22 - PER ZITTIRTI

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Nikolas


In un tunnel senza uscita, ecco dove sono andato a infilarmi.

Perché Viorica Grigore sembra una tipetta tutta tranquilla e castigata, con quelle sue gonnelline da ragazzina e l'aria di chi preferirebbe stare tutto il giorno chiusa in biblioteca con un libro piuttosto che vedere la luce del sole.

E invece no, accidenti a lei.

La Grigore, a quanto pare, adora andare in giro. Le piace scendere in paese ogni volta che può, che sia con i colleghi o da sola. Le piace passeggiare la mattina presto per la tenuta immensa della scuola, prima delle lezioni. Ieri poi era il 31 ottobre, e per la notte di Halloween abbiamo portato i ragazzi a fare festa in paese. È stato estremamente difficile tenerla d'occhio in quel caos.

Non che il resto del tempo sia più facile.

Non sta ferma un minuto.

È perennemente a zonzo per i corridoi, fa le scale cento volte, sale nei piani più alti per stare a fissare il panorama da sola come se avesse bisogno di tutto l'isolamento possibile per riflettere sui suoi pensieri. È spesso sulle mura di camminamento esterne, quelle che collegano alcune delle torri, soprattutto quando il cielo sopra le guglie è nuvoloso e il sole all'orizzonte le tinge di rosso per i riflessi dei tetti.

Sembra piacerle particolarmente quello spettacolo che ha dato il nome alla scuola, e sì, ha ragione, è suggestivo, ma se si limitasse a starsene buona in aula insegnanti o nella sua stanza, per me sarebbe tutto molto più semplice.

È come provare a tenere d'occhio un gattino troppo curioso, che non ha voglia di stare fermo nella cuccia e continua a zampettare in giro infilandosi proprio dove non dovrebbe.

Come nei corridoi vicino alla mansarda.

Ormai ho perso il conto delle volte in cui le ho tagliato la strada – accidentalmente, ovvio – e ho cercato di inventarmi una scusa per impedirle di salire.

E comincio a pensare che Viorica stia arrivando al limite di sopportazione, perché nessuna di quelle volte sono stato propriamente... simpatico.

Io l'avevo detto a Eugen: le avrei fatto la guardia con i miei soliti modi. E secondo me lei, anche con tutta la sua decantata pazienza, sta sviluppando una voglia malsana di spingermi giù dalle scale.

La conferma la ricevo questo pomeriggio, quando la vedo imboccare la gradinata principale diretta ai piani superiori, e le vado dietro.

Arrivata a metà della prima rampa, sentendo i miei passi alle sue spalle, si gira di scatto fermandosi con un piede su un gradino e uno su quello più in basso. Il ticchettio dei suoi stivaletti cessa all'istante. Nell'androne illuminato dalle luci che si riflettono sugli intarsi del corrimano in marmo, regna un silenzio quasi surreale.

«Hai finito?», dice piatta, e nei suoi occhi screziati di azzurro e indaco non c'è la solita luce serena. Ha lo sguardo freddo, quasi severo.

Io inarco un sopracciglio, fermandomi una decina di scalini sotto di lei. Metto su la faccia da schiaffi migliore del mio repertorio. «Di fare che?».

Anche Viorica solleva un sopracciglio bruno, che sparisce sotto i ciuffi della frangia a tendina. «Di seguirmi».

Scrollo le spalle. «Non ti sto seguendo».

«Invece sì. Ultimamente lo fai sempre. Non hai nulla di più utile da fare, Nikolas? Tipo lavorare sulle tue lezioni? Correggere i compiti? Qualsiasi altra cosa che non sia starmi attaccato come un'ombra?».

DRAGOSTE - insegnami ad amareWhere stories live. Discover now