Io e Nicholas insieme a tante altre persone abbiamo appena varcato un grande cancello nero arrugginito che si apre in un'ampia strada affiancata da due file di cespugli. Davanti a me c'è questa enorme villa che può avere un minimo di tre piani, il portone è aperto e già si intravede una forte luce provenire dall'interno susseguito da un forte chiacchiericcio. Appena entriamo vedo un sacco di gruppetti sparsi all'interno dell'enorme sala, tutti sono vestiti molto eleganti e sembrano divertirsi. Noto che Nicholas a differenza mia guarda la sala con indifferenza ma poi senza dire nulla appoggia la sua mano che aderisce perfettamente alla curva del mio fianco per poi spingermi più vicina a lui. << Ei che fai?>> gli chiedo sorpresa dal suo gesto. << Non ti piace?>> mi chiede con disinvoltura. <<Per niente.>> << Molte donne pagherebbero per questo. So come soddisfare le fantasie perverse di una donna.>> dice con tono superbo. << Io non sono le altre.>> dico fermamente. << Vogliamo provare?>> mi chiede provocante. Senza pensarci due volte gli tiro un colpetto nell'addome con il gomito << Smettila!>> lui ride guardando la mia espressione contrariata e infastidita dalle sue pericolose e sgradite avance non richieste. << Andiamo a bere qualcosa?>> gli rispondo di sì e iniziamo a camminare in mezzo alla folla. Mentre passiamo noto che molte persone ci guardano alcune insistentemente, altre distolgono subito lo sguardo. << Perché tutti ci fissano?>> << Forse non te l'ho detto ma in mezzo a tutta questa folla ci sono alcuni demoni, dei miei seguaci.>> dice guardando dritto di fronte a sé. Questa informazione mi lascia spiazzata e senza parole tanto che per un istante mi fermo, mi guardo intorno per vedere la gente ma non riesco a distinguere chi sia umano o demone. Improvvisamente mi viene in mente la collana di mia madre e mi tocco con la mano destra il collo non sentendo nulla ma poi ricordo di averla messa nella borsa che porto nella spalla. L'avevo tolta per evitare sguardi indiscreti anche se questa situazione non mi piace affatto e la presenza dei demoni non è una cosa positiva. Siamo davanti a un bancone piene di bevande e io mi prendo una spremuta d'aranciata. Mentre bevo mi passa per la testa la visione di ieri, forse può essere collegata a ciò che potrebbe succedere sta sera? Quella sembrava una stanza davvero di alta qualità, c'era anche un divano di un tessuto rosso amaranto con ornamenti in oro affianco alle due figure. << A cosa stai pensando?>> noto Nicholas che forse mi stava già fissando da un po' mentre ero persa nei miei pensieri, mi volto verso di lui guardandolo con diffidenza << Niente che ti riguarda.>> incrocio le braccia appena sotto il seno e gli chiedo << Tu piuttosto cos'hai in mente di fare sta sera?>> Il suo sguardo per un momento si abbassa per guardare il mio corpo per poi rialzarlo nei miei occhi << Se mi guardi così dovrò trascinarti in un'altra stanza, soli io e te. Adoro le ragazze testarde come te ma questa tenacia non durerà a lungo, mia cara.>> << Che vuoi dire?>> << Lo sappiamo entrambi cosa vuol dire.>> << Cosa la conquista del tuo mondo immaginario? Ma per favore.>> Dopo aver bevuto un ultimo sorso di liquore appoggia il suo bicchiere vuoto nel bancone dietro di noi, con una mano scosta i miei capelli dietro l'orecchio e mi sorride malizioso come se non capissi niente di tutta questa situazione. << Non mi toccare.>> << Non mi provocare.>> dice con voce gelida. << Sta sera sarà davvero una grande festa, goditi questi momenti felici Evelyn.>> nella sua frase sono sicura che c'era una sorta di sarcasmo, di solito lui è un uomo pieno di sorprese tanto che a volte penso che lui mi legga nella mente. Si allontana da me silenziosamente quando me ne accorgo lui è già distante da me << Aspetta! Dove vai?>> inizio a seguirlo facendo attenzione a non cadere ma poi mi imbatto in una figura bassa dai capelli ricci girata di spalle. << Alisia, è successo qualcosa? Dov'è Michael?>> lei si gira verso di me con un'espressione allarmata e preoccupata e dice << È appena andato dai suoi genitori. Quando scenderanno dalle scalinate per dare il benvenuto a tutti dovrò raggiungerlo, vuole presentarmi ai suoi genitori e poi ci saranno anche i miei. Saranno tanti colpi al cuore in un solo momento, credo che non c'è la farò Evelyn sono così agitata che non riesco a muovermi.