Alright.

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Il tetto dell'hotel a cinque stelle dove alloggiavano si trovava all'undicesimo piano. Jimin, ansioso di sapere cosa avesse Sun-hi da dirgli, prese l'ascensore nonostante la sua stanza si trovasse al decimo piano. La stanza di Sun-hi, invece, si trovava al settimo ma decise comunque di fare le scale. Voleva riflettere e trovare le parole giuste per dire del libro a Jimin, e anche dei suoi sentimenti. La sua intenzione principale era quella di non farlo esplodere dalla rabbia.

Arrivata di fronte alla porta sul tetto, prese un profondo respiro e la spinse. Subito un leggero venticello le solleticò il viso e le fece svolazzare un po' i capelli. 

La figura di Jimin se ne stava appoggiata al muretto, una gamba continuava a tremare ritmicamente, le braccia incrociate e lo sguardo si puntò subito su di lei.

-"Di cosa dobbiamo parlare?" -chiese di getto, arrivando subito al sodo.

Sun-hi abbassò lo sguardo e a passo lento si avvicinò al biondo, affiancandolo subito dopo.

-"Sai che è da un po' che sto scrivendo un libro..."

-"Sì e allora?" - si morse il labbro inferiore, impaziente.

-"Vuoi sapere di cosa parla davvero?" -domandò Sun-hi, voleva tirarla un po' per le lunghe e magari aggirare la cosa.

-"Mi hai chiamato all'una e mezza di notte, dopo quasi dieci ore che ti sei chiusa in camera, e mi chiedi una cazzata del genere?" -assottigliò gli occhi e fece cadere le braccia lungo i fianchi, era visibilmente infastidito.

-"Jimin, vuoi saperlo o no?" -ripeté ancora leccandosi le labbra.

-"Dimmelo." -sospirò.

-"Di disturbi alimentari e autolesionismo."- rispose subito lei.

Jimin corrucciò le sopracciglia e fissò il suo sguardo in quello di Sun-hi. Quest'ultima sperava che lui capisse senza che lei dovesse dirlo ad alta voce, sperava che dicendogli il tema lui avrebbe capito. Il suo sguardo esprimeva amarezza e risentimento: non avrebbe mai dovuto continuare quel libro.

Il biondo cercò di metabolizzare l'informazione, inizialmente non ci trovava nulla di male in quella "rivelazione", finché però non realizzò. Aveva chiesto a Sun-hi di cosa parlasse il libro ed era stata piuttosto vaga e strana, non voleva dirglielo. Chissà perché... adesso tutto era chiaro.

Alzò le sopracciglia e una scintilla di rabbia gli traversò gli occhi.

-"Hai scritto un cazzo di libro su di me, Sun-hi?"-ringhiò avvicinandosi alla ragazza.

Sun-hi d'impulso strinse gli occhi, cercando di ricacciare via le lacrime.

-"I-inizialmente non doveva essere così, anche se il tema doveva essere comunque quello. Poi ho conosciuto te e-" -balbettò un po' ed evitò di incrociare lo sguardo infuocato del biondo.

-"Pensavo volessi aiutarmi, cazzo. Mi sento ridicolizzato, come se ti stessi prendendo gioco di me. Non sono una cazzo di cavia! Mi hai ispezionato e usato per i tuoi fottuti scopi!" -sputò acidamente a voce alta.

-"Ma cosa dici?" -Sun-hi sbarrò gli occhi terrorizzata ma anche ferita da quelle parole. -"Ho narrato la storia dal mio punto di vista, mettendo in risalto anche i miei di problemi con la depressione, con l'autolesionismo, con il cibo, con il mio corpo! Ammetto che mi hai dato ispirazione, nonostante mi sembravi uno smorfioso del cazzo che cerca solo attenzioni, ma poi ti ho conosciuto a fondo e ho scoperto che la vita è una vera merda ok? La mia vita è una merda e anche la tua!" -gli toccò un petto con un dito e lo spinse, ma non lo spostò di molto.

-"I due protagonisti imparano ad amarsi e ad aiutarsi a vicenda, cercando di guarire dai loro disturbi. Vogliono vivere una vita normale, senza fare entra ed esci dagli ospedali." -respirava a fatica e delle lacrime iniziarono a scendere. Lacrime traditrici.

-"Non puoi pubblicare quel libro, te lo proibisco." -disse con sguardo ancora infuriato e voce ferma, digrignando i denti. Lo disse come se non avesse fatto attenzione a nulla di ciò che Sun-hi gli aveva detto.

-"L'ho già inviato alla casa editrice. Mi mancano soltanto tre capitoli." -mormorò abbassando lo sguardo, asciugandosi le lacrime. -"Non ho scritto il tuo nome, le caratteristiche fisiche sono un po' diverse e-"

-"Non me ne frega un cazzo, Sun! Mi hai usato!" -si allontanò e si mise le mani tra i capelli.

Sun-hi fece per avvicinarsi ma Jimin mise le mani avanti.

-"Non ti avvicinare. Questa storia, questo noi... non può funzionare, io non posso stare con te. Questa faccenda non può andare avanti. Per di più hai scritto un cazzo di libro su di noi, Cristo sembra l'inizio di una barzelletta." -si passò una mano sul viso e sorrise istericamente.

Gli occhi di Sun-hi si riempirono nuovamente di lacrime. 

-"Io ti amo, Jimin." -disse sospirando, strozzò un singhiozzo.

Inizialmente sembrava sorpreso ma poi la sua prepotenza e rabbia lo fecero cedere, resse fino all'ultimo la sua barriera.

-"L'amore non serve a un cazzo! È un'illusione, ti illude di poter stare bene, che tutto si può risolvere, che le carezze e gli abbracci, i baci, ne siano una dimostrazione e che facciano bene, quando invece sono come coltelli che ti si conficcano nella pelle, sono graffi, lividi, ferite. Una schifosa bugia." -enunciò, risultando disgustato, arrabbiato, prepotente.

Gli occhi di Sun-hi si incupirono, così come la sua anima, come il suo cuore.

Un sorriso spaventoso le incorniciò il viso, un sorriso che fece indietreggiare Jimin, che lo fece impaurire e impallidire.

-"Ok." -fece spalluccia, con una sola spalla, e si voltò verso la porta che dava alle scale per rientrare in Hotel.

Ma solo in quell'istante, Jimin si rese conto delle assurde atrocità che le aveva urlato contro e le corse dietro.

-"Sun-hi aspetta! Asp-"

La porta delle scale provocò un forte tonfo, si chiuse a qualche centimetro dal viso di Jimin.

 La ragazza corse giù per le scale, il volto impastato dalle lacrime ormai asciutte e gli occhi iniettati di rabbia. Spalancò la porta della camera che condivideva con Sol e, senza rivolgerla di uno sguardo, si diresse verso la sua valigia.

Iniziò a chiudere tutte le cerniere, andò in bagno e prese tutti i suoi prodotti per il viso, lo spazzolino e il dentifricio, gli asciugamani, il phon, la piastra, e li lanciò nella valigia.

Sol continuò a guardarla, e si spaventò anche lei nel vederla così.

-"Sun-hi... cos'è successo?" -le sfiorò una spalla ma Sun-hi si scostò.

-"L'amore non serve a un cazzo." -ripeté le parole pronunciate da Jimin. -"Ha ragione, non serve proprio ad un cazzo. Huh, come ho fatto ad illudermi così." -rise, una risata isterica.

 "Non so nemmeno che cosa ci faccia io qui, non servo a niente io qui." 


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