Capitolo 17

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Now that I've tried to

Talk to you and make you understand

All you have to do is close your eyes

And just reach out your hands and touch me

Hold me close, don't ever let me go

More than words is all I ever needed you to show

More than words, Extreme

Teseo non disse una parola per tutto il tragitto verso la macchina. Rimase in silenzio anche all'interno dell'abitacolo, evitando persino di guardarmi o afferrare la mia mano.

Solo quando mancava poco alla destinazione, mi prese la mano, come se si fosse reso conto che quella sarebbe stata l'ultima volta che glielo avrei concesso.

Mi baciò il dorso prima di superare l'angolo ed entrare nella mia via.

Poi mi lasciò andare la mano con un sospiro ed io, non sapendo che farci, la unii all'altra in grembo.

Teseo fermò la macchina davanti all'ingresso del bar, che tra poco avrebbe chiuso. Infatti, potevo scorgere l'ombra di mio padre al di là della vetrata, mentre se ne stava dietro il lavabo ad asciugare gli ultimi bicchieri prima di chiudere il bar e andare a dormire.

Guardando verso l'alto, invece, vidi la luce della camera dei miei genitori al primo piano accesa, testimonianza del fatto che mia madre era salita da poco.

Teseo si schiarì la gola.

«Allora, buonanotte», disse.

Nella sua voce si poteva percepire chiaramente il suo sconforto.

Sapevo di poter rimediare, sarebbe bastato un solo gesto da parte mia e la situazione si sarebbe risolta in meglio.

«Buonanotte», ricambiai il saluto con un sussurro, poi scesi dall'auto.

La macchina di Teseo non ripartì finché non mi vide entrare all'interno del bar.

Dentro, poche persone sedevano ancora ai tavoli e coloro che erano rimasti si apprestavano ad andarsene.

Sul palco, i ragazzi della band stavano sistemando gli strumenti nelle loro custodie. A quanto pare, avevano già trovato una nuova batterista: una tipa dai lineamenti asiatici, con la pelle scura tipica delle zone dell'India e i lunghi capelli neri che le arrivavano al seno. Quando si girò di profilo, vidi un anello d'oro luccicare sulla sua narice destra. Era molto carina e sicuramente avrebbe aiutato la band ad emergere anche tra i ragazzi.

«Ehi, Miki», mi salutò mio padre appena mi scorse. «Com'è andata la cena?»

«Ehm, sì, certo. Bene», dissi sovrappensiero.

Certo, la cena era andata a meraviglia. Ero io quella che aveva combinato un casino dopo.

Bear annuì contento, mentre asciugava un calice di vetro.

Stavo per andare dritta in camera mia quando una voce mi fermò: «Miki, aspetta».

Era una voce profonda e molto graffiante, che sicuramente avevo già sentito, ma non ricordavo dove.

Mi girai e lo vidi a qualche passo di distanza da me.

Alzai lo sguardo per guardarlo: era troppo alto perché potessi incrociare i suoi occhi senza farlo.

«Ehi, ehmm», esordì lui. «Come va?»

Lo fissai stranita. Non era mai venuto a parlarmi senza che con lui ci fosse Joel o Rob.

How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]Where stories live. Discover now