Mi stai sfidando?

Sì.

Io invece sono sicura che saprei 
benissimo reggere QUALSIASI COSA

Io non credo che ne saresti capace.

Gwen mi dà una gomitata, esaltata perchè ha capito quello che sto facendo. La ignoro e continuo.

Io scommetto di sì, invece.

Bene, la sfida è lanciata.

Che cos'hai in mente per me?

Lo scoprirai.

Quando?

Quando lo decido io.

Sbaglio o inizia a fare caldo? Credo che la mia pressione sia improvvisamente salita alle stelle. 

La mia mente inizia ad esaminare ogni scenario possibile. La mia immaginazione sta interpretando quelle parole indagando ogni possibilità, e tutte convergono tra le mie gambe, procurandomi una sensazione di calore in quel punto.

Come fa ad essere così eccitante, ipnotizzante ma anche snervante allo stesso tempo? Le piace vedermi in tensione, le piace farmi restare sul filo del rasoio senza che io sappia da che parte penderò. La sua sensualità mi travolge sempre, riesce ad entrare nel mio cervello, nel mio corpo, e comandarlo.
Sono così in balia delle sue parole, in balia di lei.

Dieci minuti più tardi ricevo altri due messaggi.

Ti aspetto alla fine delle lezioni.
Sai dove.

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<<Scusa, permesso.>> sono costretta a dire quando vado addosso ad una ragazza con una camicia a quadri e gli occhiali. Sto camminando così distrattamente che non mi rendo conto di essere già stata spintonata da almeno due persone. Allora perchè sono stata io a dire ''scusa''?
Non importa, lascio perdere e mi concentro su altro.

Tutti stanno camminando, correndo quasi, in direzione dell'uscita, io sono l'unica che invece va dalla parte opposta.

Mi dispiace gente, ma voi non avete un metro e settantacinque di bellezza e sensualità, con gli occhi verdi e la pelle più morbida della seta che vi aspetta al piano di sopra.

Nel giro di neanche dieci secondi il chiacchiericcio che invadeva tutto il corridoio cessa e nella scuola cala un silenzio tanto rilassante quanto inquietante.

Quando apro la porta Eleanor è di spalle di fronte alla finestra. <<Eccoti qui, finalmente.>> dice voltandosi.

Io non dico niente, lascio cadere a terra lo zaino e la giacca, poi corro da lei e sono già tra le sue braccia.

<<Com'è andata... la tua giornata?>> chiede mentre le nostre labbra sono perse le une nelle altre.

<<Bene... mi sei mancata.>> rispondo già senza fiato.

Mi spinge verso la parete, dove c'è la lavagna. La sua mano mi accarezza il viso e poi scende giù lentamente, percorrendo prima il mento, poi il collo fino ad arrivare alla mia scollatura, almeno fino dove riesce. Soffoco un gemito quando accarezza le mie curve. 

<<Lo sai che... n-non si dovrebbero mandare messaggi... durante le lezioni.>> dico, un vago tentativo di prendere in mano la situazione, cosa che, ovviamente non mi riesce.

𝐒𝐄 𝐋'𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀 𝐋𝐄𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu