Capitolo 1- Run Away From Hell

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Benvenuti in questa nuova storia.

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Ci sentiamo nello spazio autrice.

Mi raccomando, tartassatemi di commenti e stelline :D

Musica: How You Remind Me- Nickelback 🎵 🎶

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Tate

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Il treno scorreva celermente tra le vie di quell'immensa città che non avevo mai amato ed erano già trascorsi parecchi minuti da quando ero salita sul vagone, avevo cercato posto e mi ero coperta gli occhi con gli occhiali perché temevo che qualcuno si accorgesse del livido nero proprio vicino lo zigomo sinistro.

Infatti, pur di non farmi notare, mi ero accovacciata sul sedile e avevo rivolto la mia attenzione verso la strada che sfrecciava davanti a noi a una velocità supersonica.

Avevo fatto bene, ripetevo tra me e me. Sì, era stata sicuramente la decisione più appropriata che avessi mai preso in tutti questi anni.

Io non meritavo i suoi schiaffi e per quanto fosse da sempre stato un padre violento, io mi ero comportata ogni singolo giorno come la figlia perfetta. Non lo avevo mai deluso eppure quegli schiaffi li tirava a me, non alla mamma perché con lei sfogava la sua rabbia attraverso il sesso.

Dopo che quel mostro mi picchiava, prendeva la mamma e se la sbatteva ovunque. Non gliene fregava niente se io potevo sentirli, o se i punti in cui mi colpiva sanguinassero.

Era cominciato tutto quando avevo sette anni, la sua prima sbronza, il suo primo leggero ma insignificante schiaffo, ma all'età di diciannove anni, con il liceo lasciato alle spalle, avevo deciso di lottare per la mia salute, per la mia vita, e di non subire più.

Avevo deciso di scappare e la mamma non gli avrebbe mai dovuto rivelare il mio futuro nascondiglio.

Al momento non lo conosceva neanche lei. Non aveva ancora provato a rintracciarmi visto che era trascorso troppo poco tempo ed era chissà dove con lui, ma l'avrebbe fatto... tra qualche ora mi avrebbe tempestato di chiamate.

Le avrei risposto?

Sistemai lo chignon che avevo acconciato prima di scappare da casa e una ciocca castano chiaro, sfuggì dall'elastico. Provai a inserirla con le dita, ma fu tutto inutile. Il mio nervosismo vinceva su tutto.

Sbuffai infastidita e mi accoccolai tra me e me, l'unica persona di cui avrei sempre potuto fidarmi.

Mi abbracciai ed evitai di piangere, perché non gliel'avrei data vinta in questo modo. Non mi avrebbe sconfitta con la sua violenza.

Io ero forte e avevo persino deciso di lottare.

Improvvisamente constatai che nel sedile di fronte a me non c'era nessuno. Quella sera il treno era abbastanza vuoto e non mi dispiaceva quella quiete.

Non c'erano schiamazzi, persone che parlavano al telefono e facevano sentire agli altri tutta la loro conversazione senza problemi. Oppure neonati che piangevano. C'era semplicemente molto silenzio ed il mio cuore in subbuglio che non smetteva di agitarsi e di battere tumultuosamente contro il mio petto.

Unattached - Senza LegamiWhere stories live. Discover now