Capitolo 17

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Mi sveglio di colpo madida di sudore. Non mi capitava da quasi due anni, almeno non da dopo la terapia. Ogni volta credo di averla superata e invece sono di nuovo qui, con una mano tremante sul petto per cercare di placare l'agitazione.

Fai schifo
Sei inutile
Ma non ti vergogni?

Queste sono solo alcune delle cose che mi hanno detto stanotte nel mio sogno, anzi, nel mio incubo. Li ho sognati: i miei compagni. Mi insultavano e mi dicevano cose orribili per aver tradito Roy.

Stanotte il mio inconscio mi ha voluto giocare questo scherzo crudele.

Sono costretta a mettermi a sedere. Non riesco a fermare le lacrime e sento che l'aria arriva a stento nei miei polmoni. Allungo l'altra mano verso il telefono e guardo l'ora.

Le 3.47.

Intorno a me c'è il buio piú totale. L'unico spiraglio di luce proviene dalla finestra ma la mia vista è completamente offuscata dalle lacrime.

È stato solo un sogno, mi ripeto. Ma non è così, anzi, diventa sempre più reale. Vedo i loro volti e le loro espressioni di odio e disprezzo.

Ho la sensazione di morire da un momento all'altro. È come se stessi annegando piano piano, ogni secondo che passa mi viene tolta l'aria. Il movimento del mio petto si fa sempre piú rapido.

Fai schifo.
Vattene.
Non ti vuole nessuno.

Chiudo gli occhi e caccio un urlo. Vorrei mandarli via, vorrei farli smettere.

Mi rendo conto che la mamma potrebbe sentirmi quindi mi metto una mano sopra la bocca per soffocare le mie grida mentre le mie lacrime continuano a scendere copiose.

Respira, respira, respira.
Everest, everest, everest.

Io sono l'Everest, loro sono solo dei piccoli sassolini. Io sono l'Everest. L'Everest è piú forte.

D'istinto prendo in mano il telefono con l'intenzione di chiamare Eleanor, le mani tremano e non vedo niente, infatti ci metto un po' prima di riuscire ad aprire il registro delle chiamate. Sto per premere il pulsante d'avvio della chiamata ma poi mi ricordo di che ore sono e il mio pianto aumenta mentre prendo coscienza che questa volta non posso cercare conforto in lei.

Con il terrore nel cuore e un macigno sul petto capisco che mi aspetta una notte lunga e dolorosa.

Quando la sveglia suona io mi trovo seduta in un angolo della mia camera accanto all'armadio. Non ho dormito nemmeno un secondo dopo essermi svegliata. Le ultime ore sono state un inferno, le loro voci non andavano via, anzi diventavano sempre più forti. A un certo punto non riuscivo più a stare nel letto, mi sono alzata per cercare di distrarmi, per fare una qualsiasi attività pur di mettere a tacere quelle terribili voci. Dopo circa un'ora il panico era finito e il mio respiro era tornato quasi normale, ma non sono comunque riuscita a tornare nel letto per paura di vederli di nuovo.

A fatica mi alzo dal pavimento. Sono davvero sfinita. Ho pianto tutta la notte e ho il terrore di vedere la mia immagine allo specchio.

Quando ci sono davanti quasi non mi riconosco. Come pensavo quello che vedo riflette esattamente l'inferno che ho appena passato. Il mio viso mostra tutta la mia stanchezza e i miei occhi tutta la sofferenza patita: sono rossi e molto gonfi. Le labbra sono secche e spaccate per quanto le ho morse in preda al panico. Ho un aspetto orribile.

Dopo essermi sciacquata il viso almeno dieci volte con dell'acqua gelida ho cercato di fare del mio meglio con la crema e il correttore della mamma.

Non so quanto sia buono il risultato, spero solo che nessuno se ne accorga.

𝐒𝐄 𝐋'𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀 𝐋𝐄𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄حيث تعيش القصص. اكتشف الآن