Capitolo 8- Il Re della festa

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Buongiorno,
Eccoci di nuovo qui con gli aggiornamenti del giovedì.
In queste vacanze mi sono portata avanti con tre capitoli, quindi gli aggiornamenti saranno regolai. Ogni settimana. 
Quando posso cerco di non farvi attendere molto.

In tutto ciò, spero che lasciate qualche commento e qualche stellina. E' davvero importante il vostro supporto. 

Preparatevi a questo capitolo. Mi raccomando.
E' particolare, quindi se vi va, potete farmi tutte le domande che volete  anche su IG: Valia_Emme_Autrice 
Il nostro Spider ci aspetta 

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Tate

Durante il tragitto Michael non parlò e gliene fui grata.

Con passo frettoloso, raggiungemmo gli altri e uscimmo da Harvard in un silenzio religioso, come se avessimo, tutti quanti, dei segreti inconfessabili. Mentre lasciavamo Harvard mi resi immediatamente conto che il party non si sarebbe svolto lì dentro e io come una stupida avevo abboccato.

Mi lasciai i corridoi isolati dietro le spalle e quando ci dirigemmo fuori il cancello, mi strinsi nelle spalle ma non mi tirai indietro, anzi, osservai con attenzione il tragitto, segnai la via e qualche punto di ritrovo in caso di un'imminente fuga.

Non mi fidavo di nessuno di loro, specialmente della festa di cui parlavano e in cui ci stavamo recando.

Qualche metro più avanti, raggiungemmo un edificio antico e imponente ed un portone ad accoglierci.

Istintivamente mi suggestionai.

«Siamo arrivati», informò Dylan a bassa voce con una anomala luminosità nello sguardo.

«Non si tiene ad Harvard, la festa», decisi di esporre la mia opinione perché, a quanto pare, avevo ragione.

Michael scosse la festa e sogghignò divertito dalle mie parole.

«No, non si tiene ad Harvard. Non è concessa a tutti. Solo ai più impavidi», rivelò regalandomi una sua occhiata che mi invogliava a non tirarmi indietro.

Di rimando gli scoccai un'occhiata truce perché la sua risposta non mi tranquillizzò neanche un po'.

«Vedrai Tate, ti divertirai con noi», aggiunse Dylan con un sorriso da ebete stampato sulla faccia e quando aprì il portone, qualcosa cambiò.

Il gelo si insinuò nella mia pelle e un odore spiacevole di fumo ci raggiunse fino al pianerottolo interno dove ci trovavamo tutti quanti.

Di fronte a me una porticina più piccola mi invitava a non oltrepassarla e a stare lontano da tutto quello, ma non riuscivo a tornare indietro.

Anche se volevo disperatamente rientrare a Mountfells, la curiosità mi stava accecando.

Così quando Dylan spalancò la porta che urlava "pericolo" trattenni il fiato e fui catapultata in un altro universo, mi sentii stordita.

La musica risuonava ad un volume fastidiosamente alto, ma ciò che notai a primo impatto furono gli ospiti. C'era gente in bichini o anche nuda che si strusciava tra di loro e ballava come se tutto questo non fosse ridicolo.

Quasi nessuno era vestito e quando un ragazzo, con addosso semplicemente uno strano calzino rosso che copriva le sue parti intime, si accorse di Michael, afferrò il microfono.

Unattached - Senza LegamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora