17. Tensione

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Mancavano venti minuti alla partenza.
Io ero particolarmente silenziosa e Graham se n'era accorto. Lui cercava di fare conversazione, ma io rimanevo muta, la mia mente fissa su ciò che era accaduto il giorno prima.
Non mi aveva neanche baciata, eppure mi sembrava di essere rimasta completamente nuda sotto il suo sguardo.

<<Hai preso tutto?>> mi chiese per l'ennesima volta, io annuii e basta, il mio sguardo fisso per terra.

<<Nika>> il suo tono si fece grave. Alzai leggermente gli occhi e vidi chiaramente l'espressione preoccupata dipinta sul suo viso.

<<Sì?>>

<<Per favore, parlami, dimmi qualcosa oltre dei monosillabi>> era chiaramente frustrato.

Un po' mi sentii in colpa, la situazione in cui ci trovavamo era già abbastanza grave e comportandomi come una bambina imbarazzata di sicuro non la miglioravo, aumentavo e basta la tensione.

D'altro canto, i ricordi di ciò che era avvenuto ieri sembravano affollarsi nella mia mente e anche solo averlo vicino mi faceva provare emozioni contrastanti.

Chi l'avrebbe mai detto che un licantropo sarebbe stato in grado di ridurmi così.

<<Scusami...>> dissi onestamente <<Sono solo un po' agitata>> gli sorrisi, un po' forzatamente, ma volevo davvero alleggerire tutta quella tensione che si era accumulata tra di noi.

Lui sospirò e fece un piccolo passo per avvicinarsi a me.

Aprì bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse subito. Scossa la testa e sospirò di nuovo.

<<Tranquilla>> disse infine senza aggiungere altro.

Questo suo atteggiamento mi risultava strano. Di solito era sicuro di sé, sapeva benissimo cosa e quando fosse il momento giusto di dire qualcosa, era raro vederlo esitare.

Nella mia mente, diedi la colpa allo stress che lo stava segnando in questi giorni. Raramente aveva tempo per fare altro che lavorare e questo, senza ombra di dubbio, aveva ripercussioni anche sulla sua sfera emotiva.

Calò  di nuovo il silenzio mentre aspettavamo il treno, ma l'atmosfera si era un pochino alleggerita.

Quando arrivò il nostro vagone, rimasi stupita dalla grandezza. Nel Regno dei lupi mannari gli esseri umani raramente potevano permettersi di prendere mezzi costosi come i treni, considerati estremamente lussuosi e chic.

Graham prese dalla tasca una piccola chiave e me la porse, per poi afferrare le valigie. La presi senza fare domande, ma ero alquanto confusa.

Entrando dentro cautamente mi guardai intorno e notai subito una piccola porta di legno con inciso sopra il numero nove, in oro.

<<Quella è la nostra cabina>> Graham indicò la porta in questione, facendo un po' di fatica visto che stava portando entrambe le nostre valigie.

Capii al volo che la chiave che mi aveva dato prima serviva per aprire la porta e, senza indugiare troppo, riuscì ad aprirla, tenendo l'anta spalancata per permettergli di entrare più facilmente.

Dopo che fu dentro entrai anch'io, rimanendo subito a bocca aperta.

Ora capivo perfettamente perché i treni fossero considerati troppo cari per gli umani.
Nonostante la cabina fosse relativamente piccola, era arredata con una eleganza tipica
della Belle Epoque.

La fornitura era di legno pregiato, probabilmente mogano, e le lampade sembravano fatte di oro puro, abbagliando la stanza con una tenue luce arancione.

Vestita con jeans e felpa, mi sentivo quasi a disagio in mezzo a tutto quel lusso.

Graham notò il mio stupore e sorrise mestamente.

<<Non sei mai stata su un treno?>> mi domandò mentre sistemava le nostre valigie in uno scompartimento apposta.

<<No, i treni sono decisamente troppo costosi per una tipica famiglia umana>> mormorai, ancora incantata a guardare i dettagli.

Il suo sguardo si adombrò, ma io feci finta di nulla, non volendo ricreare di nuovo una situazione spiacevole.

Dopo aver finito di sistemare i nostri bagagli, si avvicinò a me.

<<Non pensavo ti sarebbe piaciuto così tanto>>

Io feci spallucce, sentendo le guance diventare rosse. Ero ancora in imbarazzo, ma mi stavo sforzando per non pensarci e comportarmi in maniera normale e matura.

<<Dormiremo qua?>> dissi invece, indicando due divanetti di velluto rosso.

Lui fece cenno di no.

<<Questa parte della cabina è più come una piccola sala privata che possiamo usare a nostro piacimento. Vedi quell'altra porta?>> mi indicò una porta identica alla prima, ma più nascosta, infatti non l'avevo notata <<Lì c'è la nostra camera>> concluse.

Io annuii e mi sedetti su uno dei divanetti.
Era morbidissimo, mi sembrava quasi di poterci sprofondare dentro.

Lui si sedette subito di fianco a me e nel mio cuore pregavo che non rimettesse in atto una scena come quella di ieri, non ero sicura di poter reggere quei sentimenti così forti.

Gli lanciai un'occhiata e lui ricambiò fissandomi dritto negli occhi, con quei suoi due rubini di sangue.

<<Dobbiamo parlare>> affermò e io capii subito qual era il punto in questione.

Era troppo imbarazzante, non volevo parlare di ciò che era accaduto, ma mi rendevo anche conto che prima o poi questo momento sarebbe dovuto arrivare.

Mi voltai completamente verso di lui, pronta ad ascoltarlo.

<<Scusami se ieri ti ho... provocata. Avrei dovuto evitare di metterti in imbarazzo, ora probabilmente mi odi e->>

<<Non ti odio>> dissi di getto.

Lui spalancò gli occhi.

<<Non ti odio... io...>> mormorai. Feci un respiro profondo e mi decisi ad andare avanti.

<<Sono attratta da te, inutile negarlo. Nonostante la mia paura rimanga comunque presente, quando ti ho detto di volerci provare davvero ero seria e completamente onesta. Solo che, in quel momento... la vicinanza mi ha fatto provare cose molto forti, ecco. Talmente forti da mettermi in imbarazzo>> mormorai il mio discorso in maniera discontinua, ma lui capì.

Fece un leggero sorriso e io avvertii immediatamente la tensione abbandonare quasi completamente l'aria.

Ero sicura di essere bordeaux in quel momento, ma poco importava.
La mia attenzione era fissa sui suoi occhi che sembravano splendere dalla felicità.

Non lo conoscevo ancora bene, ma mi faceva battere il cuore a mille e, nonostante fosse una creatura, non era né violento né meschino.

La sua bocca rosa era leggermente spalancata e sembrava morbida, davvero.

Così tanto morbida che decisi di buttare la ragione in un angolo remoto della mia mente e, per la prima volta, appoggiai le mie labbra sulle sue.

Song of Shadows - SOSPESAOn viuen les histories. Descobreix ara