>> mentre parla le sue mani si muovono di qua e di là segno di presunto nervosismo. Mi avvicino a lei e l'abbraccio forte per cercare di trasmettergli un po' di calore. << Perché non andiamo in bagno così ti calmi un po' e ti sentirai meglio.>> lei annuisce appena e ci incamminiamo verso il corridoio di fronte a noi, subito a destra troviamo il bagno ed entriamo. Lei si mette davanti al lavandino e si lava le mani con cura poi si guarda allo specchio e dice << Sono orrenda. Guarda che aspetto che ho, inguardabile.>> mi avvicino a lei e appoggio le mani nelle sue spalle << In realtà no. Ciò che vedi non è come ti vedono gli altri, ciò che pensiamo non è sempre reale e io vedo una ragazza bellissima che cerca solo di farsi coraggio nelle sue fragilità.>> La guardo sorridendo e le dico << È normale sentirsi così, non c'è niente di sbagliato in te. Tu hai solo fatto del tuo meglio per arrivare dove sei ora e non è questo il momento di mollare. Dovresti preoccuparti meno del giudizio altrui, lo noto come cerchi sempre di stare nascosta dagli altri per via delle tue fragilità che alla fine sono queste a renderti unica. Devi capire che i tuoi genitori non possono farti nulla e anche se parlassero male di te tu non dargli ascolto non solo loro a definire ciò che sei, sei tu quella che decidi di essere.>> I suoi occhi nocciola brillano di una piccola luce come se iniziasse a capire il suo vero valore. << Oltre questo Alisia hai una persona meravigliosa accanto a te. Michael per quanto delle volte scherza sempre ha un lato dolce e si preoccupa molto per te, si vede. Se ti ha assicurato che lui ti starà accanto allora sarà così quindi non sarai sola.>> I suoi occhi diventano lucidi pronti a piangere e subito mi chiedo se io abbia detto qualcosa di sbagliato, << Scusa ho detto forse qualcosa di troppo?>> << No, no è che... nessuno mi ha mai confortata con tanta cura come fai tu. In questi anni non ho fatto altro che inseguire un modello ideale per diventare una ragazza intelligente e capace come le altre in questo modo forse sarei stata notata dai miei genitori. Ho fatto di tutto per compiacerli mentre loro ogni giorno mi mostravano ogni singolo errore che commettevo.>> Iniziano a scivolare lungo il suo viso le lacrime una dopo l'altra, abbassa leggermente lo sguardo mentre si asciuga delicatamente il viso facendo attenzione a non rovinare il trucco. Si volta verso di me e mi chiede << Sono sporca di mascara?>> questa domanda mi riporta ai vecchi ricordi di tutte quelle volte che mia madre si truccava per farsi bella ma quando piangeva per via dei litigi con mio padre mi chiedeva spesso se fosse sporca di mascara. Aveva delle ciglia lunghissime che mettevano in risalto i suoi occhi verdi pieni di vitalità, questo è sempre stato un problema di tutte le donne. Cercare di mostrarsi forti e belle per poi ritrovarsi con il capo chino distrutte dal dolore con il viso sporco di trucco, non dev'essere una bella sensazione sembra più una sconfitta personale. Con il pollice strofino sotto l'occhio di Alisia per togliergli un po' del mascara colato << Ecco fatto, ora sei apposto.>> la guardo nei occhi e le dico << Sorridi che sei bellissima.>> Si butta a capo fitto tra le mie braccia e mi stringe forte << Grazie, grazie davvero. Ora mi sento meglio grazie a te, sei una persona dal cuore d'oro.>> << Devi solo avere un po' più di fiducia in te stessa.>> È meglio avere fiducia in sé stessi che sperare nella fiducia di altri. Dopo pochi minuti io e Alisia usciamo dal bagno e ritorniamo nella grande sala, vedo che tutte le persone sono attente a guardare in alto così alzo pure io lo sguardo. Ci sono due grandi scalinate che si diramano una a destra e una a sinistra che portano al piano di sopra. Nel pianerottolo prima delle scale noto due signori e accanto Michael, sicuramente saranno i suoi genitori ma il mio occhio nota un'altra cosa. Nella penombra emergono due occhi rossi. Siamo fottuti.

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