24 - SPINA NEL FIANCO

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Non era sola.

Con lei c'era Laura.

Viorica ha scambiato qualche parola con la signora Ada, la cuoca, che ha sorriso affabile e ha iniziato a disporre davanti a loro tutta una serie di ingredienti, ciotole e posate sull'isolotto centrale della cucina.

Sono rimasto lì per un po' a spiarle, e alla fine, a forza di mettere insieme pezzi dei loro discorsi, ho capito più o meno cosa stava succedendo.

Olga aveva avuto una crisi di pianto. Laura non sapeva più come consolarla. Ha chiesto a Viorica il permesso di scendere al villaggio per comprare una crostata con la marmellata di ciliegie, la preferita dell'amica, ma Viorica ha avuto un'idea migliore.

Ha portato la ragazzina in cucina e le ha detto che l'avrebbe aiutata a prepararne una, convinta che Olga avrebbe apprezzato ancora di più la sorpresa.

Sporgendomi un po' oltre la porta ho visto gli occhi di Laura brillare di una contentezza difficile da non notare, mentre mescolava qualcosa in una scodella e si sistemava di tanto in tanto una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. Intanto chiacchieravano, e la malinconia di Laura per lo stato della sua migliore amica è sembrata scemare un po'.

Me ne sono andato prima che quella vista potesse farmi fare pensieri molesti riguardo al fatto che Viorica era anche troppo carina, con quel sorriso premuroso sulle labbra, o che lo sbaffo di farina sul naso la rendesse meno fastidiosa del solito da guardare, perché le toglieva la solita aria perfetta.

Sono tornato di sopra, dove ho incontrato Rona e dove le cose hanno preso una piega tutta loro, facendomi quasi dimenticare Viorica e il suo stupido sbaffo di farina sul naso.

Adesso invece me la trovo davanti, con quell'espressione di biasimo sul faccino da fata e il piede che batte in maniera quasi isterica sul parquet di legno scuro che riveste il pavimento del salotto.

Non dice niente, rivolge a Rona uno sguardo veloce, quasi interrogativo, che non si avvicina minimamente alle occhiatacce affilate con cui continua a impalare me.

Rona prende un respiro e raddrizza la schiena, cercando di ricomporsi. Non penso sia in imbarazzo per essere stata sorpresa a cavalcioni su di me, non sarebbe la prima volta. Forse si sente intimidita perché a beccarci è stata proprio la figlia del preside, come se temesse che Viorica potesse andare a fare una soffiata ad Eugen. Ma anche lì, non avrebbe motivo di preoccuparsi. Eugen ha sempre saputo dei miei rapporti occasionali che con le donne del castello, e non se l'è mai presa con nessuna di loro.

Sono più che convinto, invece, che il motivo delle guance rosse e dello sguardo apprensivo di Rona sia Viorica in sé per sé. Perché, anche semplicemente standosene lì ferma a guardarci, quella donna apparentemente delicata e mansueta è capace di mettere in soggezione.

È da poco che ho iniziato a farci caso, ma Viorica ha quello sguardo, quando vuole farti prendere sul serio qualcosa, che è in grado di farti mettere in discussione anche il tuo stesso nome.

E pure Rona, che normalmente è una che non si lascia scalfire da nulla, in questo momento sembra a disagio. Evita di guardarla negli occhi, ed entrambe continuano a lanciare occhiatacce a me. Alla fine, Rona borbotta qualcosa sul dover andare a finire di fare qualcosa che aveva lasciato in sospeso, e abbandona il salotto con passo calmo ma le spalle tese.

Viorica non commenta, non dice nulla, anzi, le rivolge addirittura un sorriso educato quando le passa accanto. Per il resto rimane inespressiva fino a che Rona non sparisce in corridoio.

Poi, sospira. In modo fin troppo secco per i miei gusti. «E ritorniamo al discorso del depravato...». È una frecciatina, e quasi quasi sono stupito di sentirgliela scoccare.

DRAGOSTE - insegnami ad amareWhere stories live. Discover now