𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 20

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Matthew

«Io non gioco» sputai.

«Hai paura? Nella vita hai fatto di peggio, Matt.» ridacchiò Oliver. Sapeva che odiavo le provocazioni di questo tipo, in particolare, quando le persone mi sottovalutavano.

«Io dovrei avere paura, Olly? Bene, facciamo questo fottuto gioco» dissi.

Spostai gli occhi su Kylie. Aveva le guance arrossate anche se, cercava di non farlo notare. Avanzai verso la sua direzione ma lei non ne volle sapere di alzarsi. Il campanello suonò e Sarah, seguita da Ryan, si fiondò alla porta, come se non aspettasse altro.

«Pizza!» esclamò Sarah.

Approfittai di quel momento per avvicinarmi a Kylie; portai le labbra al suo orecchio, lentamente, e le sussurrai:  «Accetti la sfida, Afrodite?»

Riuscivo a sentire il suo corpo che tremava, sotto il vestito che le risaltava il seno e tutte le sue forme. Era tesa. 

Appena i ragazzi rientrarono nel salotto, mi allontanai rapidamente da Kylie e ripresi a fumare.

«Cosa aspettate voi due? Andate!» esclamò Lola, con un pezzo di pizza in mano.

Kylie

Matthew si avvicinò al ripostiglio; a differenza mia, lui non aveva per niente paura. Lola mi fece cenno di seguirlo, mentre divorava una fetta di pizza con il timer già pronto nell'altra mano. 

Realizzai di avere tutti gli occhi puntati su di me: mi stavano aspettando. Mi feci coraggio e mi alzai raggiungendo il ripostiglio, dove Matthew teneva la porta aperta. Feci un bel respiro ed entrai nello stanzino buio; le gambe iniziarono a tremarmi e una forte fitta mi travolse lo stomaco.

Matthew lanciò un occhiataccia fredda agli amici e poi entrò, chiudendo la porta a chiave. Era buio pesto, ma potevo avvertire i suoi occhi posati su di me, e il suo corpo avvicinarsi. Quel senso di impotenza fece di nuovo effetto sul mio cervello: non riuscivo né a muovermi, né a parlare. Matthew avvicinò le labbra al mio orecchio. Quel gesto mi fece sobbalzare, ma riuscii a mantenere la giusta calma.

Che sta facendo?

Il tremolio delle mie gambe era ormai incontrollabile e lui se ne accorse subito.

«Hai paura, Afrodite?» mi chiese, sussurrando.

Non risposi. Non riuscii a rispondere.

La verità è che non provavo vera e propria paura; quando mi stava così vicino, il profumo di menta e di fresco che mi inondava le narici, il suo sguardo turgido e freddo...il mio cervello non ragionava.

Terra chiama Kylie.

Avvertii le sue labbra calde ancora vicine al mio orecchio, sentivo il suo respiro lento intasarmi il cervello. Con un dito mi afferrò una ciocca dei miei capelli rossi e ci giocò, come se nulla fosse.

Ero confusa. Prima si comportava da stronzo e poi faceva così, come se per lui fosse tutto un gioco. Mi stava semplicemente illudendo, come faceva con altre mille ragazze. Ma io, Kylie Anderson, non cadrò così facilmente ai suoi stupidi giochetti da stronzo ipocrita.

«P-perché fai così?» trovai il coraggio di pronunciare quelle parole tremolanti.

«Così come?» chiese con voce rauca.

I nostri sguardi si incontrarono e ad un certo punto Il telefono che tenevo in una mano iniziò a vibrare, illuminando i nostri volti. 

Non mi ero neanche accorta di aver portato il telefono nel ripostiglio.

Quando lessi il nome sul telefono, per poco non mi prese un colpo: Aaron mi stava chiamando. Tempismo perfetto, no?

Ero intenta a rispondere, aspettavo quella chiamata da tutto il giorno, ma la mano enorme di Matthew afferrò il mio cellulare, sfiorando le mie dita.

«Che fai? Ridammi il mio telefono!» esclamai sottovoce.

«Faccio esattamente quello che devo fare» sputò lui, rifiutando la chiamata.

«Perché diavolo lo hai fatto? Aspetto quella chiamata da un giorno intero!»

«Le regole sono regole, Afrodite. Non si può usare il telefono durante tutta la durata del gioco.» mi spiegò.

«Ma perché rovini sempre tutto? Anche la scorsa sera, alla festa. Io e Aaron ci stavamo baciando e tu cosa fai? Rovini tutto!» esclamai, avvicinandomi a lui. Quella frase fu quasi liberatoria, avevo bisogno di dirgliene quattro.

Matthew mi fissò per qualche secondo e, pur non vedendo nulla, riuscii a sentire che il suo corpo si era irrigidito. Subito dopo, le sue mani grandi e fredde, si posarono rapide sui miei fianchi, facendomi sbattere la schiena al muro.

«Ma chi cazzo ti credi di essere?» mi ringhiò, con l'intento di farmi paura.

Cercai di liberarmi, ma come sempre, la sua presa era troppo forte, così decisi di usare le mani, provando a liberarmi dalla sua presa. Mentre mi dimenavo, Matthew mi guardava e basta. Come fa una persona ad essere così stronzo senza pietà?

 Continuai ad usare le mani cercando di spingerlo, ma ovviamente fallivo a tutti i tentativi. Le braccia forti di Matthew si sollevarono per afferrare le mie e bloccarle sopra la mia stessa testa, contro il muro.

«Dove credi di scappare?» mi chiese. Il suo tono di voce era rauco, ma allo stesso tempo divertito.

Ovviamente, lui conosce solo il divertimento nella vita, no?

Finalmente Ryan aprì la porta di quello stanzino e la luce illuminò nuovamente i nostri volti, rivelando le mie guance arrossate. Matthew mi rivolse un sorrisetto e mi lasciò, andandosene.

Angolo autrice

Scusate per il capitolo corto! A presto uscirà il prossimo <3

𝐓𝐎 𝐇𝐀𝐓𝐄, 𝐓𝐎 𝐋𝐎𝐕𝐄 - 𝐆𝐥𝐢 𝐎𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐒𝐢 𝐀𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨Where stories live. Discover now