Capitolo 34

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We're just two lost souls

swimming in a fish bowl,

year after year,

running over the same old ground.

Wish You Were Here, Pink Floyd

Tutti se ne andarono alle dieci in punto. Persino Stella, che viveva temporaneamente con me, decise di uscire per andare a ballare dopo aver finito di sistemare la casa insieme a me.

Non mi opposi - pensai che lasciarla andare fosse meglio che sentirla lamentarsi della sua vita sentimentale fino alle tre del mattino. Le suggerii semplicemente di non esagerare con l'alcol e poi la cacciai gentilmente dal mio appartamento, con la sua borsetta da duemila euro tra le mani.

Avevo un mal di testa terribile e non desideravo nient'altro che un po' di tempo da sola, ma prima dovevo assolvere il mio dovere di mamma.

Andai a controllare se Zef si fosse già infilato a letto e ciò che vidi, quando mi affacciai sulla soglia della sua cameretta, fu un dolce bambino profondamente addormentato con il primo libro delle Cronache di Narnia riverso sul viso.

Entrai nella stanza e gli tolsi il libro dalla faccia. Lo posai sul comodino cercando di non fare rumore, poi uscii e mi chiusi la porta alle spalle con un leggero clic della serratura.

Mi recai in camera da letto e mi misi un comodo pigiama di cotone, tutto nero tranne che per il teschio circondato di rose al centro della maglia, e mi legai i capelli ricci in uno chignon disordinato. Infilandomi sopra il pigiama una felpa con la cerniera che Luca aveva lasciato a casa mia, andai in cucina e presi una vaschetta di gelato dal congelatore.

Ne ho proprio bisogno, pensai mentre mi infilavo in bocca un grande cucchiaio colmo di gelato alla menta con pezzetti di cioccolato.

Sedendomi sul divano con la gola in fiamme a causa della temperatura troppo fredda del dolce, presi il telecomando e accesi la televisione.

Appena lo schermo si accese, l'immagine di Edward Cullen che si esponeva alla luce del sole per decretare la propria morte per mano dei Volturi illuminò la stanza buia.

Quel film aveva vent'anni e passa ormai, ma veniva ancora trasmesso in televisione. Comunque sia, era meglio di niente, quindi rinunciai a cambiare canale e mi rannicchiai sul divano con la vaschetta in grembo.

Fu nel momento in cui Edward stava pronunciando la battuta finale, esattamente mezz'ora dopo da quando tutti se ne erano andati, che qualcuno suonò al campanello.

Non capendo subito che quello che sentivo era un vero campanello e non una mia allucinazione, ci misi del tempo a reagire.

Voltai lo sguardo verso la porta d'ingresso e la fissai per qualche minuto prima di realizzare che dovevo alzarmi per aprire a chiunque sostava fuori, in attesa.

Sbuffai, appoggiando la vaschetta sul tavolino, poi sollevai il sedere dal divano e andai a vedere chi era. Attraverso lo spioncino vidi solamente una massa di capelli biondi riccioluti, ma quello mi bastò.

Sapevo chi era.

Teseo.

Spalancai la porta senza curarmi di ciò che stavo indossando. O meglio, ero troppo stanca, dopo una serata come quella, per pensarci, ma in un'altra situazione lo avrei fatto sicuramente.

«Ehi», mi salutò lui con il gomito alzato appoggiato allo stipite della porta. Portava ancora quella camicia bianca che risaltava i suoi muscoli. Si dice che a trent'anni il corpo non sia più quello di una volta, ma il fisico di Teseo testimoniava il contrario. Aveva dei muscoli che avrebbero fatto sbavare chiunque.

How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]Where stories live. Discover now