Capitolo 25

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-Apre il pugno di una mano
Cambia il senso alle parole

Il campanello sta suonando incessantemente da almeno tre minuti.

<< Rose, vai ad aprire tu per favore?>> urla mia madre, credo dal bagno.

Non ho voglia di alzarmi, non ho voglia di muovere nemmeno un muscolo. Tutto quello che vorrei fare è stare sotto le coperte, al buio, a rimuginare. Da mezz'ora rigiro tra le mani la carta dello snack al cioccolato che mi aveva preso Eleanor. La rimetto al suo posto: il primo cassetto del comodino.

Conto fino a tre e poi mi alzo, con fatica. I miei capelli hanno preso la forma del cuscino.

È da ieri che non mi schiodo dal letto se non per necessità. Non riesco a fare niente, non riesco a pensare a nient'altro che a lei. Il mio cervello è come buggato. Continuo a vedere davanti a me il suo splendido viso solcato da ira, paura e disprezzo. Solo il mio cuore sa quanto è stato doloroso.

Nonostante quello che le ho fatto, nonostante la sofferenza che le ho causato lei si è precipitata da me nel cuore della notte. Non ha esitato nemmeno per un minuto quando si è trattato di prendersi cura di me. Dovrei fare i salti di gioia per il suo gesto, per essere stata con lei, tra le sue braccia, anche se per poco.  Ma non lo faccio, perché so che non meritavo le sue cure. Anche se lei era lì e mi aveva appena spiattellato in faccia la dimostrazione di quanto tiene a me, io non ho fatto niente.

È come sentire il profumo di una torta ma sapere di non poterla assaggiare. Perché quella torta è troppo bella, troppo buona, troppo dolce, troppo perfetta per me. E io non sono degna di tanta perfezione.

Avrei dovuto dirle qualcosa, farle capire che lei è importante per me e che non l'ho dimenticata. Ma non ho mosso un dito, anzi le ho lasciato credere il contrario. Era la mia occasione e l'ho bruciata. Ho rovinato tutto per la seconda volta. Non posso biasimarla se dopo tutto questo non vuole più avere niente a che fare con me.

Mi trascino a passo di bradipo verso l'ingresso e apro la porta.

Roy entra come un uragano.
<<Dio, Rose, finalmente. Stai bene? Ti ho chiamata e ti ho lasciato dei messaggi ma non mi rispondevi. Mi ha fatto preoccupare. Stai bene?>>

<<No, non sto bene.>> richiudo con forza la porta, tanto da farla tremare con un rumoroso schianto. <<Mi hai portata a quello schifo di festa, ti avevo espressamente chiesto di andarcene ma non mi hai ascoltata, sei voluto restare e poi ti sei ubriacato fino a svenire.>> Sono arrabbiata con lui, con me, con tutto. <<Mi hai lasciata da sola, in mezzo a quel branco di idioti strafatti e ubriachi. Non ti sei nemmeno accorto che un tizio mi ha molestata, ed eri letteralmente accanto a me. Lo sai come stavo? Ero per strada, praticamente svenuta.>> Lo so che non posso incolpare solo Roy, sono stata io a bere così tanto, nessuno mi ha obbligata. Ma ho avuto abbastanza tempo per fare i conti con me stessa, ora è il suo turno. <<Sarebbe potuto succedermi qualunque cosa e tu non te ne saresti nemmeno accorto. Non ti sei curato della mia salute e soprattutto hai lasciato che mi riducessi in quello stato.>> ricalco le stesse parole di Eleanor. Ho avuto modo di rifletterci su e ha completamente ragione.

Se ci fosse stata lei a quella festa con me, non sarebbe mai andata a finire così. Si sarebbe preoccupata per me, non mi avrebbe mai lasciato correre dei pericoli, se le avessi chiesto di andarcene mi avrebbe ascoltata e soprattutto non sarei mai finita spiaccicata sull'asfalto.

Comincio a capire quali siano le grandi differenze tra Eleanor e Roy e sto iniziando a pensare che forse ho sbagliato a scegliere lui.

<<Rose, tesoro, io... non so davvero cosa dire. Mi dispiace, mi dispiace moltissimo, scusami.>> mi prende la mano ma lo allontano. <<Non si cosa mi sia preso, volevo a tutti i costi festeggiare e non mi sono reso conto di dove eravamo e di quanto fosse stupido comportarci così>>

𝐒𝐄 𝐋'𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀 𝐋𝐄𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now