21 - ANGELO CUSTODE

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Non ci sarebbe motivo per biasimarla.

Qui il problema è suo padre, che si ostina a tenerla all'oscuro di tutta questa storia, e lei di conseguenza non può sapere di dover girare per il paese con la guardia alta, di dover stare attenta agli uomini strani che la avvicinano senza motivo e iniziano a farle domande come se fosse del tutto normale sapere chi è lei e chi è suo padre.

Ma Eugen sembra non voler sentire ragioni in merito, e io so che insistere non servirà a nulla.

Bisogna trovare un altro modo per tenere Viorica lontana dai guai. Ma quale? Chiuderla in uno sgabuzzino qui al castello? Legarle i piedi per evitare che scenda in paese?

Quasi leggendo i miei pensieri, Eugen solleva la testa e di colpo si acciglia, puntandomi gli occhi addosso. Sembra riflettere su qualcosa. Poi mi indica con un dito e sgrana le palpebre, come se avesse avuto un'idea fulminante. «Devi tenerla d'occhio!».

All'inizio penso di non aver capito bene. Mi passa anche per la mente l'idea che sia una battuta. Come terza ipotesi, arrivo a credere di essermelo immaginato.

Ma lui mi sta fissando come se aspettasse una risposta, e allora capisco che l'ha detto sul serio.

Le mie sopracciglia schizzano verso il soffitto. «Come, scusa?».

Eugen mi stringe entrambe le mani sulle spalle e mi scrolla, guardandomi dritto negli occhi come se ne andasse della sua vita. E forse un po' è così. «Devi tenerla d'occhio, Nikolas. Io non posso farlo sempre, molti dei miei impegni non coincidono con i suoi, e in tutto questo devo assicurarmi che anche Marta sia sempre al sicuro... Per quanto lo vorrei, non posso restare ogni mio momento libero con Viorica. Voi invece siete colleghi, le vostre giornate sono organizzate in modo più simile, potreste passare molto tempo insieme. Stalle dietro, assicurati che non le accada niente, cerca di...».

«Frena, frena», sbotto, indietreggiando un po' con il collo. «Qui mi sembra che stiamo facendo un po' di casino. Io voglio aiutarti in tutti i modi possibili, davvero. Voglio che Marta guarisca tanto quanto lo vuoi tu. Ma fare da babysitter a tua figlia... questo non mi sembra...».

Eugen scuote forte la testa. «Non è farle da babysitter. Si tratta solo di... controllarla».

«Controllarla?».

«Sì. Tenerla d'occhio... quando non posso farlo io».

Ora sono io a scrollare la testa. «Non penso proprio di essere la persona giusta».

«Invece sei l'unico! L'unico a cui metterei mai in mano la sicurezza della mia bambina...».

Sbuffo, piegando le labbra in una smorfia. «Eugen, non essere ridicolo».

«Sono serio, Nikolas», questa volta la sua voce si libera di ogni insicurezza, di ogni minima sbavatura di ansia. Parla con tono fermo, e lo fa guardandomi con una luce cupa negli occhi che non gli appartiene. «Non mi fiderei di nessun altro per una questione così importante come la vita di Viorica».

Contraggo la mandibola, lo guardando di sbieco. «Viorica non mi vuole attorno».

«Non puoi saperlo».

Mi sfugge un verso di scherno. «Oh, fidati, penso di averlo capito bene. Anzi, sono abbastanza sicuro che mi consideri uno stronzo».

Lui fa spallucce, ed è quasi buffo che un padre reagisca così mentre gli dici che sua figlia ti disprezza, probabilmente perché ti sei comportato da coglione con lei fin dal primo incontro.

«Viorica raramente si lascia andare a giudizi affrettati. Dubito che ti consideri davvero uno stronzo. Forse è solo diffidente. Tu non la conosci, ma posso garantirti che è quel tipo di persona che cerca sempre di capire a fondo chi ha davanti, prima di tirare le sue conclusioni. Non è mai critica con gli altri, non senza una valida ragione».

DRAGOSTE - insegnami ad amareWhere stories live. Discover now