2 - PRESENTAZIONI

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Accanto a me.

Spiando da sotto le ciglia tre le cartacce e l'immondizia, mi rendo conto che si tratta di un preservativo usato.

Storco le labbra e reprimo un verso di disgusto.

Poi avverto uno spostamento d'aria, e solo all'ultimo mi accorgo che la donna è appena sgusciata fuori dalla stanza senza un'altra parola.

La mia attenzione si posa allora tutta sul giovane uomo in piedi dalla parte opposta della sala, che solo ora mi permetto di osservare meglio.

I jeans spiegazzati ricadono in modo irriverente su un paio di fianchi asciutti, sopra i quali si appoggia una camicia azzurra dalle maniche arrotolate fino ai gomiti. Le sue dita, lunghe e affusolate, stanno sistemando il colletto, e le nocche sono solleticate dai ciuffi di una chioma folta e disordinata di un biondo molto scuro. Sotto i capelli arruffati, incastonati in un viso dai tratti decisi ombreggiato da un velo di barba appena ricresciuta, spiccano due occhi blu come la notte.

Le labbra ben disegnate e il naso dalla linea dritta gli conferiscono un'aria sensuale e severa al tempo stesso.

Aggrotto la fronte quando mi accorgo che anche lui mi sta studiando dalla testa ai piedi. Il suo sguardo scuro e profondo mi pesa addosso, e c'è qualcosa di affilato, in quelle iridi tenebrose, qualcosa che mi si infila dentro e mi fa bruciare lo stomaco. Sento l'istintivo bisogno di avvolgermi le braccia attorno al corpo.

«Che c'è?», sbotta a un certo punto, forse messo a disagio anche lui dal mio continuo fissare. «Non hai mai visto un uomo?».

Rimango un momento interdetta davanti al suo tono brusco. Sbatto più volte le ciglia e apro e chiudo la bocca nella speranza che ne esca qualcosa. Ma niente.

Lui distribuisce il peso su entrambe le gambe e incrocia le braccia sul petto tonico, alzando il mento. «Allora?».

Scrollo la testa e mi schiarisco la voce. «Sì», rispondo un po' piccata. «Ma non mi era mai capitato di vederlo alle prese con certe... attività». Voleva essere una critica, un rimprovero al contesto inappropriato in cui lui e la sua amica si sono fatti trovare, ma lui afferra il concetto in un modo tutto suo.

I suoi occhi blu si sgranano appena, e la bocca si piega in un ghigno. «Ah, allora mi dispiace per te. Ora capisco perché sembri tanto frustrata, principessina».

Spalanco la bocca, attonita. «Ma... come ti...». Come diavolo gli è uscita questa?

«Tranquilla, verginella. Io non giudico».

«Guarda che non intendevo in quel senso!», squittisco, battendo senza volerlo un piede a terra. Solo dopo realizzo quanto debba essere sembrata infantile la mia reazione.

Lui inarca un sopracciglio. «Ah, no?». La sua voce ha un timbro incredibilmente profondo, roco e graffiante. Con due semplici parole, la sua gola trema di una nota baritonale e a me sale un brivido lungo le spalle.

Di punto in bianco scioglie le braccia e agguanta un maglioncino nero dallo schienale di una sedia. Smette di tagliarmi in due con lo sguardo e si srotola le maniche della camicia, nascondendo alla vista gli avambracci attraversati da un sottile intrico di vene, prima di infilarsi il maglione dalla testa.

I suoi polsi virili spiccano contro il tessuto nero, catturando per un istante il mio sguardo.

Ma è solo un istante. Subito dopo scrollo il capo, assottiglio gli occhi e lo fulmino. «No. Intendevo che non mi era mai capitato di vedere un uomo impegnato a trastullarsi con una donna nel bel mezzo della maledetta sala insegnanti!», esclamo, punta sul vivo.

DRAGOSTE - insegnami ad amareWhere stories live. Discover now