27. L'arrivo

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Graham correva veloce come il vento. Mi tenevo aggrappata il più forte possibile alla sua pelliccia nera, cercando di ignorare la sensazione fastidiosa del vento che sferzava contro il mio viso. La paura era diminuita dopo i primi cinque minuti, pian piano mi stavo abituando alla rapidità dei movimenti del lupo e il mio corpo si stava adattando alla velocità. 

In quel momento, la mia prospettiva del mondo era totalmente diversa da quella che vivevo quotidianamente. Mi sentivo un tutt'uno con la natura, la sua bellezza era parte del mio essere, della mia entità. La realtà che stavo vivendo aveva assunto una forma descrivibile solo poeticamente. 

Ogni tanto potevo notare Graham che cercava di alzare lo sguardo, probabilmente per assicurarsi che io fossi calma. Mentre apprezzavo la sua premurosità, allo stesso tempo mi sentivo un po' in colpa per tutte le preoccupazioni che gli avevo causato e che continuavo a causargli.  Promisi fra me e me che un giorno lo avrei ricambiato per tutto quello che aveva fatto per me.

Dopo una buona manciata di minuti arrivammo vicino al palazzo. Era protetto da un grosso cancello di ferro, alto e appuntito.

Graham si fermò a qualche passo da lì, ma comunque eravamo nascosti da numerosi alberi. Capii subito il perché: voleva ritrasformarsi in essere umano e, quando l'avrebbe fatto, avrebbe anche avuto bisogno di cambiarsi. Scesi dal lupo e accarezzai delicatamente il suo pelo prima di lasciargli i vestiti di fianco. Lui mi lanciò un'occhiata di gratitudine e, appena mi voltai, sentii lo stesso scricchiolio di prima. Mi chiesi se anche la trasformazione da lupo ad umano fosse dolorosa. 

Mentre aspettavo che Graham finisse di fare quello che doveva, mi concentrai sull'enorme palazzo davanti a me. Da vicino risultava ancora più colossale, ma nonostante questo non era per nulla sfarzoso, anzi, era di una semplicità disarmante. Come le case, era costruito in legno scuro e, a parte qualche finestra che sbucava qua e là, i dettagli finivano lì. Segnai un appunto mentale di chiedere a Graham il perché di quella scelta stilistica, ma in parte mi ero già data una risposta. Per i Licantropi la semplicità era simbolo del loro legame con la natura, quindi aveva solo senso che un palazzo immerso in un bosco fosse il più umile possibile. 

A distrarmi dai miei pensieri fu una mano che si appoggiò sulla mia spalla. Mi voltai e rivolsi un timido sorriso a Graham.

<<Sei pronta?>> mi chiese con un sorriso rassicurante.

<<Per nulla>> gli risposi scherzosamente, anche se un fondo di verità c'era e lui lo sapeva fin troppo bene.

Gli sfuggì dalla bocca una breve risata, ma la serietà nel suo sguardo mi indicò che era arrivato il momento di farmi forza e, soprattutto, di non mostrarmi spaventata. 

Lui mi afferrò la mano e iniziammo a camminare verso il cancello. Bastò qualche passo e la guardia davanti ci fermò. Mi aspettai che ci chiedesse in qualche modo di identificarci, ma non avvenne nulla di tutto questo.

<<Graham! E' un onore vederti!>> disse la guardia con voce affabile.

Graham in cambio sorrise, ma non era il tipico sorriso dolce che riservava a me. La sua espressione era dipinta di serietà, ma il suo sorriso mostrava benevolenza.

<<Il piacere è tutto mio Felipe>> la guardia, che capii chiamarsi Felipe, fece passare il suo sguardo dal mio compagno a me.

Mi irrigidii immediatamente, ma sentii Graham stringermi lievemente la mano, come per darmi forza.

Felipe mi studiò per qualche secondo, per poi rivolgermi un ampio sorriso. 

<<Vedo che hai portato la tua compagna!>> esclamò.

Allungò la sua mano verso di me e io, senza esitazione, gliela strinsi.

<<Nika, piacere>> tirai la voce fuori dalla mia gola, cercando di non farla traballare.

<<Felipe, finalmente Graham ti ha trovata!>>

Graham si schiarì la gola in  imbarazzo.

<<Ci conviene iniziare ad entrare>> disse soltanto guardandomi.

Capii dal suo sguardo cosa avrebbe voluto davvero dirmi, ma non voleva farlo in pubblico: sì, finalmente ti ho trovata.

Felipe schiacciò un pulsante di fianco alla sua postazione e il cancellò si aprì creando un varco per noi. Senza mollare la mia mano, Graham si diresse verso il portone a passi sicuri e una volta arrivati lo aprì.

L'interno del palazzo era esattamente come l'esterno: tutto di legno. Non c'erano decorazioni, la semplicità regnava sovrana, ma onestamente non mi dispiaceva. C'erano all'incirca una ventina di Licantropi, ma era facile riconoscere quali di loro erano parte del Concilio: erano  vestiti come noi e stavano chiacchierando fra loro. Probabilmente gli altri erano tutte guardie come Felipe, visto che erano vestiti con una divisa color argento come lui e soprattutto, si trovavano ai lati della sala immobili, ma con occhi acuti come quelli delle aquile che osservano il loro territorio.

Un uomo alto e barbuto si voltò verso di noi. 

<<Graham! Mancavi solo tu!>> urlò dal fondo della sala. A quel punto, tutte le persone impegnate a chiacchierare si fermarono, voltandosi anche loro nella nostra direzione.

Il mio compagno si diresse verso il gruppo, e io notai subito come tutti mi guardavano in maniera incuriosita, ma non minacciosa.

Fra tutti riconobbi Nikolai, l'amico di Graham che avevo già incontrato sul treno. A differenza degli altri lui non mi guardava incuriosito, ma mi sorrise.

Mi sentivo sotto pressione in quel momento, ma non lo diedi a vedere. Quei pochi passi che separavano me dai Licantropi sembravano infiniti.

L'uomo barbuto parlò di nuovo una volta che fummo davanti a lui.

<<Vedo che hai trovato la tua compagna>> affermò, ma non seppi riconoscere il tono della sua voce. Mi dava una sensazione strana, difficile da decifrare. 

<<Oberon, è un onore per me presentarti Nika>>

I suoi occhi passarono su tutto il mio corpo e, dal silenzio che era calato nella sala, capii che c'era un doppio significato in quel momento, ma io non ero in grado di coglierlo.

<<Salviamo per dopo i convenevoli>> disse scontroso il Licantropo <<direi che ora è il momento di dare inizio al Concilio>>.

Song of Shadows - SOSPESAWhere stories live. Discover now