Capitolo 44

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This thing (this thing) called love (called love)

It cries (like a baby), in a cradle all night

It swings (woo), it jives (woo)

Shakes all over like a jellyfish

I kinda like it

Crazy little thing called love, Queen

Quando mi svegliai, Teseo non c'era.

Al suo posto, un piccolo post-it giaceva sul cuscino sprimacciato.

"Sono andato a sistemare una faccenda.

Torno presto.

Ti amo".

Anche se il biglietto non lo specificava, io sapevo cosa era andato a fare.

Era andato da suo padre.

L'avevo pregato di non farlo, di lasciar perdere, perché ormai era acqua passata e noi ci eravamo comunque ritrovati.

Lui, però, aveva insistito. Aveva detto che doveva avere un confronto padre-figlio a tal proposito, che non si sarebbe arreso fino a quando suo padre non avrebbe avuto quello che si meritava.

«Non andare, ti prego», avevo cercato di fermarlo, stringendo il suo polso nella mano.

«Devo chiarire con lui, Miki», mi aveva detto. «Devo».

Si era liberato gentilmente dalla mia stretta, aveva lasciato un bacio sulla mia fronte calda e se ne era andato. Io mi ero rannicchiata sul letto, arrotolando le lenzuola attorno al mio corpo come se potessero essere uno scudo contro il mondo e, con le lacrime asciutte sulle mie gote, mi ero addormentata.

Alzandomi dal letto, mi infilai la camicia che Teseo aveva abbandonato sulla sedia e un paio di pantaloncini, ed entrai in cucina.

Erano le nove e mezzo del mattino e sapevo che presto sarebbe arrivata zia Cecil per portare Zef al centro commerciale. Si era offerta di aiutarlo a scegliere il regalo di compleanno per la sua amica Anna e lui era stato felice di accontentarla.

Poco dopo, mentre stavo sorseggiando la mia dose di caffeina mattutina, Zef entrò in cucina già vestito. Portava dei jeans scuri e una maglietta blu che risaltava in contrasto con i suoi occhi verdi.

Afferrò una banana dal cesto della frutta e si mise a sbucciarla dalla punta.

«Solo frutta, oggi? Non mangi nemmeno una fetta biscottata?», chiesi.

«La zia mi ha mandato un messaggio. Ha detto che arriva tra pochi minuti», spiegò lui, con la bocca piena.

«Allora, fai in fretta», lo esortai. «Hai i soldi per comprare il regalo?»

«Sì, non ti preoccupare», mugugnò. Fece appena in tempo a mangiare l'ultimo boccone di banana che il suo cellulare squillò, avvisando che la zia Cecil era già arrivata.

Zef buttò la buccia della banana sul tavolo e mi salutò di fretta: «Ci vediamo dopo!»

Non potei nemmeno dirgli ciao che era già sparito.

Rimasta sola, non mi restò altro da fare che buttare la buccia nella spazzatura e lavare la tazza e la moka nel lavabo.

Feci tutto in modo meccanico. Ero lì, ma la mia mente no. Era ancora fissata sull'attacco di panico avuto quella mattina.

How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora