Capitolo 36

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Your six blade knife

Do anything for you

Anything you want it to

One blade breaking my heart

One blade tearing me apart

Your six blade knife

Do anything for you

Six Blade Knife, Dire Straits

«Puoi spiegarmi cos'è successo, Miki?», mi chiese Stella per la centesima volta, quella mattina. «Cosa ti fa stare così male?»

Non risposi, mi limitai a rimboccare le coperte sotto il materasso e ad iniziare a sistemare il casino che c'era in camera di Zef.

«Miki, mi rispondi, per favore?»

Le passai lo straccio della polvere e la invitai a mettersi a pulire la libreria insieme a me. La mia migliore amica, che non si era ancora stancata di rincorrermi per tutta la casa, lo prese in mano e iniziò a passarlo sulle mensole più alte.

«Non è accaduto nulla, Stella. Smettila di preoccuparti», dissi seccamente.

«Tu non me la racconti giusta, Micol Esposito», mi puntò il dito contro e poi si mise a passare il panno sulla mensola più bassa, chiaramente scocciata.

Feci finta di non sentirla borbottare insulti verso la mia persona e mi misi a raccogliere i vestiti che Zef aveva buttato per terra.

Dalla quantità di disordine della sua camera, si capiva che - sebbene fosse al novantanove percento come suo padre - era anche uguale a me per il restante un percento.

Diventata mamma, avevo imparato a tenere in ordine le mie cose, ma da adolescente non c'era vestito che non finiva sulla mia sedia, invece che nell'apposito scomparto del mio armadio.

«Dai, Miki. Dimmelo», mi pregò Stella.

Nonostante lei ci avesse colti in flagrante la sera precedente, sorprendentemente Stella non si ricordava niente di quello che aveva visto. Forse ciò era dovuto ai litri di alcol che aveva assunto, ma per me era merito dell'azione benevola di qualcuno lassù che voleva risparmiarmi la fatica di spiegarle il casino che c'era nella mia testa.

«Devo chiamare Rob?», chiese allora Stella. «Me lo diresti, se ci fosse anche lui con noi?»

«No, non ti direi niente, perché non c'è assolutamente niente da dire». Recuperai la scarpa di Zef da sotto il suo letto e la rimisi nella scarpiera insieme all'altra.

«Okay, ho capito. Devo chiamarlo», dichiarò Stella, puntando le mani sui fianchi e sbuffando.

«Non ce n'è bisogno», dissi, ma non feci in tempo. Stella aveva già preso in mano il cellulare e quello stava emettendo i soliti squilli che annunciavano una chiamata in corso.

«Pronto?». Aveva impostato il vivavoce, quindi potei sentire distintamente la voce di Rob attraverso gli altoparlanti del dispositivo,

«Rob, abbiamo un'emergenza», annunciò Stella con voce grave.

«Arrivo tra dieci minuti».

***

Rob arrivò dopo soli cinque.

Lui e Danny avevano prenotato una camera in un albergo lì vicino e non era stato un problema per lui arrivare di corsa al mio appartamento, seminando tutti i passanti sui marciapiedi della città.

How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora