dispiace che questa avventura sia giunta al termine, dall'altra però non vedo l'ora di vedere una gara di formula 1 dal vivo"
"Se pensate che nei giorni scorsi ci fosse tanta gente, aspettatevi oggi l'apocalisse" si girò verso di noi ridendo.

Il traffico era più intenso del solito, quindi io e Milo decidemmo di scendere qualche metro più indietro del solito e incamminarci in direzione dell'autodromo.

"A dopo Antonio e ancora grazie"

"Divertitevi!"

Ci mettemmo all'incirca dieci minuti prima di raggiungere il nostro solito punto d'incontro.

"Ragazzi da questa parte" si sbracciava Silvia da dietro il cancello della nostra ormai consueta entrata.

"Oggi è il caos più totale" ci urlò Silvia nonostante fosse a pochi centimetri da noi.
"Lo avevamo notato effettivamente" le risposi in tono eufemistico. "Visto che ci sono buone possibilità della vittoria di Stephan, della sua Ferrari e data la sua posizione in classifica, i biglietti per questa gara sono andati sold out nel giro di pochi minuti"

"Beh diciamo che lo avevamo notato anche nei giorni scorsi che è una gara parecchio sentita..." risposi rassegnata alla confusione che imperversava dentro quell'autodromo.
"Purtroppo ragazzi oggi non potrò stare con voi, ci sono troppe cose da fare, però ci vediamo dopo davanti ai box, divertitevi" nel giro di pochi secondi era già sparita tra la folla.

"Dai andiamo Cami, guarda che bello, è pieno di gente, quella deve essere la tv, andiamo a salutare la mamma" esclamò mio fratello aggrappandosi al mia braccio e trascinandomi con foga verso la folla.
"Milo aspetta non voglio stare qui in mezzo a tutte queste persone" "Ma come? E' per questo che siamo venuti, dobbiamo vivere questa esperienza a pieno, insieme..."

"Lo so,  però in questo momento non me la sento, preferisco stare un pò da sola"
"Va bene" mi rispose sbuffando.
"Ci sentiamo dopo, divertiti" gli risposi abbracciandolo.

Raggiunsi il luogo che tanto mi aveva affascinato il primo giorno. Chiusi gli occhi e cercai di immergermi nel silenzio della mia testa e dell'atmosfera vissuta il giorno precedente.
"Camilla?!" una voce mi svegliò e mi fece aprire gli occhi.

Mi girai e subito lo riconobbi, era Stephan.
"Che ci fai te qui?" Gli domandai sorpresa.
"Quando ho qualche minuto prima della gara mi piace venire qui, come puoi vedere il caos regna sovrano ovunque, tranne che in questo piccolo angolo di autodromo, te invece che ci fai qui? Perché non sei in mezzo a divertirti insieme a tutti gli altri?" mi rispose con le braccia poggiate sulla ringhiera.
"Ad essere sincera avevo bisogno di un pò di pace..."
"Ah ho capito, se preferisci me ne vado!"
"No no aspetta devo dirti una cosa..."
Feci un respiro profondo.

"Per prima prima cosa vorrei scusarmi per il mio comportamento di ieri" 

"Oookkk..." mi rispose assottigliando gli occhi.
"Mi dispiace non avertelo detto prima, ma" e tutto d'un fiato "c'è un motivo se siamo qui e penso che anche tu abbia capito che non è perché siamo raccomandati da chi sa chi. Sai...sono malata, molto malata..."

Abbassò lo sguardo e dopo pochi secondi "Speciale" mormorò alzando gli occhi e guardando dritto davanti a lui.
"Terminale per la precisione, uno dei sogni di mio fratello era quello di assistere ad una gara di formula 1 e di conoscere il suo idolo, volevo realizzare questo suo desiderio per il suo diciottesimo compleanno"

Imbarazzato e allo stesso tempo perplesso, cercò di balbettare qualcosa "Io non lo sapevo..."

"Beh quello lo avevo capito, per questo ieri ti ho fatto quella domanda, certo inizialmente devo ammettere che mi aveva dato parecchio fastidio il fatto che tu non sapessi minimamente chi fossimo, poi però Silvia mi ha spiegato la situazione e quindi ho compreso, inoltre devo ammettere una cosa..." si girò repentinamente verso di me "mi piaceva il fatto che tu non sapessi la mia reale situazione, sai giorno dopo giorno sono assillata e perseguitata da sguardi di compassione, di tristezza, di pena alcune volte, delle persone nei miei confronti e li odio così tanto che per qualche giorno stare in tua compagnia mi ha fatto sentire normale, ecco la vecchia me"

"Eh io che mi stavo preoccupando della gara..." sussurrò alzando l'angola della bocca.
"Anche io prima di questa merda ero una persona completamente diversa, che dava priorità a cose superflue e si preoccupava delle più svariate scemenze"

"Ehi stai definendo le macchine una stupidaggine?" mi rispose in tono eufemistico.
"nooo assolutamente"
scoppiammo a ridere.

Adoravo il modo nel quale anche nei momenti più imbarazzanti o tristi riuscivamo a comprenderci e a sdrammatizzare.
"Stephan non vorrei disturbarti, ma si sta facendo parecchio tardi, dobbiamo andare" gli comunicò un uomo sbucato da non so dove.
Lui gli sussurrò qualcosa all'orecchio e subito dopo l'uomo scomparve tra la folla.

"Perdonami, purtroppo tra pochi minuti devo andare, però una cosa volevo dirtela" mi appoggiò entrambe le mani sulle spalle e guardandomi dritto negli occhi mi disse "capisco che in questo momento tu debba affrontare tante scelte difficili e non oso nemmeno immaginare quali tu abbia già dovuto affrontare, però sono davvero felice e anche pò fiero che tu abbia deciso di accompagnare tuo fratello qui"

Era la prima volta che qualcuno, dopo aver saputo della mia malattia, non si era soffermato solo su quello, ma era andato oltre, addirittura cercando di comprendermi.
"Adesso devo andare, ci vediamo dopo..."
Allungai il braccio e d'istinto lo afferrai per la mano "sai quando sento che lo sconforto e la paura stanno prendendo il sopravvento, faccio una cosa sola, non ci penso, la vita è fatta di momenti brutti, ma che ci fanno apprezzare ancora di più tanti attimi meravigliosi, non devi avere paura di sbagliare o di non vincere, sii te stesso, vivi il momento nel modo migliore possibile e, come diceva sempre mio nonno, ricorda che il sole risplende anche dopo il più burrascoso temporale"
Per un momento ci guardammo negli occhi "Lo farò, grazie Camilla" Corse via, mentre lo guardavo la sua figura si faceva man mano sempre più piccola, sino a scomparire del tutto tra la folla.
"Cami, ehi mi senti?"
"Milo!" Risposi mentre mi agitava le mani davanti al volto.

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